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Il terrorismo xenofobo uccide, anche grazie alle disuguaglianze

Presentato il volume 'Rete nera. Non ci sono lupi solitari' del giornalista Luca Mariani, che indaga il fenomeno dell'eversione di estrema destra

Pubblicato:29-03-2022 16:21
Ultimo aggiornamento:29-03-2022 16:21
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rete nera libro mariani
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ROMA – Negli ultimi vent’anni i governi dei Paesi occidentali hanno investito risorse quasi esclusivamente nel contrasto al terrorismo di matrice islamista, ignorando quello di ispirazione xenofoba e suprematista, che pure “fa male alla democrazia e uccide”. Ad affermarlo con chiarezza è stata la Reale commissione d’inchiesta del governo neozelandese nel report finale sull’attacco di Christchurch, che nel 2019 ha causato 51 morti fra i fedeli di una moschea. Luca Mariani, giornalista dell’agenzia Agi ed esperto di eversione di estrema destra, parte da qui per raccontare del suo ultimo libro, ‘Rete nera. Non ci sono lupi solitari’, edito da Futura editrice.

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L’occasione è una presentazione a Roma in una libreria di via Nazionale, fra piazza della Repubblica e i Fori Imperiali. Durante l’incontro Mariani illumina la rete di organizzazioni eversive xenofobe che in anni “ha causato centinaia e centinaia di morti” e che eppure “è sostanzialmente sconosciuta alla maggior parte dell’opinione pubblica”. Fra le numerose stragi, particolare attenzione merita quella di Utoya. Su quest’isola di un lago norvegese il 22 luglio 2011 un attentatore neonazista, Anders Breivik, uccise 69 giovani impegnati in un campo estivo del Partito laburista. Poche ore prima il terrorista, autore di un dettagliato manifesto, aveva fatto esplodere un’autobomba davanti gli uffici del primo ministro, uccidendo altre otto persone. Oggi, ricorda Mariani “una lapide ricorda le vittime di quell’attacco sulla terrazza della sede nazionale del Partito Democratico, a Roma”.


A intervenire è poi il deputato promotore dell’iniziativa in memoria degli attivisti laburisti norvegesi, Walter Verini, che rilancia il numero delle vittime delle stragi citate nel testo di Mariani, “parliamo di 400 persone morte in 45 attacchi“, almeno a partire dal 1994, denuncia il deputato, che poi amplia la riflessione e indaga sulle ragioni sociali di tanta efferattezza. “Esiste un brodo di coltura che è stato utilizzato da tanti governanti sovranisti, come l’ex presidente Donald Trump negli Stati Uniti, che sono saliti al potere facendo leva sulle paure degli elettori in un sistema dove manca la giustizia sociale. Timori che i penultimi riversano sugli ultimi, tra cui i migranti, che risultano così fra le vittime principali delle aggressioni di cui parliamo”.

Come combattere questa deriva? Il parlamentare non ha dubbi: “Rafforzando la democrazia che, è utile ricordarlo, è una forma di governo minoritaria nel mondo, ed è anche la più giovane”. Mentre in Ucraina prosegue da oltre un mese l’offensiva militare russa, il pensiero non può che andare anche al governo di Vladimir Putin, indicato addirittura da Breivik come sostenitore ideale dell’internazionale nera che organizza attentati in tutto il mondo. “Il Cremlino teme la democrazia come la peste”, ribadisce Verini.

Della Russia e del conflitto in Ucraina ha parlato anche padre Giulio Albanese, missionario e giornalista. “Quando Vladimir Putin cita il Vangelo e cita San Giovanni, compie un gesto sacrilego perché le parole di Dio sono riferite al martirio non violento”, ha affermato il religioso in riferimento al discorso pronunciato dal presidente russo due settimane fa allo stadio Luzniki di Mosca, nel corso della celebrazione dell’ottavo anniversario dell’annessione unilaterale della Crimea. Putin ha citato una frase di Gesù nel Vangelo di Giovanni, in riferimento ai soldati russi al fronte in Ucraina: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici”. Padre Albanese ha ripreso anche le fila del discorso sulle disuguaglianze. “L’economia così com’è ora uccide, è necessario costruire percorsi diversi in questo settore come ha detto più volte Papa Francesco“, la denuncia del missionario. “La concentrazione di ricchezza nelle mani di nababbi e la distruzione del ceto medio su iniziativa dei sacerdoti del ‘dio denaro’ della finanza ha fatto enormi danni”.

Nel corso dell’incontro si è parlato anche del versante italiano della “rete nera” denunciata da Mariani. Fra gli eventi citati anche l’assalto alla sede romana della Cgil lo scorso ottobre a opera di gruppi legati a Forza Nuova, guidati da uno dei fondatori del movimento, Roberto Fiore. Sull’episodio è tornato Roberto Ghiselli, segretario confederale del sindacato colpito dal raid, sempre guardando alle disuguglianze che alimentano le logiche xenofobe e suprematiste: “Bisogna lavorare per la distribuzione della ricchezza e combattere contro la precarietà del lavoro“, le priorità illustrate dal dirigente della Cgil.

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