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A Reggio Emilia test anti anoressia e bulimia

L'obiettivo è offrire strumenti di valutazione e sviluppo dell'autostima nei ragazzi. È dimostrato, infatti, che la scarsa considerazione di sé rappresenta un fattore di rischio per lo sviluppo di disturbi del comportamento alimentare

Pubblicato:29-10-2015 13:07
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 20:41

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REGGIO EMILIA – Anoressia, bulimia e autostima individuale. Sono le principali patologie femminili collegate alla sfera alimentare su cui l’Azienda ospedaliera Irccs Santa Maria Nuova di Reggio Emilia scende in prima linea per la prevenzione. Lo fa con un progetto proposto alle giovanissime generazioni attraverso gli istituti di istruzione superiore e mediante una serie di appuntamenti con esperti dei disturbi dell’alimentazione. Il secondo degli incontri, organizzati dall’Arcispedale e intitolato “La prevenzione dei disturbi del comportamento alimentare”, si svolgerà sabato 31 ottobre a Palazzo Rocca Saporiti. Tra i numerosi partecipanti, anche Enrica Manicardi, responsabile della struttura semplice di Diabetologia e Disturbi del comportamento alimentare, Anna Maria Gibin, psicologa del programma disturbi del comportamento alimentare dell’Ausl e Manuela Bianchini, presidente dell’associazione “Briciole“. Nell’occasione il team di esperti dell’Arcispedale e dell’Ausl, in collaborazione con Luoghi di prevenzione, presenterà ai docenti della scuola media superiore una proposta di progetto da realizzarsi negli istituti scolastici. L’obiettivo è offrire strumenti di valutazione e sviluppo dell’autostima nei ragazzi. È dimostrato, infatti, che la scarsa considerazione di sé rappresenta un fattore di rischio per lo sviluppo di disturbi del comportamento alimentare (Dca). “L’idea di effettuare un’indagine che rilevi il livello di autostima dei giovani- spiega Enrica Manicardi- prende le mosse da studi citati dal ministero della Salute come elementi di dimostrata utilità nella prevenzione dell’anoressia nervosa. Fare crescere l’autostima nell’adolescente significa contrastare il rischio di anoressia”.

adolescenti

La famiglia, la scuola, la società, le istituzioni in genere, “dovrebbero coralmente offrire ai giovani gli strumenti necessari per acquisire una coscienza chiara e consapevole che serva da orientamento per intraprendere l’arduo cammino della vita in modo maturo e responsabile”, aggiunge Manicardi. Uno sguardo alla situazione del territorio provinciale rivela infine che in un anno i ricoveri ospedalieri per disturbi del comportamento alimentare rappresentano il 5% dei casi di anoressia seguiti dall’Ausl di Reggio, pari complessivamente dai 200 ai 300 in ragione annua, e sono quindi circa 10. Ma il vero problema per gli adolescenti è la durata del ricovero ospedaliero, che può durare molti mesi, e significa perdere le lezioni scolastiche e i contatti con gli amici. Per questo dal 2014 viene data la possibilità di fare pasti assistiti in compagnia del personale sanitario in regime di day service, in modo da evitare il ricovero. La squadra di professionisti che gestisce ogni singolo caso è composta da un nutrizionista, un dietista e una psicologa (ma nel caso possono essere coinvolti anche lo psichiatra o il neuropsichiatra per i più piccoli).


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