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Barbara Mangiacavalli
ROMA – Le professioni sanitarie sono in attesa dell’approvazione in Parlamento del disegno di legge Lorenzin che rivede la disciplina degli ordini professionali e costituisce nuovi ordini tra cui quello degli infermieri che oggi sono riuniti in “collegi”. Nei giorni scorsi il Consiglio nazionale dell’Ipasvi (la Federazione nazionale Collegi degli Infermieri) ha lanciato un messaggio politico fortissimo, chiedendo che il Parlamento approvi in tempi brevi il Dll: “Basta con le attese“, hanno affermato gli infermieri, “Si acceleri l’iter perché possa davvero giungere a conclusione subito a inizio autunno”. Perché questa forte presa di posizione? Timori di affossamento dell’intero ddl? L’abbiamo chiesto direttamente a Barbara Mangiacavalli, presidente nazionale dell’Ipasvi.
“A deciderlo è stato il Consiglio nazionale della Federazione: i 103 presidenti dei collegi provinciali che, rispetto alle criticità che pure ci sono nella versione che si sta delineando alla Camera, hanno preferito dopo oltre dieci anni spingere perché sia scritta la parola fine sulla vicenda della trasformazione dei collegi in ordini professionali”.
“E’ una norma che in realtà avrebbe già dovuto essere in vigore da tempo, visto che la legge istitutiva del 1946 distingueva ordini e collegi in base al possesso della laurea e che ormai sono oltre quindici anni che quella infermieristica è una professione laureata formata solo all’interno delle università. In questa nostra presa di posizione ci ha spinto quindi questa priorità. Professionale prima di tutto, ma anche rispetto all’assistenza perché le maggiori garanzie di trasparenza e di forza dell’azione deontologica le dà l’ordine rispetto al collegio. E ancora di più la figura istituzionale degli ordini così come ridisegnata dopo oltre 70 anni dalla legge istitutiva, proprio nel Disegno di legge del ministero Beatrice Lorenzin”.
“Certo, è inutile negarlo. Non per niente la proposta iniziale era di oltre dieci anni fa (la legge 43 del 2006 che aveva previsto una delega per questo scopo, fatta poi purtroppo decadere). E l’opera ai fianchi che si sta facendo sul testo originario del provvedimento preoccupa nel senso che molte nuove previsioni potrebbero non trovare né appoggi politici tali da avere i numeri per una conversione finale, né la congruità per essere inseriti in un Ddl che non vuole e non deve creare nuove professioni, ma, semmai, dare la possibilità a quelle che già ci sono di migliorarsi e di migliorare l’assistenza che erogano”.
“Oltre alla maggiore trasparenza a cui accennavo prima, la presenza degli ordini aumenta la tutela dell’assistito che si ottiene vigilando affinché l’iscritto abbia titolo al contatto diretto con lui, anche – in caso – con l’esercizio della magistratura interna. Che non è poco visti i casi di abuso di professione che ormai riempiono le cronache e danneggiano gli assistiti. Poi aumenta il controllo sui comportamenti deontologici e professionali: si lavora per una sorta di accreditamento periodico anche in termini di competenza dei professionisti. Non basta essere iscritto all’ordine se poi l’iscrizione diventa un mero titolo di cui fregiarsi senza rivedere preparazione, formazione e competenza. Va introdotto un percorso di accreditamento periodico professionale e continuativo che gli ordini posso a pieno titolo verificare. E questo un ordine consente di verificarlo”.
“In realtà il dialogo degli infermieri con il mondo medico non è mai stato davvero negativo. Certo, ci sono state sacche di incomprensione, legate però per lo più a comportamenti “vecchi” di minoranze ormai obsolete di professionisti: medici e infermieri sanno e hanno ben capito che nessuno dei due vuole invadere il campo dell’altro, ma entrambi vogliono trovare tutti i punti di contatto e condivisione necessari a soddisfare appieno i bisogni degli assistiti. Vogliono davvero – per usare una frase spesso abusata – mettere il paziente e non il professionista al centro dell’assistenza”.
“Credo sia fortemente positivo il tavolo di lavoro congiunto tra Comitati centrali della FnomCeO (i medici) e dell’Ipasvi (gli infermieri) sviluppato per mettere a punto e codificare come poter lavorare insieme, in modo da offrire soluzioni e modalità prima che ci vengano imposte dall’esterno. Il tavolo è un passo importante per recuperare, anche a livello politico, quella collaborazione che mettiamo tutti i giorni in pratica nel nostro lavoro perché le problematiche di base delle nostre professioni – come ha affermato anche la stessa presidente FnomCeO, Roberta Chersevani – sono le stesse ed è necessario fare fronte comune, per affrontarle con quella onestà che ci siamo ripromessi”.
di Walter Gatti, giornalista professionista
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