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Su estradizione di Assange ancora molto da fare, un incontro alla Dire

Un incontro organizzato dall'agenzia internazionale Pressenza, per approfondire il caso di Julian Assange, su cui pende un'estradizione negli Stati Uniti e il rischi di scontare 175 anni in carcere

Pubblicato:29-06-2022 16:17
Ultimo aggiornamento:29-06-2022 16:17
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ROMA – Cosa si può fare ancora per Julian Assange, il giornalista e attivista australiano, fondatore della piattaforma Wikileaks, che potrebbe essere estradato da un momento all’altro dalla Gran Bretagna negli Stati Uniti, dove ad attenderlo c’è il rischio di scontare in carcere 175 anni per reati connessi allo spionaggio? Se lo chiede l’agenzia internazionale Pressenza, che giovedì 30 giugno promuove nella sede romana dell’agenzia DIRE un incontro dedicato alla difesa dei diritti del giornalista insieme a Left, Peacelink e il Comitato Free Assange.

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Alla domanda che apre la riflessione pubblicata sul suo sito Pressenza trova una risposta netta: “Possiamo fare molto- si afferma infatti nell’articolo- intanto chiarendo che il caso Assange è un caso emblematico di una tendenza generale al disconoscimento delle conquiste umane in termini di libertà; che il caso Assange è l’esplicita dichiarazione dei poteri forti del fatto che sono invincibili, extragiudiziari e, soprattutto, esenti da qualunque condanna morale: hanno licenza di uccidere, torturare, violentare, mentire. E che le leggi e convenzioni internazionali, frutto di tanto lavoro e lotta dei popoli, possono diventare carta straccia di fronte ai ‘superiori interessi’ degli Stati, della guerra, del profitto”.

Pressenza prosegue: “Questa tendenza va smascherata e combattuta: l’orribile tortura a cui viene sottoposto Julian è l’avvertimento ad ogni altro giornalista di inchiesta: limitate le vostre inchieste alla vostra secondarietà preferita, magari un po’ di gossip, magari un tocco di noir; ma non vi azzardate a mettere in discussione l’apparato finanziario-industrial-militare né i suoi esecutori materiali”.


Questo quindi lo spirito e gli obiettivi che sottendono l’iniziativa di giovedì, che si iscrive in una serie di iniziative che Pressenza sta portando avanti “con le testate amiche e con i giornalisti che condividono con noi queste preoccupazioni affinché non solo Julian Assange non venga estradato negli Stati Uniti ma affinché torni libero, come ogni giornalista d’inchiesta deve essere“.

A partire dal 2010 tramite Wikileaks, e con la collaborazione di tre delle più importanti testate giornalistiche del mondo, sono stati resi pubblici centinaia di migliaia di documenti che dimostrano potenziali crimini di guerra e contro l’umanità commessi dalle forze armate americane e britanniche nei conflitti in Afghanistan e Iraq, lanciati rispettivamente nel 2001 e nel 2003.

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