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Minori, ‘Con i bambini’: “Povertà educativa triplicata in 10 anni”

La Fondazione Reggio Children-Centro internazionale Malaguzzi, capofila del progetto nazionale "Face", presenta i risultati del lavoro svolto

Pubblicato:29-05-2021 14:06
Ultimo aggiornamento:29-05-2021 14:06

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REGGIO EMILIA – In Italia il numero di bambini in situazione di povertà educativa relativa è raddoppiato negli ultimi 10 anni e quelli per cui la povertà educativa è assoluta sono triplicati. Un quadro che la pandemia non ha aiutato. L’allarme arriva da Marco Rossi-Doria, presidente dell’impresa sociale “Con i Bambini” che gestisce i bandi dell’apposito fondo per combattere questo fenomeno minorile, fondo creato da Governo e associazione delle Fondazione Bancarie (Acri).

Nel seminario online di venerdì per la conclusione del progetto nazionale “Face” sulle “comunità educanti”, con capofila la Fondazione Reggio Children di Reggio Emilia, Rossi-Doria afferma: “I divari e le diseguaglianze, soprattutto tra i minori italiani, sono aumentati”. Numeri alla mano “c’è un aggravio per le persone in crescita straordinariamente difficile da accettare per una società che fa pochi figli, di un Paese che fa parte del G8, e che questo livello di esclusione di quasi un terzo del proprio futuro non se lo dovrebbe e non se lo può permettere, non solo per ragioni inerenti ai diritti inalienabili dei bambini”.

Il “27 maggio scorso- ricorda il presidente- sono passati 30 anni da quando il nostro Parlamento, all’unanimità, ratificò la convenzione di New York e la fece diventare legge della Repubblica, ma nessuno lo ha scritto sui giornali. Non penso sia un caso che vi sia poco ricordo di ciò, così come durante la pandemia c’è stata poca attenzione ai bambini e ai ragazzi“. Mentre ora “si oscilla tra una rimozione un po’ meno silente del problema e il mettere i nostri minori dentro una scatola della generazione dimenticata”.


Ma, spiega Rossi-Doria, “i nostri progetti, per fortuna, fanno esattamente l’opposto di tutto questo. Il compito è farli diventare sistema, rendere politiche pubbliche e dispositivi costanti nel tempo le nostre ricche esperienze di sperimentazione come questa di Face”. Per l’infanzia, osserva l’esponente del Terzo settore, “sta arrivando dal piano nazionale di ripresa e da altri canali una quantità di soldi che non si vedeva dalla seconda guerra mondiale, dopo 15 anni di penuria e di tagli al sistema scolastico”. Quindi “siamo in controtendenza e le nostre esperienze possono diventare politica pubblica generale”.

Tuttavia “il rischio che i soldi possano cadere a pioggia senza il rispetto per le buone pratiche e per la grande esperienza è un rischio vero”, avvisa Rossi-Doria. Pertanto “noi dobbiamo combattere per fare in modo che le ‘comunità educanti’ possano fare uso costante di queste risorse per poter innovare negli anni le loro azioni e prospettive”.

Rossi-Doria sottolinea infatti: “La scuola è un grande presidio della Repubblica e lo è soprattutto nei territori di crisi. Ma da sola non ce la può fare. Serve davvero una grande alleanza territoriale e a me pare che questo progetto sia una bella esperienza che dimostra anche come le città capaci di includere tutti i bambini, sono città migliori anche per gli adulti”. “Con i Bambini” ha intanto già avviato un secondo bando dedicato ai minori 0-6 anni perchè, conclude il suo presidente, “noi attribuiamo grande importanza alle esperienze sperimentali e innovative di questo tipo”.

Romano Sassatelli, presidente della Fondazione Manodori di Reggio Emilia, aderente all’Acri, commenta: “La pandemia ha sicuramentre acceso i riflettori su alcuni problemi già presenti e ci ha fatto capire la necessità di connessioni reciproche per investire su bisogni più significativi”. L’educazione “è una delle priorità per la fondazione Manodori che la sostiene con due modalità: il sostegno ai bisogni e la valorizzazione di idee locali e destinando ad Acri una parte del proprio avanzo di bilancio, che lo utilizza attraverso il ‘braccio esecutivo’ di ‘Con i bambini'”.

In questo modo, spiega Sassatelli, “la fondazione esce all’esterno e si proietta in una dimensione globale e noi realmente ci sentiamo partecipi di qualcosa di più grande e condividiamo un’idea complessiva che, specie in questa fase, può rappresentare un po’ di luce fuori dal tunnel”.

