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Rapimento Dall’Oglio, i fratelli: “Dopo nove anni è ora di sapere la verità”

"È arrivato il momento di sapere cosa è stato fatto e cosa no, cosa si poteva fare meglio, e cosa si potrebbe ancora fare", dicono i fratelli di Paolo Dall'Oglio

Pubblicato:29-07-2022 17:35
Ultimo aggiornamento:30-07-2022 12:30

fratelli paolo dall'oglio
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ROMA – “Quello che sappiamo a nove anni dal rapimento di nostro fratello Paolo è ciò che sa anche l’opinione pubblica. Si sono susseguite tante notizie. Certamente, sappiamo che si sarebbe potuto fare qualcosa in più per trovarlo. Per noi la speranza c’è sempre perché le prove di morte non le abbiamo per cui siamo ancora in attesa“. Con l’agenzia Dire parla Giovanni Dall’Oglio, il fratello di padre Paolo Dall’Oglio, il missionario gesuita scomparso a Raqqa, in Siria, il 29 luglio del 2013, e di cui da allora si sono perse le tracce.

Ricostruzioni di stampa sostengono che sia stato rapito da miliziani che dopo meno di un anno sarebbero confluiti nello Stato islamico (Isis), ma gli inquirenti italiani non hanno ancora fornito conferme o riscontri su quanto accaduto al sacerdote romano.

“TANTE IPOTESI, NESSUNA CERTEZZA”

La sorella Francesca Dall’Oglio ricorda che da allora “si sono susseguite tante notizie diverse: prima che era stato ucciso, poi trovato vivo a Baghouz… nella sostanza però c’è un vuoto di certezze che fa venire in mente tante ipotesi. C’è bisogno di verità, dobbiamo capire se è prigioniero del regime siriano, se è morto a Raqqa o gli sia accaduto altro“.



In vista del nono anniversario Francesca Peliti ha pubblicato con Effatà edizioni ‘Paolo Dall’Oglio e la Comunità di Deir Mar Musa. Un deserto, una storia’, un libro che ricostruisce la storia della comunità. Antico monastero tra le montagne nel Qalamoun, Abuna Paolo, come era conosciuto fra la popolazione siriana, lo ristabilisce e lo trasforma in punto di incontro tra cristiani e musulmani, per promuovere quel dialogo interreligioso e intercomunitario e per spegnere quelle tensioni che poi, a partire dal 2011, sarebbero stati tra i fattori della guerra in Siria che tutt’oggi non si è conclusa.

Il libro contiene le testimonianze di tante persone e secondo Giovanni Dall’Oglio questo “conferma la visione profetica di nostro fratello. Amava l’islam, Mar Mousa e la sua comunità, con cui è rimasto fino alla fine”. In questi giorni, dai due fratelli di Padre Paolo è giunto anche l’appello al presidente Sergio Mattarella e alle altre principali cariche dello Stato affinché sia creata una Commissione parlamentare d’inchiesta per far luce sulla scomparsa in Siria de religioso. Un segno che, nonostante una certa inerzia delle indagini, “abbiamo fiducia nelle istituzioni” assicurano i due fratelli, ma come chiarisce Francesca Dall’Oglio “dovremo aspettare l’inizio della nuova legislatura. Speriamo che le nostre istituzioni si faranno carico di questo cittadino italiano. Un uomo buono, che merita sia fatta verità e giustizia“.

Il fratello aggiunge: “È arrivato il momento di avere risposte chiare, di sapere cosa è stato fatto e cosa no, cosa si poteva fare meglio, e cosa si potrebbe ancora fare, per esempio ricercare riscontri nelle fosse comuni, ci sono organizzazioni che si occupano di questo. Paolo è italiano, ha il diritto che si vada fino in fondo”.

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