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Il Papa: “Non abbiamo bisogno di parolai che promettono l’impossibile”

Le parole di papa Bergoglio durante l'omelia per la per la Solennità dei santi apostoli Pietro e Paolo

Pubblicato:29-06-2020 09:49
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:34
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ROMA – “Oggi abbiamo bisogno di profezia, di profezia vera: non di parolai che promettono l’impossibile, ma di testimonianze che il Vangelo è possibile. Non servono manifestazioni miracolose, ma vite che manifestano il miracolo dell’amore di Dio. Non potenza, ma coerenza. Non parole, ma preghiera. Non proclami, ma servizio. Non teoria, ma testimonianza”. Così Papa Francesco nell’omelia per la Solennità dei santi apostoli Pietro e Paolo.

“Non abbiamo bisogno di essere ricchi, ma di amare i poveri- ha detto ancora il Papa- non di guadagnare per noi, ma di spenderci per gli altri; non del consenso del mondo, ma della gioia per il mondo che verrà; non di progetti pastorali efficienti, ma di pastori che offrono la vita: di innamorati di Dio. Così Pietro e Paolo hanno annunciato Gesù, da innamorati”.

“Come il Signore ha trasformato Simone in Pietro- ha concluso-, così chiama ciascuno di noi, per farci pietre vive con cui costruire una Chiesa e un’umanità rinnovate. C’è sempre chi distrugge l’unità e chi spegne la profezia, ma il Signore crede in noi“.


“INUTILE E NOIOSO CHE CRISTIANI SPRECHINO TEMPO A LAMENTARSI DEL MONDO”

”La Chiesa, appena nata, attraversava una fase critica: Erode infuriava, la persecuzione era violenta, l’Apostolo Giacomo era stato ucciso. E ora anche Pietro viene arrestato. La comunità sembra decapitata, ciascuno teme per la propria vita. Eppure in questo momento tragico nessuno si dà alla fuga, nessuno pensa a salvarsi la pelle, nessuno abbandona gli altri, ma tutti pregano insieme”. Lo ha detto Papa Francesco nell’omelia per la Solennità dei santi apostoli Pietro e Paolo, dopo la benedizione dei Palli. In quei “frangenti drammatici”, ha ricordato, “nessuno si lamenta del male, delle persecuzioni, di Erode. È inutile, e pure noioso, che i cristiani sprechino tempo a lamentarsi del mondo, della società, di quello che non va. Le lamentele non cambiano nulla. Quei cristiani non incolpavano, pregavano. In quella comunità nessuno diceva: ‘Se Pietro fosse stato più cauto, non saremmo in questa situazione’. No, non sparlavano di lui, ma pregavano per lui. Non parlavano alle spalle, ma a Dio”.

“Che cosa accadrebbe se si pregasse di più e si mormorasse di meno?”, si è domandato il Papa: “Quello che successe a Pietro in carcere: come allora, tante porte che separano si aprirebbero, tante catene che paralizzano cadrebbero. Chiediamo la grazia di saper pregare gli uni per gli altri”.

(www.agensir.it)

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