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Selvaggia Lucarelli nel cimitero di Palermo: “Mille bare abbandonate da oltre un anno, orrore”

"Dopo alcuni video e articoli di denuncia credevo che qualcosa si fosse mosso. E invece non solo non si è mosso nulla, ma la situazione è peggiorata"

Pubblicato:29-08-2021 14:21
Ultimo aggiornamento:29-08-2021 14:31
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ROMA – “Quasi mille bare giacciono nel cimitero di Santa Maria dei Rotoli parcheggiate sotto un tendone da festival della birra da più di un anno. Ci sono bare, anche di bambini, che aspettano la sepoltura dagli inizi del 2020. Ne avevo letto, sono andata a vedere. Dopo alcuni video e articoli di denuncia credevo che qualcosa si fosse mosso. E invece non solo non si è mosso nulla, ma la situazione è peggiorata”. Questo il contenuto di un post Instagram della giornalista Selvaggia Lucarelli, che ha postato le immagini delle bare accatastate al cimitero di Palermo.

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“La distesa di bare, sotto il sole cocente di fine agosto, nel viale centrale del cimitero è un’immagine che sa di orrore e sconfitta- aggiunge- Entrare lì dentro mi ha lasciata incredula. C’è un odore indefinibile, un odore che devo contenere con una doppia mascherina e un lembo del vestito sul naso. Le bare sono sporche, circondate da fiori volati via, perdono liquidi che fuoriescono e macchiano l’asfalto, scivolano sotto le altre bare. Qualcuna è avvolta dalla plastica per trattenere lo scempio”.


Lucarelli poi aggiunge: “Non posso credere a quello che vedo. E non esiste giustificazione. La burocrazia, la mancanza di spazio, le lungaggini. Il direttore del cimitero che a maggio è cambiato (ma almeno pulire lì dentro? Disinfettare?), l’impianto di areazione che doveva arrivare (che fine ha fatto?), i cassoni di zinco che secondo il sindaco Orlando dovevano arrivare pure loro e così via. Cosa deve succedere perché si metta fine a questo scempio? Serve la regione? Serve lo stato? L’ESERCITO? Orlando, Musumeci, Draghi. Qualcuno si muova, perché questa volta non saranno le ossa di Santa Rosalia a fermare lo scempio- conclude- I cimiteri dovrebbero custodire la morte, non averne l’odore”. 

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