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Cresce ancora il cemento in Emilia-Romagna, Legambiente: stop al consumo di suolo non funziona

Legambiente lancia l'allarme, Emilia-Romagna terza in Italia per consumo di suolo nel 2021. "Rigenerazione urbana è la priorità"

Pubblicato:29-08-2022 15:58
Ultimo aggiornamento:29-08-2022 15:58

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Il 2021 è stato un ‘annus horribilis’ per il consumo di suolo in Italia, stando all’ultimo rapporto Ispra. E l’Emilia-Romagna è “capofila con le regioni del nord” in questa “inarrestabile avanzata del cemento“. A lanciare l’allarme è Legambiente, che bolla di fatto come un fallimento la legge regionale urbanistica del 2017. “Non ha funzionato– affermano gli ambientalisti- serve una nuova legge realmente efficace”.

PARLANO I NUMERI

Guardando ai numeri, spiega l’associazione, l’Emilia-Romagna è terza a livello nazionale sia per incremento di suolo consumato tra il 2020 e il 2021 (658 ettari) sia per il totale di suolo consumato l’anno scorso (oltre 200.000 ettari), dopo Lombardia e Veneto. Nella classifica nazionale dei Comuni peggiori c’è Ravenna al secondo posto dietro a Roma con 68,66 ettari di incremento di suolo consumato nell’ultimo anno. Nella classifica regionale, invece, dopo Ravenna ci sono Reggio Emilia (35,44 ettari) e Ostellato (30,26 ettari). Guardando invece al consumo di suolo pro capite, continua Legambiente, cioè l’indice in rapporto alla densità abitativa, Ostellato è in cima alla lista con un consumo di suolo annuo di 52,5 metri quadrati per ciascun abitante. Seguono Polesine Zibello (25,5 m2) e Besenzone (16,4 m2).

“DATI ALLARMANTI”

Sono in tutto 13 i Comuni emiliano-romagnoli che hanno superato i 10 metri quadrati per abitante di consumo pro capite nel 2021: erano otto nel 2020 e 10 nel 2019. Per gli ambientalisti si tratta dunque di “dati allarmanti e senza precedenti, risultato di un ritmo insostenibile di nuove costruzioni dovuto in parte alle forti pressioni del settore della logistica e dall’altra all’assenza di interventi normativi efficaci per ridurre il consumo di nuovo suolo”.


CRITICHE ALLA LEGGE REGIONALE

Secondo Legambiente Emilia-Romagna, i dati di Ispra “confermano anche l’inadeguatezza della legge urbanistica regionale“, che imporrebbe un tetto di consumo di suolo pari al 3% della superficie consumata al 2017. Ma questa soglia, rielaborando i numeri del rapporto, “è già stata ampiamente superata da 21 Comuni che hanno prorogato più volte l’approvazione del Pug- segnala l’associazione- con questo trend allo scattare del limite del 3% rischieremo paradossalmente di non avere più suolo consumabile. Questa è la prova ulteriore di come la legge 24 del 2017, così come è stata progettata, non ha posto un freno al consumo di suolo“.

PREOCCUPA LA LOGISTICA

A preoccupare gli ambientalisti non sono solo le nuove case, ma anche “l’avanzata del settore commerciale, in particolare della logistica, che in assenza di un quadro normativo più stringente e vincolante rischia di esaurire le scorte di suolo consumabile”. In questo senso, l’accordo metropolitano siglato a Bologna il mese scorso, nonostante la chiusura sul polo di Altedo, “non pone uno stop a nuovi insediamenti logistici e al consumo di suolo- avverte Legambiente- perché si continuano a destinare alla logistica circa 392,5 ettari. In pratica tutto quanto previsto in precedenza tranne il polo di Altedo”. Inoltre, contesta l’associazione, non si “tiene conto della presenza di nodi ferroviari”. Per questo gli ambientalisti chiedono di reintrodurre la norma che limita insediamenti logistici sprovvisti di trasporto merci su ferro.

RIUSO E RIGENERAZIONE

“La priorità immediata dev’essere il riuso e la rigenerazione urbana– insiste Legambiente- azioni che sono al centro della legge d’iniziativa popolare in materia di suolo, parte delle quattro leggi che verranno presentate a breve in Regione. Servono azioni concrete di censimento del patrimonio edilizio non utilizzato o abbandonato e un sistema di incentivi per il suo recupero“.

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