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Meloni fa il pieno a Torino nord, periferia ‘contro’ dal 2016

Fdi vince tra l'elettorato “sistematicamente scontento” di Barriera. Tengono Pd (primo partito) e 5 Stelle. Sorpresa Azione in Ztl.

Pubblicato:29-09-2022 16:48
Ultimo aggiornamento:29-09-2022 16:48

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La periferia nord di Torino cambia sempre cavallo dal 2016 e il voto di domenica, con la vittoria di Meloni nelle Circoscrizioni cinque e sei, conferma la tendenza. Quello di Barriera di Milano e Borgo Vittoria è un elettorato “sistematicamente scontento, che cerca sempre una soluzione nuova”, mentre nella periferia sud e in centro il centrosinistra tiene. E’ il dato più interessante sulle elezioni di domenica nel capoluogo fornito alla ‘Dire’ da Cristopher Cepernich, professore associato di Scienze politiche dell’Università di Torino. In Città il Pd ha preso 96.749 voti alla Camera contro i 79.164 per Fratelli d’Italia: è il primo partito ovunque tranne nella Circoscrizione cinque e sei dove arriva secondo dietro Fratelli d’Italia, il cui ottimo risultato però “non è il successo di un partito: Fratelli d’Italia a Torino è sempre andato molto male, è sempre stato un partito piccolo. Il fatto che si ritrovi con questi numeri è frutto dello spostamento di un elettorato sistematicamente scontento che cerca una soluzione nuova”, spiega il politologo Unito.

La periferia nord è rimasta l’unica a votare ogni volta l’ultima novità

A Torino il voto antisistema è cambiato dai tempi della sconfitta di Piero Fassino alla amministrative del 2016, quando “questo comportamento di voto contro il sistema l’abbiamo ritrovato nei quartieri nord della Città esattamente come nei quartieri sud”, mentre nel centro Città prevalevano gli elettori Pd. Ma “progressivamente la periferia sud della Città si è in qualche modo omologata alle tendenze della semiperiferia in cui il centrosinistra ha recuperato, ed è rimasta solo la parte nord a votare come nel 2016”, ovvero scegliendo sempre l’ultima novità antisistema. “L’elettorato che fa questo tipo di scelta non lo fa necessariamente solo focalizzando l’offerta politica. In questo caso Fratelli d’Italia ha rappresentato, come in altri casi nella periferia di Torino, la scelta nuova, ciò che non avevamo ancora fatto”, spiega ancora Cepernich. “Nelle aree in cui le aspettative sono state a lungo frustrate dallo sviluppo della Città si è sempre cercato di votare la novità pensando che quella, in qualche modo, avrebbe risolto i problemi del territorio. Quindi dal Movimento 5 Stelle alla Lega e dalla Lega a Fratelli d’Italia”. Questo travaso continuo “mostra che c’è un elettorato che sta cercando soluzioni. E tutte le volte le trova, per poi giocarsi rapidamente la leadership successiva se le aspettative vengono frustrate di nuovo”.

I 5 Stelle tengono soprattutto dove il Pd e Azione soffrono

I 5 Stelle sotto la Mole toccano i 45.723 voti complessivi e sono terzi ovunque tranne che in Circoscrizione 1, (Centro-Crocetta), dove Azione è il secondo partito- sopravanzando anche Fdi- e i 5 Stelle sono quarti. Secondo Cepernich la tenuta dei 5 Stelle è la sorpresa di questa tornata, dovuta al buon appeal di Chiara Appendino e alla tenuta nella periferia e nella semiperiferia. Una tenuta che manca nel centro Città, dato che testimonia la presenza di “un effetto sostituzione col Pd: dove il Pd è forte loro non lo sono. Dove Calenda e Renzi sono forti loro vanno male”. Infatti l’altra sorpresa uscita dalle urne è il discreto successo di Azione-Iv nel capoluogo, dove sfiora i 40.000 consensi (10,5%) e distanzia la Lega, che con 25.000 voti (6,7%) si attesta quinto partito poco sopra Forza Italia, ferma al 5,6%.


Il successo di Azione in Ztl: rappresentanza alle piccole-medie imprese

“C’è una sorta di binario parallelo tra il Pd e il Terzo polo, che dimostrano di avere lo stesso tipo di elettorato. Cioè quello benestante, che occupa i migliori quartieri della città, la famosa Ztl”. Secondo il docente di UniTo questa omogeneità deriva dal fatto che “a Torino gli elettori di centrosinistra sono di quel tipo, benestanti”. Ma dietro il risultato di Calenda e Renzi c’è anche l’aver saputo dare rappresentanza alle piccole-medie imprese: “Il successo di Azione-Iv deriva dal fatto che c’è stata una mobilitazione di segmenti specifici della società, tendenzialmente i settori produttivi, organizzata intorno ai tipi di candidatura proposti. Che in massima parte, tra l’altro, venivano da quel mondo”.

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