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ROMA – La morte di Nasrallah non ha generato solo le reazioni dei leader di Libano e Iran, ma anche la naturale questione della sua successione a capo di Hezbollah. Nelle ultime ore, notizia ancora senza conferme ufficiali, il nome più accreditato è quello di Hashem Safi al Din, attualmente al vertice del consiglio esecutivo dell’organizzazione sciita. Detiene questo ruolo dal 2001.
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Classe 1964, al Din è cugino da parte di madre di Nasrallah e in Hezbollah ha mosso i suoi passi sin dai primi Anni 90. Nato a sud del Libano, ha frequentato insieme al leader scomparso ieri a Beirut le scuole teologiche di Najaf e Qom, ispirate da Khomeini.
Nel 1994, il cugino lo nomina responsabile di Hezbollah per l’aerea di Beirut. Più tardi entra nel Consiglio della Shura, l’organo consultivo del movimento. Ci rimane fino alla nomina nel Consiglio esecutivo. In questo ruolo, Safi al Din gestisce le operazioni quotidiane e finanziarie di Hezbollah. Nel 2010, inoltre, è stato anche nominato comandante militare nel Libano meridionale, proprio per guidare le operazioni contro Israele.
La politica che lo guida è quella del “Wilayat al-Faqih” (il governo del giurista), dottrina teocratica che guida il sistema politico iraniano e che è stata promossa dall’ayatollah Khomeini. Il suo legame con l’Iran si è rafforzato ancor di più dopo il matrimonio di suo figlio Reza, nel 2020, con Zeinab Soleimani, figlia della Guardia Rivoluzionaria assassinata nello stesso anno durante un bombardamento degli Stati Uniti a Baghdad. Suo fratello Abdullah è, inoltre, rappresentante e portavoce di Hezbollah in Iran. Dal 2017, è tra i ‘terroristi’ e ‘membri chiave di Hezbollah’ per Washinghton.
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