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Coronavirus, l’ambasciatore in Uganda: “Con Aics aiuteremo i rifugiati. Qui la sfida sono il cibo e il controllo delle frontiere”

Mazzanti assicura: "I progetti di cooperazione riguarderanno tutta la comunità. Per far fronte ai camionisti positivi polizia è al confine"

Pubblicato:29-04-2020 16:31
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:14

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ROMA – “Con le sedi a Nairobi e Addis Abeba dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics) stiamo studiando il modo in cui sostenere in Uganda le popolazioni colpite dagli effetti del coronavirus. L’intervento sarà rivolto in particolare ai rifugiati, ma anche alle comunità ugandesi che li accolgono, per evitare che si creino differenze economiche e di accesso ai servizi e quindi tensioni”. Così all’agenzia Dire Massimiliano Mazzanti, ambasciatore d’Italia in Uganda.

Le misure di distanziamento sociale implementate da Kampala hanno lasciato senza reddito moltissime famiglie, che vivono di lavori ed espedienti quotidiani. Consapevole di questa situazione, Mazzanti spiega: “Con Aics stiamo studiando in quali settori è più urgente intervenire, dal momento che molte organizzazioni già operano nel Paese”. Una volta individuate le necessità tra i rifugiati – oltre un milione nel Paese – “stabiliremo un pacchetto di aiuti da erogare in tempi brevi”.

Quanto a Ruanda e Burundi, gli altri Paesi su cui la sede diplomatica di Kampala ha mandato, Mazzanti spiega: “Il Ruanda dispone già di molti strumenti per affrontare l’emergenza. In Burundi invece se ne riparlerà dopo le presidenziali del 20 maggio: da tempo la maggior parte delle ong italiane non operano più dato che il Paese si è chiuso progressivamente. La nostra priorità è collaborare al loro rientro”.


COVID E INCOGNITA FRONTIERE

“Le autorità ugandesi sono intervenute con grande tempestività per evitare l’epidemia di Covid-19: le misure di distanziamento sociale sono scattate rapidamente, perché è stata data priorità alla sicurezza. Le sfide principali: bilanciare queste misure con le necessità della popolazione che vive in larga parte di lavori quotidiani. Ma per ora i casi accertati sono un’ottantina e nessun decesso. Negli ultimi giorni si è presentata una nuova minaccia rappresentata dalle frontiere terrestri, perché sono stati trovati casi positivi tra gli autisti dei camion merci, e poi ci sono i transfrontalieri che passano a piedi“. Così Massimiliano Mazzanti, ambasciatore d’Italia in Uganda, con delega anche su Ruanda e Burundi.

Al telefono da Kampala l’ambasciatore ripercorre col pensiero le prime tensioni seguite dal lockdown implementato dall’Uganda, tra i più severi in Africa. “Qui si vive di lavori alla giornata” sottolinea Mazzanti: “Limitare i trasporti, imporre il coprofuoco dalle 19 alle sei e vietare le attività commerciali non essenziali lascia senza reddito moltissime persone”.

Un malcontento sfociato anche in disordini repressi dalla polizia, come hanno testimoniato media e organizzazioni per i diritti umani in questi giorni. “Purtroppo è avvenuto in molti Paesi dell’Africa” continua Mazzanti.

“In Uganda lo Stato è intervenuto con varie misure, come la distribuzione di cibo nei quartieri più disagiati“. Come molti Paesi africani, l’Uganda sa come gestire un’epidemia. Per questo la priorità è stata data alla chiusura degli aeroporti, tra cui quello di Entebbe che serve Kampala e fa da hub verso gli Stati confinanti.

“Negli ultimi giorni però – riferisce l’ambasciatore – diversi autisti di camion merci provenienti da Kenya o Tanzania sono risultati positivi al Covid-19”. L’Uganda ha bloccato l’ingresso di persone dall’estero ma ha garantito il trasporto dei prodotti, per non far mancare l’approvvigionamento di cibo e carburante.

Non appena sono stati però scoperti casi “importati”, sottolinea Mazzanti, “le autorità si sono attivate sviluppando un meccanismo con cui continuare a tracciare gli autotrasportatori positivi, permettendo così l’ingresso solo a chi non ha il coronavirus”.

Secondo l’ambasciatore, un’altra sfida è costituita dalla “permeabilità delle frontiere, che normalmente vengono attraversate a piedi da lavoratori o imprenditori ogni giorno”. Come ulteriore protezione, riferisce Mazzanti, il governo di Kampala ha dispiegato militari lungo le frontiere.

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