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Nella Lega si ragiona sul dopo Salvini, e da martedì si cambia linea politica

L'editoriale di Nico Perrone per Dire Oggi

Pubblicato:29-09-2021 17:20
Ultimo aggiornamento:29-09-2021 17:20

matteo salvini
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ROMA – “Dagli amici mi guardi Iddio, che dai nemici mi guardo io” ripetono i saggi. Il problema oggi, per il leader della Lega Matteo Salvini, è che mentre il gruppo degli amici diminuisce quello dei nemici è sempre più folto e gli sta già preparando il benservito. E non sarà facile per il Capitano neutralizzarli, anzi, sono sempre di più quelli che già si preparano a salutare il nuovo leader Giancarlo Giorgetti. Martedì prossimo ci saranno i risultati definitivi delle elezioni amministrative e lì si capiranno i tempi per arrivare al cambio. Oggi Salvini ha cercato di mettere le mani avanti, e di fronte all’ipotesi concreta di una sonora batosta per il Centrodestra a guida Lega nelle grandi città ha detto che “nelle elezioni amministrative chi vince e chi perde lo si giudica contando i sindaci che uno aveva prima e quanti ne ha dopo, è matematico… il successo del centrodestra si calcolerà in base ai risultati ottenuti nei 1.154 comuni che il 3 e 4 ottobre andranno al voto” ha sottolineato Salvini. Insomma, chissenefrega se si perde nelle grandi metropoli, basta vincere a Casuccia d’Adda e Villanziani del Senio per non parlare di Gradasso adigiano. Tornando a quello che si raccoglie tra i leghisti del Nord, la partita è assai chiara: “Da martedì comincia il nuovo corso. Giorgetti – spiega una fonte qualificata del Carroccio- costruirà la nuova Lega sul modello della Csu in Germania. Sapendo bene che in Italia il partito del Nord di fatto governa il paese. Subito chiederà l’adesione al Ppe per mettere in chiaro che il nuovo corso politico è e sarà europeista, improntato alla responsabilità di Governo. Non ci dimentichiamo – sottolinea la fonte leghista- che bisogna correre per essere pronti a diventar punto di riferimento politico ed elettorale per il dopo Berlusconi”. E qui comunque bisogna toccar il corno.

Per quanto riguarda invece i movimenti dentro il partito della Lega,  il tam tam segnala grandi spostamenti: “Il Piemonte sta con Giorgetti, così il Veneto di Zaia ed anche il Friuli di Fedriga. Anche Toti in Liguria è in linea”. E La Lombardia di Fontana? “beh qui la situazione è in movimento: una parte della Lega dice che Fontana è sdraiato su Salvini… L’altra metà dice no, che lui al momento è controllato a vista dalla capa della segreteria messa da Salvini ma che alla fine anche lui si sgancerà”. Ma davvero Giorgetti è così forte nel partito? “Tutti fanno finta o non ricordano una cosa molto importante – spiega la fonte del Carroccio- Giorgetti è stato per 10 anni, ripeto 10 anni, il segretario della Lega lombarda, i leghisti li conosce uno per uno… ultimamente ha pure ricucito con Maroni e per una fetta del partito è un segnale importante”. Lo schema è chiaro: si riparte dall’identità del Nord, che produce e che governa, e quando si arriverà alle elezioni politiche magari, chiude la fonte leghista, “si stringerà un accordo di Governo con quello che sarà diventato a quel punto il M5S, un partito forte nel Meridione guidato da Luigi Di Maio. E tra Giorgetti e Di Maio i rapporti sono ottimi, i due si sentono spesso”, chiude la fonte lumbard.
   

Sul versante del M5S si addensano nubi nere su Giuseppe Conte, che non promettono nulla di buono. Il presidente è nel pieno della campagna elettorale ma sui media continuano ad uscire inchieste e articoli che mettono in discussione persone a lui vicine e tra i ‘grillini’ cresce la preoccupazione di vedersi tirati in ballo in questi affari non chiari. Anche per Conte la situazione è complicata, perché tutti si aspettano una batosta elettorale e toccherà al Capo spiegare e rintuzzare quanti cercheranno di addossargli la colpa. Anche nel Pd sta crescendo l’insofferenza nei suoi confronti, perché da Conte non arrivano mai parole chiare sul valore dell’alleanza con i Dem, anzi, ci sono sempre distinguo e prese di distanza.


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