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In Puglia è a rischio la candidabilità di Lopalco

Approvato nella notte emendamento di Forza Italia che rende la candidatura non compatibile con il ruolo di membro della task force

Pubblicato:29-07-2020 07:50
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 19:42
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BARI – Pierluigi Lopalco, epidemiologo e coordinatore della task force regionale che si occupa della emergenza sanitaria legata al Covid-19, ha tempo fino al 21 agosto per decidere se confermare la sua candidatura e dimettersi dal ruolo di capo della task force o abbandonare l’idea di candidarsi e archiviare l’ipotesi di diventare assessore regionale alla Sanità.

Nella notte, il Consiglio regionale pugliese – complici il voto segreto e i franchi tiratori della maggioranza – ha infatti approvato l’emendamento presentato da Domenico Damascelli (FI) che, di fatto, potrebbe escludere l’epidemiologo dalla campagna elettorale. Con l’emendamento si modifica il comma 1 dell’articolo 6 della legge elettorale pugliese, secondo cui “oltre ai casi previsti dal primo comma dell’articolo 2 della legge 23 aprile 1981, n. 154, non sono eleggibili a Presidente della Regione e a Consigliere regionale i presidenti delle Province della Regione e i Sindaci dei Comuni della Regione”, estendendo l’ineleggibilità ai “soggetti nominati a qualunque titolo nelle task force della Regione Puglia, che siano alle dirette dipendenze della stessa o che abbiano stipulato contratti di consulenza o collaborazione”.
L’emendamento forzista – il primo discusso degli oltre 1.900 presentati dalle forze di minoranza in Aula – è passato con 28 voti a favore e 19 contrari.

“Bye bye al professor Lopalco, pagato dai pugliesi per occuparsi della pandemia, ma nominato da Emiliano per poi lanciarsi nell’avventura elettorale sfruttando la visibilità ottenuta con l’incarico in Regione”, commentano i consiglieri regionali di Forza Italia a caldo. E aggiungono: “Il professore oggi è costretto a fare ciò che gli chiediamo da tempo: dimettersi per candidarsi con Emiliano, senza continuare a beneficiare dei riflettori puntati per l’incarico retribuito con i soldi dei cittadini. Chi vuole fare campagna elettorale – ancora gli azzurri – lo faccia con risorse proprie e non con quelle pubbliche. Giustizia è stata fatta: chi ha fatto propaganda elettorale in questi mesi utilizzando le istituzioni, deve rinunciare alla poltrona se vuole partecipare come candidato”.


“È stato sufficiente chiedere il voto segreto per iniettare coraggio e buonsenso anche nella maggioranza”, evidenziano i consiglieri regionali di Fratelli di Italia per i quali quanto accaduto “è la dimostrazione che la nostra battaglia era fondata: approfittare di un’emergenza sanitaria e dello spazio mediatico che questa ha consentito è il punto più basso di questa legislatura”. Gli esponenti di FdI concludono rimarcando “la poca credibilità che avrebbe avuto l’uomo di scienza nelle sue dichiarazioni e decisioni riguardanti la salute e la vita dei cittadini, sacrificate sull’altare della sua candidatura“.

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