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Oggi alla Dire il progetto della stampa multietnica

Con il summit diaspore e cronisti, confronto su proposta condivisa

Pubblicato:29-10-2019 13:00
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:52

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ROMA – Sviluppare, in modo pragmatico e concreto, un progetto che renda l’informazione in Italia meno chiusa e monoculturale: è l’impegno al centro di un incontro con i giornalisti e la stampa multietnica che si terrà nella redazione romana della Dire oggi, alle 17. “E’ un’occasione da non perdere” sottolinea Cleophas Adrien Dioma, coordinatore del Summit nazionale delle diaspore, promotore dell’appuntamento insieme con l’agenzia. “Non si può far cambiare narrativa se non si fa sentire la propria voce: sarebbe come voler giocare a calcio senza un pallone”.

L’appello alla partecipazione sarà al centro dell’incontro, intitolato ‘L’informazione che cambia. Notizie dell’Italia plurale. Verso un progetto condiviso’. L’impegno è definire un percorso da presentare al Terzo summit nazionale delle diaspore, in programma a Roma il 14 dicembre con la presenza di dirigenti istituzionali e del mondo della cooperazione internazionale. Il progetto nascerà dalle conclusioni di un primo incontro ospitato a luglio sempre dalla Dire. In evidenza allora l’esigenza di una narrativa più rispondente alla realtà globale del fenomeno migratorio, che ne illustri anche la normalità e le positività, non solo l’emergenza. Centrale poi la necessità del contributo nelle redazioni di cronisti di origini diverse nonché di un coinvolgimento attivo delle diaspore nella produzione di contenuti giornalistici. Secondo Dioma, “quello di martedì sarà un confronto su come individuare e sostenere al meglio le professionalità più capaci, a partire da quelle legate alle associazioni e alle comunità, con l’obiettivo di garantire più completezza ed equilibrio nel racconto dell’Italia contemporanea”. La premessa del Summit nazionale delle diaspore, un progetto promosso tra gli altri dall’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics), è che solo facendo rete si moltiplicano le possibilità. Ancora Dioma: “La voce delle diaspore si deve far sentire, attraverso agenzie di stampa come la Dire che sono sensibili a queste tematiche, ma anche sui giornali italiani a maggior diffusione dove di norma non compaiono storie con prospettive differenti”.


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