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Il Real Madrid vince la Champions League, record per Ancelotti: è la quarta volta

È il primo della storia a riuscirci. Il tecnico italiano ne ha vinte due con il Milan (2003 e 2007) e altre due con il Real

Pubblicato:29-05-2022 11:31
Ultimo aggiornamento:29-05-2022 13:45

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ROMA – Psg, Chelsea, Manchester City e Liverpool. Il Real Madrid non voleva solo vincere la Champions League, voleva il potere di rimpicciolire le “grandi” d’Europa al suo cospetto. Salire sul trono a Parigi, per la quattordicesima volta, dopo aver vilipeso tutto il blasone dei migliori club continentali.

Francia, Inghilterra, Italia e Germania: tutti ai piedi del grande Real di Spagna. E d’un italiano fuori scala, Carlo Ancelotti. Dopo Guardiola, Klop. Eliminati uno dopo l’altro. Il migliore di tutti è nato a Reggiolo, e quando lasciò il paese il papà pianse perché “perdeva” un figlio e due braccia buone per la campagna. Ha vinto la sua quarta Coppa dei Campioni, dopo essersi preso il titolo nelle migliori cinque leghe d’Europa. L’ultima volta che ha lavorato in Italia, a Napoli, gli diedero del “pensionato”.

Il risultato della finale, l’1-0 firmato da Vinicius, è un dettaglio. Quasi un post-it statistico. Il Real Madrid scrive la storia, cancellando la cronaca. Ora rinfacciategli i flop Superlega e Mbappé, a Florentino Perez, mentre quello va a farsi premiare – fisicamente o metaforicamente – dal “nemico” Ceferin. Il Real ha vinto la Champions arrampicandosi su un mondo che non esiste più: nella fase a gironi perse a Madrid contro lo Sheriff Tiraspol, squadra della Transnistria. Il loro allenatore, Yuriy Vernydub, ora è al fronte, a combattere la Russia che doveva ospitare la finale a casa sua. La storia del calcio si fa anche così, stropicciando quella che finirà sui libri delle medie tra trent’anni.


Klopp racconta ancora che la sconfitta del 2018 – a Kiev, dove ora cadono le bombe – sempre col Real “fu una delle peggiori notti della mia vita”. Si ubriacò. Tornò a casa nell’appartamento già abitato da Gerrard, trovò nel bagno degli ospiti un grande vaso, lo sollevò sopra la testa e s’illuse guardandosi allo specchio che quella fosse la “sua” coppa.

Stavolta quelli del Liverpool hanno già programmato la sfilata, per festeggiare due dei quattro trofei che sono arrivati a giocarsi fino all’ultima piega: hanno perso Premier e Champions. E deve far malissimo all’orgoglio di questa squadra fatta a immagine e somiglianza della sua città portuale e operaia. Ancor di più a ripensare a tutte le parate di Courtois su Salah, dal 15′ in poi. Un duello a parte, con la partita a srotolare il suo copione tutt’attorno: i Reds attaccano, il Real colpisce. Il portiere gliene toglie tre, poi quattro, di gol praticamente fatti. A margine di almeno altri 5 interventi risolutivi e di un’annata da miglior portiere del mondo per distacco. Mentre gli altri, il Real, esprimevano il concetto stesso di “efficacia”. Prima un gol annullato a Benzema dal Var allo scadere del primo tempo e poi il gol, quello vero e verificabile dopo 14 della ripresa: Valverde mette in mezzo un pallone teso dalla destra, arriva Vinicius sul secondo palo, il brasiliano appoggia in rete facile facile. Uno a zero. Come a declinare per sottrazione tutta la retorica delle rimonte impossibili che hanno disegnato la traiettoria madridista fino alla fine. Basta un gol, per vincere tutto. Il capolavoro della semplicità.

CHAMPIONS LEAGUE, CAOS ALLO STADE DE FRANCE TRA POLIZIA E TIFOSI

Prima 15 minuti, poi mezzora, infine 36 minuti. Dentro lo Stade de France Sir Kenny Dalglish, leggenda del Liverpool, depone un mazzo di fiori in memoria delle vittime della tragedia dell’Heysel, il 29 maggio di 37 anni fa. Fuori si rischia che il passato si faccia cronaca. La finale di Champions League a Parigi comincia alle 21:36 dopo un clamoroso flop dell’organizzazione dei controlli di sicurezza. I tifosi del Liverpool – con e senza biglietto – finiscono in un imbuto ai cancelli mentre cercano di accedere allo stadio da una rampa che porta al gate U sul lato ovest dell’impianto.

La polizia francese ha cominciato a usare lacrimogeni e spray al peperoncino sulla calca. Mentre all’interno Liverpool e Real Madrid facevano una seconda seduta di riscaldamento, fuori la polizia allestiva blocchi con i furgoni davanti alla rampa che passa sotto l’autostrada A1, per cercare di rallentare il flusso dei tifosi.

La forze dell’ordine, preoccupate di non far passare i tifosi senza biglietto hanno perso il controllo, causando pressione sul pubblico in fila. Per fortuna la folla è rimasta calma e non ci sono stati attriti tra tifosi spagnoli e inglesi. Solo l’atteggiamento dei tifosi ha evitato una situazione ancor più pericolosa. Il viaggio dal centro di Parigi allo stadio nel nord della città non è stato aiutato dall’azione sindacale che ha interessato il servizio sulla linea RER B che collega una delle due stazioni principali che servono lo stadio, La Plaine.

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