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In Sudan, dopo 30 anni, i giornalisti indipendenti hanno un loro sindacato

Nell'era del presidente Al-Bashir, al potere fino ale 2019, le sigle ufficiali venivano boicottate perché ritenute vicine al governo

Pubblicato:29-08-2022 15:36
Ultimo aggiornamento:29-08-2022 15:36
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(ROMA) – I giornalisti del Sudan hanno formato un loro sindacato indipendente dopo oltre 30 anni di boicottaggio dei sindacati ufficiali, ritenuti vicini al governo autoritario dell’ex presidente Omar Al-Bashir, al potere fino al 2019.

L’organismo, stando a quanto riferito dai media locali, è costituito da poco più di 1.160 esponenti, di cui circa 150 di base all’estero. Nel fine settimana circa 650 di questi cronisti hanno preso parte alle elezioni dei dirigenti dell’organizzazione. Anche diversi professionisti non residenti in Sudan hanno votato telematicamente.

Con 205 voti a suo favore il giornalista dell’Agence France Presse (Afp), Abdel Moneim Abu Idris, è stato eletto capo del nuovo sindacato, indicato dai media di Khartoum come Sudan Journalists Syndicate (Sjs). Abu Idris, 55 anni, ha lavorato per l’agenzia francese in Sudan per oltre dieci anni. Nel 2018 è stato anche arrestato dal governo di Al-Bashir dopo aver documentato alcune proteste.


Il sindacato dei giornalisti autorizzato durante l’era dell’ex capo di Stato, al potere per oltre 30 anni, ha presentato una denuncia contro il voto che si è tenuto nel fine settimana contestandone l’illeggitimità. Il presidente della commissione elettorale però, l’ex ministro dell’Informazione Faisal Mohamed Salih, ha rimandato al mittente qualsiasi lamentela, affermando che il voto “si è tenuto in modo perfettamente democratico”.

La nascita del sindacato è stata accolta con soddisfazione da gruppi della società civile, anche perché giunge nel pieno di una fase politica convulsa. Il processo di transizione cominciato nel 2019, dopo che una rivolta popolare e un intervento dell’esercito avevano messo fine al trentennale governo di al-Bashir, è stato infatti interrotto da un golpe militare lo scorso ottobre.

Nelle ultime settimane sono stati organizzati dei negoziati fra opposizioni e militari, boicottate da parte della società civile, mentre i vertici golpisti hanno annunciato di essere pronti a cedere nuovamente la guida del Paese a un governo civile.

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