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Grecia, tutti in piazza per l’Ochi Day, la “festa del no”

Il 28 ottobre si ricorda il rifiuto di Atene alle basi militari di Mussolini

Pubblicato:29-10-2016 14:15
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 09:14

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atene2ATENE – Ieri è stata una giornata di festa per la Grecia: l’Ochi Day, il “Giorno del No”, è la ricorrenza laica più significativa della Nazione, in cui si celebra la ferma opposizione nel 1940 dell’allora Primo ministro Ioannis Metaxas all’ultimatum di Benito Mussolini a consentire alle truppe italiane l’installazione di alcune basi militari sul territorio greco. Accadeva all’inizio della seconda guerra mondiale, e in cambio Roma garantiva la neutralità ellenica nel conflitto. In quel lontano giorno però, intorno alle 3 del mattino, il Generale Metaxas rispose fermamente “Ochi!” (No!) alla richiesta inoltrata dall’ambasciatore italiano ad Atene, Emanuele Grazzi, affermando senza indugi che la Grecia sarebbe rimasta un Paese libero. Si sceglieva così la via della resistenza. La festività è celebrata con solenni parate militari nelle città di Atene e Salonicco e con la sospensione di tutte le attività.

Presente a piazza Syntagma il sindaco di Atene Giorgos Kaminis: “Abbiamo assistito alla parata dei nostri bambini- dichiara- ed è nostro dovere dare speranza a questa generazione. Dobbiamo permettere ai nostri giovani di rimanere in Grecia”. Adonis Giorgiadis, vicepresidente del partito Nea Democratia, ricorda l’importanza per tutta la Grecia del significato di tale celebrazione, che simboleggia i valori dell’unità e dell’eroica resistenza dei giovani greci in difesa della propria libertà. “E la Grecia continuerà cosi fino alla fine” afferma con tono di voce determinato. “Abbiamo imparato molto da quegli anni- spiega un ragazzo, presente nella Piazza sede del Parlamento ellenico- Fu un’epoca in cui i greci si unirono per realizzare grandi cose tutti insieme, ed è questo che noi oggi festeggiamo. Poi sono venuti i sanguinosi anni della guerra civile, che ci hanno diviso. Perciò oggi chi usa discorsi che cercano di separarci di nuovo, rende un pessimo servizio alla nazione”. Un suo coetaneo aggiunge: “La Grecia della democrazia, della pace, dell’uguaglianza e dello Stato di diritto richiede di uscire dall’impasse, e questo è quello che stiamo cercando di fare”, conclude.

di Marina De Stradis


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