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ROMA – “Qual è la situazione a Roma per quanto riguarda la pulizia della città e i rifiuti? Metà delle strade non sono spazzate a sufficienza. La raccolta differenziata è 15 punti sotto la media nazionale e negli ultimi quattro anni non è cresciuta neanche di un punto. Due terzi delle utenze porta a porta dichiarano che l’immondizia viene raccolta in ritardo. Per questo servizio scadente le imprese, come bar, ristoranti, negozi o alberghi pagano il doppio di Tari rispetto alla media nazionale. Sprechiamo 170 milioni di euro all’anno per mandare i rifiuti fuori Roma perché a differenza di tutte le altre capitali europee, non abbiamo impianti dove mandarli. L’assenteismo dei dipendenti dell’Ama è il doppio della media nazionale del settore. Un disastro gestionale. Non a caso, la pulizia della città è la prima preoccupazione dei romani. Tutti quelli citati sono dati del Comune e sono pubblici”. Così Carlo Calenda, leader di Azione e candidato sindaco di Roma, lancia ufficialmente in un video pubblicato su Facebook la prima parte del suo programma elettorale, partendo dal tema rifiuti. Nelle prossime settimane seguiranno mobilità, verde e via via gli altri settori.
“Cosa vogliamo fare? Un programma in 4 punti, articolati su due dimensioni: quello che occorre fare immediatamente per gestire l’emergenza mentre realizziamo gli investimenti per risolvere una volta per tutte il problema della pulizia- spiega Calenda- Primo, partiamo dalle basi: pulire strade e marciapiedi, oggi sporchi e pieni di erbacce. Per non parlare delle aree intorno ai cassonetti: praticamente delle piccole discariche urbane. Con un Piano straordinario di pulizia della città da avviare subito e basato su 4 pilastri: spazzamento aree pubbliche, rimozione erbe infestanti, cancellazione delle scritte vandaliche e raccolta foglie per quando arriverà l’autunno. È un Piano da 12 mesi, una terapia d’urto che costa 40 milioni di euro e si finanzia risparmiando sui tanti sprechi di Ama, che dovrà rendere strutturali queste attività”.
“Secondo punto, evitare che Roma si ritrovi puntualmente in emergenza rifiuti: avete presente quando l’Ama smette di svuotare i cassonetti e la città si riempie di immondizia? Per irresponsabilità della politica Roma non ha gli impianti dove mandare i suoi rifiuti e ogni giorno spediamo 163 tir verso 55 impianti in 8 regioni d’Italia per prenderseli. Vi pare una cosa normale? Quando per qualsiasi motivo questi impianti smettono di funzionare, l’Ama non sa dove portarli ed ecco che si crea l’emergenza. Per questo dobbiamo realizzare gli impianti a Roma: una grande città, Capitale europea, non può dipendere ogni giorno dagli altri- prosegue il candidato sindaco- Abbiamo un piano in due fasi: renderci autonomi da subito, mettendo in sicurezza la città con soluzioni temporanee: tritovagliatori e impianti di prossimità più efficienti dei nostri, così chiudiamo il Tmb di Rocca Cencia e lo trasformiamo in una moderna struttura per la valorizzazione del secco, senza rifiuto organico e senza quegli odori che rovinano la vita del VI Municipio. In questo modo Roma è al riparo dalle emergenze e nel frattempo costruiamo gli impianti che garantiranno un futuro sostenibile per la nostra città”.
Il piano prevede: “Tre impianti capaci di produrre biometano dal trattamento delle frazioni organiche. Tre piattaforme per valorizzare plastiche e vetro. Un impianto dedicato al riciclo della carta e del cartone e una grande officina del riciclo per i rifiuti ingombranti. Una bioraffineria d’avanguardia, capace di produrre idrogeno e biocombustibili dai rifiuti urbani, senza dover più ricorrere a discariche e senza emettere CO2 nell’aria, innescando un vero processo di economia circolare. Infine costruire o riqualificare due Tmb. È un piano di sviluppo all’avanguardia, degno di una Capitale europea. Costa circa 800 milioni di euro, cioè quanto abbiamo speso in 5 anni con l’attuale follia di mandare tir in giro per tutta Italia. Questo piano renderà Roma finalmente autonoma sui rifiuti. L’importante è smettere di chiacchierare e iniziare a fare, pensate che negli ultimi cinque anni non si è costruito neanche mezzo impianto. Vogliamo poi completare la procedura di copertura e ripristino ambientale dell’area di Malagrotta, dove sorge la più grande discarica d’Europa. Altra cosa annunciata e mai fatta”.
Terzo punto, continua Calenda, “il riciclo dei rifiuti. Oggi Roma è circa al 45% di raccolta differenziata, 15 punti sotto la media nazionale. Non è accettabile. Per arrivare al 65% di differenziata bisogna estendere il sistema di raccolta porta a porta all’80% delle utenze non domestiche, aumentare le isole ecologiche dove portare i rifiuti ingombranti e le apparecchiature elettroniche obsolete e realizzare una rete di compostaggi moderni vicino a ogni grande centro di produzione dell’organico: caserme, scuole, mercati rionali”.
“Fondamentale sarà anche promuovere la cultura della prevenzione e della riduzione dei rifiuti e contrastare chi oggi evade la Tari facendo ricadere il peso sul resto dei cittadini. Questo si può fare facilmente, incrociando sei banche dati che abbiamo identificato per portare alla luce chi produce rifiuti ma non ne paga il costo”.
“Veniamo poi all’Ama, che ha in gestione fino al 2029 il servizio di pulizia della città. Pensare di andare avanti fino a quella data con i livelli di inefficienza che conosciamo è impensabile. Ama va incorporata in Acea, una società sempre a controllo pubblico, ma con un’organizzazione aziendale più solida ed efficiente, per costruire una grande multiutility come nelle migliori pratiche italiane”.
Nel complesso, conclude il candidato sindaco della Capitale, “con questi interventi rendiamo Roma più pulita nell’immediato, autonoma ed efficiente come dev’essere una grande capitale europea e all’avanguardia dal punto di vista ambientale. Tutto questo abbassando il costo per i cittadini”.
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