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Alimentazione, chi segue la Dieta Mediterranea usa il 25% di acqua in meno

Una evidenza che dimostra come questa dieta sia un modello alimentare sano non solo per l’uomo ma anche per l’ambiente

Pubblicato:29-07-2016 11:13
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 08:56

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passata_pomodoro_ciboROMA – Anche gli scienziati del Crea, il più importante ente italiano di ricerca sull’agroalimentare, lo confermano: chi mangia veramente mediterraneo, oltre ad avere una dieta salutare, consuma meno acqua, a beneficio del nostro pianeta. E’ quanto emerso dallo studio “Low versus high adherence to the Mediterranean diet in the Italian food consumption: a case study on water footprint implication”, svolto dal gruppo di ricerca che, presso il Crea Alimenti e Nutrizione, si occupa delle indagini sui consumi alimentari nazionali, sia da una prospettiva nutrizionale, sia di esposizione al rischio, nonché di impatto ambientale. Gli autori, Lorenza Mistura, Francisco Javier Comendador, Aida Turrini e Marika Ferrari, hanno associato gli alimenti effettivamente consumati per 3 giorni del campione prescelto alla relativa impronta idrica (cioè al volume totale di acqua dolce impiegata per produrli), mettendoli però in relazione al grado di aderenza alla Dieta Mediterranea.

Attraverso l’Indagine Nazionale sui Consumi Alimentari in Italia (Inran Scai 2005-2006), sono stati selezionati i dati relativi alla dieta realmente seguita per 3 giorni da 2317 adulti italiani. Poi, è stata misurata la mediterraneità ed è risultato che il 68% del campione segue, chi più chi meno, la Dieta Mediterranea (Dm), mentre non vi aderisce il 32%. A tal fine, è stata utilizzata la tabella di Sofi che, sulla base di una meta-analisi della letteratura internazionale, ricava le categorie alimentari da assimilare al modello alimentare mediterraneo, nonché i punteggi di aderenza (adherence scores) da assegnare in funzione della relativa frequenza di consumo.

Infatti, stabilite a monte le quantità (grammi) che per ogni gruppo rappresentano una porzione, sono assegnati punteggi di aderenza tra 0 e 2 in virtù, appunto, della frequenza di consumo, con un punteggio finale che va da 0 a 18 (2 punti x 9 categorie). Infine, i ricercatori Crea hanno calcolato che per un regime alimentare con la più bassa aderenza alla Dm (<=7), pari a 1867 grammi cibo consumato/die/pro capite ed equivalente a 2100 kcal/die/pro capite, si ha un utilizzo di acqua (water footprint) pari a 4327 litri/die/pro capite (244 adulti risultanti con la più bassa aderenza cioè il 10,5% della popolazione); mentre, laddove si registra la più alta aderenza alla DM (>=15) pari a 2438 grammi cibo consumato/die/pro capite, equivalente a 2263 kcal/die/pro capite, si osserva una water footprint pari a 3243 litri/die/pro capite (114 adulti risultanti con la più alta aderenza cioè il 4,9% della popolazione).


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Ne consegue, dal regime a più bassa aderenza ad un regime a quello a più alta aderenza, un risparmio d’acqua del 25%, pari a 1104 litri di acqua/die/pro capite. Una evidenza che dimostra, ancora una volta, come la Dieta Mediterranea rappresenti un modello alimentare sano non solo per l’uomo, ma anche per l’ambiente, in termini di impronta idrica. Lo studio, presentato alla recente 1st World Conference on the Mediterranean Diet di Milano, ha ottenuto un importante riconoscimento: è stato classificato dall’International Scientific Committee dell’evento, come uno dei tre migliori abstracts tra quelli sottoposti ed è stato inserito nella sessione “Winning abstracts – Best Communications”, conclude il Crea.

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