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Tg Ambiente, edizione del 29 giugno 2021

Dai fondali del mare di Sicilia via tremila metri di reti fantasma, riprende il viaggio della 'Blue Panda' Wwf e api arruolate per il biomonitoraggio di due discariche nelle Marche tra le notizie di oggi

Pubblicato:29-06-2021 10:49
Ultimo aggiornamento:29-06-2021 10:49

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VIA DA FONDALI SICILIA 3MILA METRI RETI FANTASMA

Le attrezzature da pesca abbandonate sono i rifiuti più rinvenuti nei mari di tutto il mondo, una delle più serie minacce alla biodiversità marina. Per questo la Divisione Subacquea di Marevivo – con il supporto del Nucleo Subacqueo dei Carabinieri e della Guardia Costiera-Corpo delle Capitanerie di Porto – si è immersa nelle acque dell’Isola delle Femmine e di San Vito Lo Capo, in Sicilia, liberandole da due reti fantasma di oltre tremila metri. Una era una spadara derivante lunga oltre 2.500 metri, un tipo di rete illegale in Italia dal 2002, estremamente pericolosa e distruttiva per la fauna marina. Secondo un rapporto delle Nazioni unite, ricorda Marevivo, ogni anno in tutto il mondo vengono abbandonate o perse dalle 640mila alle 800mila tonnellate di attrezzi da pesca, come reti, cordame, trappole, galleggianti, piombi, calze per mitilicoltura. E infatti il Great Pacific Garbage Patch, l’enorme accumulo di almeno 80mila tonnellate di rifiuti in plastica nell’Oceano Pacifico, è costituito per il 46% da attrezzature e reti da pesca.

 GARGANO, LESINA E VARANO INVASI DA PLASTICA E RETI

Enormi quantità di reti tubolari per l’allevamento delle cozze e boe per la pesca invadono il mare e la costa attorno ai laghi di Lesina e Varano, nel nord del Gargano. Lo denuncia Greenpeace che con la spedizione Difendiamo il Mare in questi giorni attraversa la Puglia settentrionale. Ad aggravare la situazione ambientale nell’area si aggiungono numerosi siti di stoccaggio illegali nell’entroterra e punti di smaltimento illecito nei pressi dei centri di raccolta dei rifiuti urbani. “Uno scenario scioccante con enormi quantità di rifiuti riconducibili all’allevamento delle cozze e della pesca”, denuncia Giuseppe Ungherese, responsabile Campagna Inquinamento di Greenpeace Italia. Reti e altri attrezzi, circa il 10% di tutti i rifiuti in plastica dispersi in mare, sono una trappola mortale per tartarughe, uccelli marini e cetacei, denuncia l’associazione. Solo una minima parte di questo materiale viene riciclata, secondo alcune stime in Europa non più dell’1,5%.

AL VIA VIAGGIO ‘BLUE PANDA’ WWF TRA AMP MEDITERRANEO

Dopo un anno di pausa forzata a causa della pandemia, la ‘Blue Panda’, barca a vela ambasciatrice del WWF, salpa per un viaggio che per cinque mesi la porterà ad attraversare sei delle più iconiche Aree Marine Protette del Mediterraneo. Da giugno a novembre la missione è quella di promuovere i loro tesori e liberarle dagli attrezzi fantasma depositati sui fondali, un pericolo per la biodiversità marina, grazie al lavoro congiunto con pescatori, subacquei e gestori delle Aree Protette. Il viaggio è iniziato ieri dalla costa frastagliata e dai fondali ripidi di Portofino in Liguria per proseguire verso Zante (Grecia), Kas Kekova (Turchia), Cap Corse (Francia), Tabarka (Tunisia) e Tagomago (Spagna). A settembre la ‘Blue Panda’ incontrerà a Marsiglia anche i responsabili politici e gli scienziati che parteciperanno al Congresso mondiale sulla conservazione dell’Unione internazionale per la conservazione della natura per spingerli sostenere la protezione di almeno il 30% del Mar Mediterraneo. Oggi, infatti, denuncia il WWF, appena l’1,27% è tutelato in modo efficace, mentre il resto è in balia di uno sfruttamento insostenibile che sta minando la salute del nostro mare e la sua capacità di combattere i drammatici effetti dei cambiamenti climatici.


MARCHE, API ARRUOLATE IN MONITORAGGIO DISCARICHE

Api arruolate per il biomonitoraggio di due discariche. Ci ha pensato Marche Multiservizi, la principale multiutility delle Marche, che si è a loro rivolta per avere informazioni sulla qualità ambientale nell’area di due impianti di smaltimento rifiuti gestiti nella provincia di Pesaro-Urbino, Cà Asprete a Tavullia e Cà Lucio a Urbino, dedicate a rifiuti non pericolosi. In aggiunta ai monitoraggi previsti dai piani di sorveglianza e controllo obbligatori per legge, Marche Multiservizi ha lanciato il progetto ‘Ape informa’, in collaborazione e con la supervisione scientifica dell’Università di Urbino. Le api sono creature molto sensibili ai cambiamenti ambientali causati da agenti inquinanti e riescono a segnalare precocemente l’insorgenza di squilibri pericolosi per la biodiversità, per l’ecosistema e per la salute umana. L’ape come bioindicatore offre perciò molte informazioni utili sull’inquinamento, sia a breve che a lungo termine, nell’area in cui vivono. Nei due impianti è stato collocato un apiario composto da cinque arnie ciascuno che vengono gestite da un apicoltore professionista. Le api regine, una per ciascuna arnia, sono nate nel 2020 e ora le loro cinque famiglie, composte ognuna da circa 50.000 individui, api ligustiche, di origine italiana, stanno regolarmente producendo miele.

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