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Disastro in Appennino, i pesci annegano nel fango

Pesci che si sono trovati senz'acqua, nel fango, e sono morti. È successo a causa di operazioni sulla diga di Pavana. E ora alcuni sindaci dell'Appennino vogliono sapere di chi è la colpa

Pubblicato:29-07-2020 14:54
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 19:42

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BOLOGNA – Alcune operazioni sulla diga di Pavana hanno comportato seri problemi al fiume Reno e sul torrente Limentra e ha farne le spese sono stati i pesci: è morta infatti “un’enorme parte della fauna ittica presente“. Gli ‘abitanti’ dei corsi d’acqua si sono ritrovati ‘travolti’ dal fango e senza acqua in cui nuotare. E quanto successo allarma parecchio i sindaci dell’Unione dei comuni dell’Appennino bolognese che chiedono ora alla Regione Emilia-Romagna di indagare.

L’Appennino è una riserva naturale unica e ciò che è avvenuto ci preoccupa non poco”, dice il presidente dell’Unione dell’Appennino bolognese Maurizio Fabbri.


pesci morti fiume reno


Nel territorio ci sono altre dighe e certe operazioni hanno creato problemi anche in passato, ma di recente si è riusciti, “grazie anche alle associazioni di pescatori, a gestire meglio le operazioni sulle dighe, salvaguardando la fauna. Ci chiediamo perché non sia avvenuto lo stesso in questo caso. La Regione di competenza della diga di Pavana è la Toscana, ma i danni principali di questa operazione ricadono sul versante emiliano”.

FABBRI: “CAPIRE DI CHI SONO LE RESPONSABILITÀ”

Per cui Fabbri chiede alla “nostra Regione” di “rilevare eventuali precise responsabilità di quello che pare un danno ambientale importante”. Secondo le prime informazioni, l’ufficio tecnico per le dighe del ministero delle infrastrutture dalla sede di Firenze ha ordinato l’adeguamento sismico al gestore della diga di Pavana, Enel Green Power. Per farlo, è stato necessario svuotare del tutto l’invaso, quindi anche dei fanghi che negli anni si accumulano sul fondo del lago.

“Questa decisione, combinata con il basso livello dell’acqua dei fiumi a valle, per via della stagione estiva, ha portato alla moria della fauna ittica e ad un vero disastro ambientale che tutti abbiamo potuto vedere”, dice il consigliere regionale di Coraggiosa, Igor Taruffi. 

Il “fatto grave” per Taruffi è che lo svaso “poteva sicuramente essere realizzato in altri modi. Sicuramente più costosi per il gestore che quindi probabilmente ha deciso di seguire la via più breve”. E allora, proprio per verificare se siano state rispettare le norme e tutte le procedure per lo svuotamento della diga di Pavana, ha chiesto l’immediato intervento dell’assessorato all’Ambiente della Regione Emilia-Romagna.

TARUFFI: “IL DANNO CAUSATO È INACCETTABILE”

“Perché una cosa è certa: il danno causato è davvero inaccettabile“. Per Taruffi, “il gestore della diga, Enel Green Power, dovrà ripristinare le condizioni ambientali del fiume e ripopolare la fauna a sue spese, se ci sono reati vanno denunciati e se per questo scempio ci sono responsabilità amministrative, qualunque sia la parte interessata, devono emergere con assoluta chiarezza. Quanto successo è semplicemente intollerabile e non può restare impunito“.

FACCI PORTA UN ESPOSTO IN PROCURA

Si muove con un’interrogazione alla giunta Bonaccini ed un esposto alla Procura anche il consigliere regionale della Lega Michele Facci. Della “diffusa moria dei pesci lungo il Reno molti hanno visto le drammatiche immagini sui social”, segnala Facci che tira in ballo anche l’ok alle operazioni dalla Regione Toscana, ma preventivamente comunicato dal Comune di Sambuca Pistoiese il data 9 luglio.

Tutte le volte che le dighe procedono allo svuotamento vengono provocati disastri ambientali. Allora, sorge la domanda: è tutto ciò evitabile?”. Per Facci il caso concreto potrebbe configurare quella “alterazione dell’equilibrio di un ecosistema la cui eliminazione risulti particolarmente onerosa e conseguibile solo con provvedimenti eccezionali”, che identifica il reato di disastro ambientale previsto dal Codice penale.

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