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Alta tensione in Libia: oltre 30 morti a Tripoli e mandato d’arresto per il premier di Tobruk

L'Onu chiede l'immediata cessazione delle ostilità dopo gli scontri tra milizie che hanno causato numerose vittime e feriti

Pubblicato:29-08-2022 13:36
Ultimo aggiornamento:29-08-2022 13:36
Autore:

fathi_bashaga
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(Foto dal profilo Facebook di Fathi Bashaga)

ROMA – In Libia il ministero della Difesa ha spiccato un mandato di arresto all’indirizzo di Fathi Bashaga, primo ministro non riconosciuto nominato dal Parlamento di base nella città orientale di Tobruk, contro il capo del governo Abdul Hamid Dbeibah. Il provvedimento è stato emesso dopo che scontri fra milizie legate ai due leader hanno provocato oltre trenta morti nella capitale Tripoli. Il mandato di cattura include anche un divieto di lasciare il Paese e riguarda anche alcuni esponenti dell’esecutivo parallelo nominato dal parlamento e stretti alleati di Bashaga, fra i quali l’ex capo dei servizi militari di Tripoli, il generale Osama al-Juwaili.

I combattimenti fra milizie legate a Bashaga e gruppi armati affiliati al governo hanno provocato la morte di 32 persone e il ferimento di altre 159, stando a quanto comunicato dal ministero della Sanità locale. Fra le vittime delle violenze anche l’attore comico Mustafa Baraka, famoso per i suoi video satirici sulle milizie e la corruzione. È la seconda volta da marzo che gruppi armati legati al premier non riconosciuto di Tobruk tentano di entrare in città.


ONU: “STOP IMMEDIATO ALLE VIOLENZE”

Le Nazioni Unite, per bocca del portavoce del segretario generale Stéphane Dujarric, hanno chiesto alle due fazioni “l’immediata cessazione” delle ostilità. Gli scontri del fine settimana seguono di circa un mese altre violenze fra milizie rivali e sono l’ultimo passaggio di settimane di tensioni fra le fazioni di Tripoli e Tobruk. Il Parlamento ha nominato un suo premier lo scorso marzo a fronte della mancata organizzazione di nuove elezioni da parte del governo della capitale. L’esecutivo tripolino, nato come governo unificato nel febbraio 2021 nell’ambito di un processo negoziale sotto l’egida delle Nazioni Unite che aveva messo fine a sette anni di guerra civile, non è riuscito a organizzare il voto lo scorso dicembre, come inizialmente previsto, a causa di difficoltà logistiche e di sicurezza.

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