NEWS:

VIDEO | Autonomia, Borgomeo (Con il Sud): “Rischia di penalizzare il Mezzogiorno”

Intervista a Carlo Borgomeo, presidente della fondazione Con il Sud. Si parla di autonomia, ma anche di povertà educativa e di cervelli in fuga

Pubblicato:29-06-2019 15:15
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:28

FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

ROMA – “L’autonomia regionale prevista dalla Costituzione bisogna farla a monte, il problema è come farla. Così com’è proposta è una specie di scorciatoia che va incontro ad esigenze, legittime, di tre regioni. E così non funziona. Di Sud se ne riparla al contrario, perché si propone un’ipotesi che, di fatto, in questi termini, rischia di penalizzarlo abbastanza significativamente”. È netto il commento del presidente di Fondazione Con il Sud, Carlo Borgomeo, all’autonomia regionale rafforzata, progetto fortemente voluto dalla Lega per Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, che da più parti suscita preoccupazioni sul rischio di “dimenticare il Sud”.

“Il Sud, dispiace dirlo, viene richiamato in ballo per una specie di effetto negativo di un’operazione- argomenta Borgomeo- Non si pone più il tema come si poneva tanti anni fa, ma non è detto che sia un male, perché lo abbiamo posto per 70 anni e non è cambiato niente- conclude il presidente della fondazione- Forse, se non ne parliamo, cambia. Non lo so”.

POVERTÀ EDUCATIVA, BORGOMEO: DA FONDAZIONE BANCARIE 600 MLN

Un fondo di 600 milioni di euro dedicato alla povertà minorile, che poi è povertà educativa. È l’iniziativa delle fondazioni bancarie raccontata alla Dire dal presidente di Fondazione Con il Sud, Carlo Borgomeo, per affrontare quello che definisce “un tema gravemente sottovalutato, in un Paese in cui il dato è di un milione e 200mila bambini in situazioni di povertà”.


“Le fondazioni hanno chiesto al Governo di avere un credito d’imposta sui loro utili, mettendo delle risorse, e il Governo precedente ha accettato il meccanismo”. Un’operazione “importante che ha una caratteristica fortissima: sono risorse di partenza private, con l’aiuto del pubblico, ma la gestione è privatistica, cioè noi gestiamo queste risorse come gestiamo quelle di Fondazione Con il Sud. Privatistica significa: siamo no profit, diamo la massima pubblicità, bandi, trasparenza, assunzioni fatte con concorso. Tutto in una logica pubblica, ma non statale, il che dà all’intervento una flessibilità e una capacità di sperimentare innovazione molto significativa”.

A giugno sono tre anni “che è partita questa macchina, abbiamo ricevuto 2.500 progetti, ne abbiamo finanziati 270, alcuni particolarmente innovativi, è in moto un’operazione importante”, soprattutto perchè trova “risposte a bisogni, possibilmente in modo innovativo, sperimentale, superando un difetto di queste politiche che pensano che il problema sia solo della scuola. Il problema non è solo della scuola- sottolinea Borgomeo- ma della comunità e la vera operazione- conclude- è quella di convincere il Paese che il tema è stato gravemente sottovalutato. Un paese che ha un milione e 200mila bambini ai quali è limitata o, addirittura, negata l’opportunità di crescita, è un Paese che non va da nessuna parte“.

FONDAZIONE CON IL SUD, BORGOMEO: COMUNITÀ È NOSTRO FILO ROSSO

È “comunità” la parola chiave che Fondazione Con il Sud mette al centro della sua attività di ente no profit privato nato da un accordo tra fondazioni di origine bancaria e terzo settore e attivo dal 2006 in sei regioni per promuovere l’infrastrutturazione sociale del Mezzogiorno. Un filo rosso che, per il presidente della fondazione, Carlo Borgomeo, intervistato dalla Dire, attraversa la progettualità di Con il Sud, che con 21 dipendenti (13 donne e 5 uomini) è riuscita in questi anni a coinvolgere ben 6.500 realtà del no profit, impegnate in progetti di valorizzazione di beni culturali abbandonati, recupero di beni confiscati alle mafie o di terre incolte per iniziative di integrazione.

“Fondazione Con il Sud non fa queste cose con una logica di recupero di razionalità dal punto di vista economico- spiega Borgomeo- ma perché individua nella valorizzazione di un bene comune sul territorio il rafforzamento di una dimensione comunitaria. La comunità si riconosce attorno ad un bene culturale abbandonato, o al contrario, si riconosce perchè ha voglia di recuperare un bene confiscato ai mafiosi. Non si tratta di una buona operazione dal punto di vista economico. Lo deve diventare, ma la premessa è che la valorizzazione di quel bene dà dignità, consapevolezza e identità a una comunità”.

“I migliori progetti che abbiamo finanziato in questo ambito- chiarisce il presidente della fondazione- sono quelli che hanno rimesso in moto relazioni sociali positive in territori anche molto difficili”. Fenomeni che, in quelle regioni, rappresentano una “specie di miracolo”, perché la valorizzazione di un bene comune abbandonato “interroga” e “fa scattare delle dinamiche positive che poi sono il senso della comunità”. Una dimensione che, per Borgomeo, “manca molto” al Sud ma anche “in tutto il Paese, dove negli ultimi tempi c’è un rafforzamento delle linee verticali, del rancore, dell’appartenenza, per cui il ‘si salvi chi può’ da soli rischia di vincere”, ma sarebbe “un grande errore”.

Ma cos’è l’infrastrutturazione sociale, che poi è la mission della fondazione? “È un termine un po’ astratto- spiega- ma significa rafforzare il capitale sociale, le esperienze comunitarie. Tutto questo attraverso il sostegno di iniziative di solidarietà, di accoglienza, di vicinanza ai soggetti più deboli. La particolarità di questa esperienza è che nasce per un accordo tra le fondazioni di origine bancaria e terzo settore. Le fondazioni di origine bancaria ci hanno messo e ci mettono dei soldi”, mentre “il terzo settore porta l’esperienza, la voglia di fare, la capacità progettuale”. Un meccanismo “strano, perché governato da due mondi molto diversi che però vanno d’accordo”, con risultati di cui “siamo soddisfatti perché, al di là del numero dei progetti, è una presenza che comincia a vedersi in tanti episodi piccoli e grandi”.

Tra i temi di Con il Sud anche quello dei “giovani che scappano dal Mezzogiorno“, problema spinoso affrontato con progetti di valorizzazione e sperimentazione di esperienze di ritorno e non solo. “L’idea nasce dal rifiuto di utilizzare un verbo che invece si utilizza quando si parla dei giovani che vanno via: ‘trattenere’. Si dice: ‘bisogna trattenere i giovani meridionali al Sud’, ma nell’era della globalizzazione il verbo ‘trattenere’, secondo me, ha già perso. Paradossalmente il problema peggiore– dice Borgomeo- è che il Sud non attrae cervelli e quindi, provocatoriamente, abbiamo fatto dei bandi in cui vogliamo che meridionali che siano lontani da tanto tempo, ma soprattutto, stranieri, vengano. E funziona. L’altro giorno- racconta- abbiamo anche fatto una verifica di un progetto del genere che avevamo fatto con la Commissione Fulbright, che manda gli italiani a studiare negli Stati Uniti. Noi abbiamo fatto il contrario, gli statunitensi vengono a studiare al Sud con dei successi incredibili“.

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it