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Afghanistan, il cronista di Radio Pansjhir: “Pronti all’arrivo dei talebani”

Gli uomini di Massoud trattano con i miliziani, che ieri hanno bloccato strade

Pubblicato:29-08-2021 19:02
Ultimo aggiornamento:29-08-2021 19:16
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ROMA – “Ieri i talebani hanno bloccato le strade di accesso e hanno isolato le linee telefoniche del Pansjhir. In questo momento le vie di ingresso alla provincia sono libere, ma noi ci stiamo preparando a qualsiasi evenienza”. Lo riferisce all’agenzia Dire il cronista locale Haroon Anabi, direttore generale di Kechken Radio Network, una delle poche emittenti indipendenti della provincia. Il giornalista si trova a Bazarak, il capoluogo del Pansjhir, l’unica delle 34 provincie afghane a non essere ancora caduta nelle mani dei talebani da quando questi hanno ripreso il potere nel Paese, il 15 agosto. La parole del giornalista fanno eco alle dichiarazioni degli uomini del leader locale Ahmad Massoud, che hanno smentito le notizie circolate nelle scorse ore di un ingresso dei talebani nella zona “senza sparare un colpo”, come affermato da Anaamullah Samangani, esponenti del comitato culturale dei miliziani.

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Nonostante questo, Anabi, esponente del Sindacato nazionale dei cronisti afghani (Anju), riconosce che i talebani sono vicini. “Ieri hanno chiuso le vie di accesso alla provincia e anche bloccato le linee telefoniche”, dice anche se, aggiunge, “la nostra radio continua a trasmettere”. Stando a quanto riferisce il portale di notizie Tolonews la settimana scorsa Massoud, figlio di Ahmad Shah Massoud, protagonista della resistenza anti-talebana durante la guerra civile che colpì il Paese tra il 1992 e il 1996 e da questi ucciso nel 2001, ha iniziato delle trattative con i miliziani nella capitale Kabul. Le due parti avrebbero raggiunto un accordo per posticipare qualsiasi forma di combattimento fino a una seconda sessione, per la quale manca ancora una data, sempre secondo quanto riporta Tolo. La diplomazia non sembra convincere del tutto gli abitanti del Pansjhir, noti nel mondo per la loro storia di resistenza fina dall’invasione dei sovietici nel 1979. “Ormai abbiamo deciso di prepararci a qualsiasi evenienza”, conferma Anabi. 


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