FONDAZIONE REGGIO CHILDREN VINCE SFIDA BIMBI SENZA SCUOLA

L’obiettivo (raggiunto) che aveva quando è nato, nel 2018, era quello di aumentare la presenza dei bambini da 0 a 6 anni nelle scuole di contesti sociali periferici e fragili. Poi, con lo scoppio della pandemia, ha assunto una nuova connotazione e i suoi “semi” hanno aiutato a contrastare l’isolamento e la disperazione del lockdown. Oggi, a tre anni di distanza (formalmente il progetto si concluderà il prossimo luglio), ha creato davvero delle “comunità educanti” cioè sistemi in cui scuola, famiglie, istituzioni locali ed associazioni del terzo settore cooperano per arginare la povertà educativa tra i cittadini più deboli e svantaggiati.

A condurre in porto questa esperienza pilota, che ora proseguirà in modo autonomo, è stata la Fondazione Reggio Children-Centro internazionale Malaguzzi di Reggio Emilia, come capofila del progetto nazionale “Face” (Farsi comunità educanti), svolto sul campo a Napoli e a Palermo in zone con serie difficoltà socio-economiche (i quartieri Ponticelli e Sperone-Brancaccio), nel centro storico di Teramo (dove la coesione sociale risente ancora del sisma abruzzese) e a Regina Pacis, quartiere di Reggio Emilia in cui la forte densità multiculturale richiede più integrazione. In ciascuno di questi contesti- è emerso dal seminario on line di venerdì che ha tirato le somme dell’esperienza- sono state messe in atto azioni “tagliate su misura” e (valore aggiunto dell’iniziativa) pianificate da pari a pari con tutti gli attori locali, di cui sono state ascoltate le richieste e con cui si sono condivise proposte.

Tutto è nato su impulso dell’impresa sociale “Con i bambini” che ha giudicato il progetto poi affidato alla Fondazione Reggio Children meritevole di finanziamento da parte del fondo “per il contrasto della povertà educativa minorile”, istituito tra il 2015 e il 2016 con un’intesa tra le fondazioni di origine bancaria rappresentate da Acri, il Forum nazionale del terzo settore e il Governo che presiede il fondo stesso. Nel progetto Face ci sono 20 partner nazionali e locali ma quelli coinvolti di fatto sono stati circa 60. Hanno infatti interagito più di 3.000 persone tra cui oltre 2.000 tra insegnanti, educatori, esperti e pedagogisti e 1.100 bambini.

Per questi e i loro genitori, a prescindere che i figli fossero o meno iscritti ai servizi educativi, sono state organizzate decine di attività gratuite: laboratori, spazi di gioco e di “esplorazione” con al centro arte, musica e cibo da vivere insieme e (per gli adulti) una community social dove scambiarsi impressioni ed esperienze. I risultati? Il 17% dei bambini che non frequentavano un asilo nido o una scuola di infanzia sono in seguito stati iscritti dai genitori dopo aver partecipato alle attività del progetto. Inoltre è stato possibile ristrutturare 9 spazi scolastici (circa 1.200 metri complessivi) facendone ambienti di apprendimento di qualità e, a Teramo, è stata aperta una nuova sezione Primavera in accordo con il Comune.

Su tutto questo ha espresso apprezzamento anche il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, che ha sottolineato in particolare l’asse tra Reggio Children, depositaria del cosiddetto “Reggio Children Approach” famoso in tutto il mondo (i bambini che diventano “soggetti” e protagonisti dei loro diritti) e “Con I Bambini” che ha raccolto l’esperienza, ormai anche questa consolidata, dei “maestri di strada” peculiare del Sud Italia.

Sono, dice il ministro, “due grandi esperienze educative che si incontrano su questa idea dell’agire nelle periferie, insieme alla scuola e nelle scuole, come momento di costruzione di una comunità educante”. Una comunità, aggiunge Bianchi, “che deve avere innanzitutto il senso della responsabilità nei confronti dei bambini, ma soprattutto deve sentirsi ‘con’ i bambini”. E che, prosegue Bianchi, “diventa essa stessa la parte centrale di un Paese che vuole uscire non solo dalla pandemia, ma dalla lunga crisi, dalla lunga stagnazione che l’ha segnata”. Pertanto, conclude il ministro, “grazie di questa riflessione e grazie di questa idea che si possa rivedere lo sviluppo del nostro Paese a partire dagli occhi dei bambini”.

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