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Italicum, ricorsi plurimi per affondarlo entro il voto

Da oggi al 15 novembre verranno presentati ai tribunali delle citta' sedi di distretto di corte d'appello dei "ricorsi plurimi" per arrivare alla Consulta

Pubblicato:29-10-2015 09:28
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 20:41

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ROMA – I ‘killer’ del porcellum puntano il mirino all’italicum. Da oggi al 15 novembre verranno presentati ai tribunali delle citta’ sedi di distretto di corte d’appello dei “ricorsi plurimi” con l’obiettivo di arrivare davanti alla Corte Costituzionale prima dell’agosto 2016, quando entrera’ in vigore l’italicum. “Le norme della legge n.52 del 2015 sono gia’ in vigore. Bisogna agire per impedire quello che e’ successo prima e cioe’ che si voti con quella legge. E’ importante che siano sottopposti alla Corte costituzionale prima dell’agosto del 2016“, dice Felice Besostri, che con Aldo Bozzi e Claudio Tani ha promosso il ricorso che ha affondato il porcellum. Besostri, insieme ai rappresentanti del comitato per la democrazia, ha tenuto una conferenza stampa alla Camera alla quale erano presenti anche i deputati Fassina (ex Pd), D’Attorre (Pd), Fratoianni (Sel), Toninelli (M5s), Campanella e Bocchino (ex M5s).

Elezioni

Il costituzionalista Massimo Villone spiega che sono due i quesiti abrogativi. Il primo riguarda il l’espunzione del capolista, del voto bloccato e delle candidature plurime. Il secondo attiene al premio di maggioranza e al ballottaggio. “Il ballottaggio- dice Villone- non ha nessuna soglia. Sostanzialmente si va al confronto elettorale senza alcuna soglia, perche’ quella del 40 per cento al primo turno non sara’ raggiunta”. I quesiti non prevedono il ripristino del voto alla coalizione e non alla singola lista. “Perche’ essendo scomparsa la parola ‘coalizione’- aggiunge il costituzionalista- non e’ stato possibile intervenire con la tecnica referendaria”. A detta di Villone “la normativa di risulta e’ funzionante ed ha lo scopo di ridare vitalita’ al sistema politico. Si esce dalla forzatura dell’uomo solo al comando, in base al principio per cui chi ha i consensi reali avra’ i seggi corrispondenti. L’esito e’ un’assemblea pienamente rappresentativa”.


Alfiero Grandi chiarisce la tempistica: “Noi avremmo voluto bloccare l’italicum entro l’entrata in vigore, e cioe’ il luglio del 2016. Ma non ce la facciamo”, spiega l’ex deputato di Sinistra democratica. “Per cui- aggiunge- puntiamo entro quella data ad andare davanti alla Corte Costituzionale. Se poi il voto politico fosse nel 2018, un referendum nel 2017 sarebbe in grado di anticiparlo”.

Nonostante l’accelerazione dei ricorsi anti-italicum, e’ sempre possibile che Matteo Renzi decida di andare al voto nel 2017, anziche’ nel 2018. “a quel punto non gabberebbe noi, ma i cittadini italiani”, risponde l’avvocato Anna Falcone. Besostri si appella al senso di responsabilita’ del premier: “La prima udienza in tribunale sarebbe tra gennaio e febbraio del 2016. A quel punto- osserva- se il giudice ravvisa una questione di costituzionalita’, potrebbe mandarla in Corte costituzionale prima del primo agosto e prima di qualunque tipo di elezione. Un governo che pensasse di anticipare le elezioni con una legge davanti alla Corte Costituzionale ci dovrebbe pensare bene”.

di Alfonso Raimo – Giornalista professionista

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