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Siccità, allarme in Emilia-Romagna: la falda nel sottosuolo sono al -200%

Per i prossimi giorni sono previste piogge, ma gli esperti del Canale emiliano-romagnolo avvertono: "Non è detto che riescano a romediare a questo impoverimento storico"

Pubblicato:29-03-2022 14:16
Ultimo aggiornamento:29-03-2022 14:57

fiume po_siccità
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BOLOGNA – Dopo 110 giorni consecutivi di siccità in Emilia-Romagna le acque di falda sono calate del 200%. E anche se nei prossimi giorni è prevista finalmente la pioggia, “sarà fondamentale comprendere se effettivamente potrà alleviare, almeno parzialmente, un gap storico di impoverimento della falda nel sottosuolo“. A segnalarlo è il Cer, il Canale emiliano-romagnolo, i cui laboratori tecnico-scientifici hanno svolto alcune analisi statistiche sui recenti monitoraggi della falda sotterranea. Grazie a questi dati, il consorzio ha messo a punto alcune contromosse da suggerire agli agricoltori per aiutarli a limitare i danni causati dalla siccità. Ad oggi i dati di Arpae, infatti, riportano un “contenuto idrico dei terreni inferiore alla norma (molto inferiore sul settore nord-est del ferrarese), mentre nelle falde superficiali si registrano livelli tipici delle estati più siccitose”.

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COMPLICAZIONI PER COLTURE PRIMAVERILI ED ESTIVE

L’acqua nel sottosuolo va “da -150 a -200% rispetto alla media storica del periodo- spiega il consorzio- nel comprensorio del Cer si stima che la mancanza di piogge abbia già reso critica la gestione delle graminacee estive su una superficie prossima a 50.000 ettari“. A causa della siccità, inoltre, “si registrano grosse complicazioni nella semina delle colture primaverili-estive“. Infine, la domanda di acqua nei frutteti “è elevata per poter contrastare le pericolose gelate primaverili, già causa di enormi perdite l’anno scorso”. A questo, sottolinea il presidente del Cer, Nicola Dalmonte, si aggiungono anche una “grande incertezza economica” e i costi “proibitivi dell’energia e dei fertilizzanti”. Per questo, attraverso il laboratorio ‘AcquaCampus’ a Budrio, nel bolognese, il Cer “è all’opera per dare soluzioni concrete al settore agricolo”.


IL CER SI PREPARA PER DARE SUPPORTO DIRETTO ALL’AGRICOLTORE

Si tratta di “strumenti tecnici sviluppati su nuove modalità di irrigazione- spiega Dalmonte- automazione degli impianti, sensori e dati satellitari, integrati nella piattaforma ‘Irriframe’ di Anbi”. Il Cer inoltre si sta attrezzando per “fornire sul campo supporto diretto all’agricoltore e concentrare la poca acqua disponibile nelle fasi più critiche della coltura, contenendo i danni potenziali alla siccità”. In questo senso il monitoraggio e le analisi dei dati agro-climatici della Regione Emilia-Romagna “integrano in modo decisivo l’insieme dei big data essenziali per il sistema ‘IrriFrame’ a supporto delle strategie di gestione in situazione di emergenza”.

“MONITORARE IL PO”

Con questi livelli di siccità, insiste il Cer, “assume ancora più rilevanza l’attuare in tempi adeguati la gestione efficiente e sostenibile dell’acqua”. La risorsa idrica è impiegata per l’irrigazione, l’uso industriale, civile e ambientale. Per questo è “necessario monitorare costantemente il livello del Po, soprattutto all’impianto Palantone, principale snodo di derivazione delle acque, per poter gestire gli eventi siccitosi”. Da un punto di vista idraulico, “sappiamo che quando il livello del Po al Palantone raggiunge circa 2,5 metri il sistema va in sofferenza, rischiando il blocco delle pompe al punto di prelievo- spiega Raffaella Zucaro, direttore generale del Cer- per questo, già da due anni, sono stati avviati i lavori di ammodernamento della dotazione elettroidraulica“. Il consorzio si sta dotando anche di “ulteriori quattro nuove pompe tecnologicamente avanzate, per un migliore adattamento al mutamento del clima che sta condizionando fortemente anche il livello del Po”.

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