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Maestri alle elementari, gli uomini sono troppo pochi

Secondo uno studio dell’Università Milano-Bicocca ci sono solo il 4,6% delle possibilità di incontrare un insegnante di sesso maschile alle scuole primarie

Pubblicato:29-05-2016 09:34
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 22:47

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ROMA – Secondo uno studio dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca ci sono solo il 4,6% delle possibilità di incontrare un insegnante di sesso maschile alle scuole primarie. Ma come apprendono gli studenti se ad insegnare c’è un uomo o una donna? “La figura del maestro è fondamentale dalla scuola dell’infanzia alle Superiori perché rappresenta la spinta maschile che fa sognare il ragazzo, lo stimola all’esplorazione e alla scoperta. Occorre un equilibrio nella scuola in termini di rappresentanza tra i sessi nel corpo docente. Il maestro e la maestra sono entrambi figure di riferimento che spingono gli studenti ad andare sempre più avanti e a fare sempre qualcosa di più. Purtroppo questo è un aspetto trascurato, e nel tempo è andato perduto”. La pensa così Federico Bianchi di Castelbianco, psicoterapeuta dell’età evolutiva e direttore dell’Istituto di Ortofonologia di Roma (IdO), intervenuto sul tema ad Unomattina.

Forse in Italia esiste un pregiudizio culturale, “le famiglie si sentono maggiormente rassicurate se alla materna ci sono le maestre. Nell’immaginario collettivo queste incarnano la dimensione della cura e della coccola. Si tratta di un errore grossolano- chiosa l’esperto- c’è bisogno di equilibrio, entrambe le figure sono accudenti e rappresentano un grandissima potenzialità di crescita. Non è una vocazione ma una professione”. L’apprendimento quindi cambia se ad insegnare c’è una donna o un uomo, “e i ragazzi hanno bisogno di un esempio maschile nel modo di interpretare le cose- aggiunge lo psicoterapeuta-, anche perché con un insegnante maschio potranno condividere argomenti sui quali magari una maestra potrebbe avere maggiori difficoltà, e non parlo solo di sport. Ad esempio, la spinta a conoscere e ad esplorare spazi lontani, il mito di Ulisse, è una spinta prettamente maschile. Parlo di uno scambio di valori tra i sessi– rimarca Castelbianco- che deve rigorosamente partire dalla prima infanzia. Su questo la scuola deve cambiare”.


Per favorire la presenza di figure maschili nelle scuole Federico Bianchi di Castelbianco, direttore dell’IdO, propone di comunicare il valore della professione in modo diverso: “Non si parla mai della grande passione che dà la possibilità di lavorare con i bambini. Una soddisfazione che gli altri lavori non potranno mai offrire. Si parli di questo per motivare i giovani a scegliere tale formazione. Ricordiamo che tutto comincia dalla scuola dell’infanzia- afferma lo psicoterapeuta- il successo scolastico parte da questi primissimi anni di istruzione. Insegnare nella scuola dell’infanzia è un lavoro di grande responsabilità e soddisfazione che dobbiamo riconoscere. L’assenza di maestri penalizza tutti noi, manca una parte importantissima nella formazione dei bambini che saranno gli adulti di domani”. La prospettiva di stipendi bassi ha “certamente allontanato gli studenti universitari dallo scegliere il percorso di Scienze della formazione primaria per il timore di non riuscire in futuro a portare avanti una famiglia. In Italia molti insegnanti si sentono gli ultimi della classifica sociale”. Come riportare equilibrio? “Dare al corpo docente maggiore prestigio sociale e- conclude Castelbianco- garantire la presenza di entrambi i sessi fin dalla scuola primaria. Ripartire dalla base”.

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