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Alluvione, dopo 10 giorni Conselice ancora sott’acqua. L’imprenditore: “Ho perso tutto, istituzioni assenti”

Nel paese romagnolo ancora allagato: acqua scura, case 'smontate'

Pubblicato:29-05-2023 16:51
Ultimo aggiornamento:13-06-2023 11:21

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CONSELICE (RAVENNA) – Domenica 28 maggio, Conselice. Ad oltre dieci giorni dall’alluvione che ha travolto l’Emilia-Romagna, in molte strade della cittadina in provincia di Ravenna si cammina ancora con l’acqua oltre le caviglie. Acqua sporca e maleodorante, in cui galleggia di tutto. Anche in molti edifici sono ancora allagati. In altri, dove l’acqua si è già ritirata, si combatte con il fango. In alcuni punti l’acqua fetida dà il voltastomaco, anche se si indossa una mascherina FFp2 che un minimo attenua i miasmi. C’è apprensione per le malattie: al volontario che si punge con un chiodo la Croce rossa raccomanda di fare l’antitetanica, ma non sa dire dove e al numero telefonico che circola per le informazioni si risponde che “oggi è domenica, le vaccinazioni mobili non si fanno. Provate all’ospedale”. Intanto le famiglie e i volontari arrivati da fuori, tanti e divisi in squadre, smontano letteralmente interi appartamenti. In molti casi, ai primi piani e nei garage è quasi tutto da buttare.

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Se i vestiti sono asciutti, si portano al sicuro e poi si fanno a pezzi gli armadi. Fuori anche frigoriferi e lavatrici, cassettiere, divani. “Signora ma non vuole vedere se questo si riesce a salvare?”, chiedono spesso i volontari, imbarazzati di fronte all’idea di buttare via oggetti personali e ricordi. “Portate via tutto vi prego”, è la risposta frequente, che arriva in un misto di stanchezza e rassegnazione. Finisce tutto accatastato lungo le strade, in attesa dei mezzi “ragno” che verranno a portare via i cumuli di rifiuti. Le idrovore dei Vigili del fuoco sono al lavoro e se si trascorre un po’ di tempo davanti alla stessa abitazione ci si può rendere conto che il livello dell’acqua scende: ma lento, lentissimo.


IL RACCONTO DELL’IMPRENDITORE: “SERVE UN AIUTO ECONOMICO DALLO STATO”

Si lavora con i piedi nell’acqua anche nel capannone della Elektra, che in via Amendola produce quadri elettrici e sistemi di automazione. Ci lavorano 30 persone, racconta il titolare, Marco Zappi, senza mollare di mano lo spazzolone. L’acqua scura invade tutto lo stabilimento e, sempre con l’aiuto dei volontari, viene spinta fuori: il piazzale è diventato praticamente un lago. Altre braccia portano fuori mobilio e attrezzature. “Quello scaffale no: è tutto in metallo e domani lo facciamo pulire dai pachistani”, dice un collaboratore di Zappi. “Questo è quello che praticamente mi è rimasto: nulla“, allarga le braccia il titolare dell’Elektra: “Il tutto dovuto a questa alluvione, se così si può definire. Non ho parole per quello che non hanno fatto, per le istituzioni che non ci sono, che non ci stanno dando una mano e che non ci hanno dato una mano. Ma ci sono i volontari, i cittadini e tutte le persone che hanno avuto le forze per portare qui quello che ci serviva, il necessario. Però siamo stati abbandonati a noi stessi, questo è quello che è rimasto della nostra azienda così come di tante altre aziende del territorio e del paese, ma non solo Conselice: Sant’Agata, Lugo, Faenza, Forlì. Tutti messi così”.

Una stima dei danni? “Indicativamente penso dai 250.000 ai 300.000 euro, senza il mancato incasso”, risponde Zappi, visto che “ovviamente in queste settimane non stiamo lavorando. Siamo stati dieci giorni con l’azienda chiusa e in queste condizioni”. Ma c’è ancora molto da sistemare e “passeranno come minimo altri 15 giorni per ripartire. Dovendo ricomprare ovviamente tutto- aggiunge l’imprenditore- perchè non c’è rimasto niente di buono: computer, stampanti, uffici. Dalle scrivanie ai mobili, tutto quanto”.

In questa situazione, cosa direbbe Zappi se avesse di fronte un rappresentante delle istituzioni? “In questa fase, dopo che ormai le cose sono successe e ormai indietro non ci possiamo tornare, chiederei almeno un aiuto economico. Ma non, come al solito, il blocco dei contributi, degli F24 e delle tasse perché poi tanto spostano in avanti di tre o quattro mesi, come fanno le nostre istituzioni, che non serve a nulla. O ci danno un aiuto o la maggioranza delle imprese, come tanti dei miei colleghi hanno già detto, chiuderà. Non si rimettono in discussione, perchè a 60 anni non si rimettono nei debiti e in tutto il resto. Io cerco di ripartire perchè ho 30 famiglie a cui dare da mangiare. Quindi ci provo, però stavolta sarà veramente dura. Veramente dura”.

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