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Calcio, sempre meno tifosi romanisti allo stadio: non c’è più goliardia

Tra le cause ci sono la mancanza di un ambiente goliardico, le barriere in curva, l'obbligo di rispettare il posto a sedere e gli eccessivi controlli delle forze dell'ordine. È quanto emerge dal sondaggio on line 'Romanisti allo stadio' lanciato dalla Curva Sud

Pubblicato:29-02-2016 10:46
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 22:03

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tifoso roma

ROMA – I tifosi romanisti vanno sempre di meno allo stadio. Tra le cause ci sono la mancanza di un ambiente goliardico, le barriere in curva, l’obbligo di rispettare il posto a sedere e gli eccessivi controlli delle forze dell’ordine. È quanto emerge dal sondaggio on line ‘Romanisti allo stadio’ lanciato dalla Curva Sud per rilevare le cause e le possibili soluzioni all’assenza dei tifosi dagli spalti dello Stadio Olimpico. “La percentuale di buoni frequentatori dello stadio (con più di 8 presenze sugli spalti)- fanno sapere i promotori- scende dal 66% a meno del 20% in una sola stagione, con un calo del 46%. E questo dato va ben oltre i dati ufficiali sulla presenza allo stadio, che registrano in generale un calo di presenze a partita pari al 17,5% dalla stagione 2014/2015 (con 40mila spettatori) alla stagione 2015/2016 (con 33mila). Inoltre, gli spettatori occasionali o nulli sono più che triplicati in una sola stagione, passando dal 21% al 70%”. All’indagine hanno partecipato 3.214 supporters giallorossi: il 50% di loro è abbonato in Curva Sud, mentre il 38,5% non lo è.

“Esiste dunque una larga fetta di tifosi- proseguono i promotori- che pur essendo ‘fidelizzati’ dalla loro naturale appartenenza, non acquista abbonamenti per la sua squadra”.


Ma perché i tifosi della Roma non vanno più volentieri allo stadio? “Per l’84% dei partecipanti- si legge nel sondaggio- allo stadio manca l’ambiente di prima (ci sono sempre meno fumogeni, bandiere, cori e tutto quanto crei atmosfera); il 71,7% non vuole rischiare un Daspo perché ha sbagliato posto a sedere; il 70,1% perché ci sono le barriere in curva; il 59,5% perché ci sono troppi controlli delle forze dell’ordine”. Tra le cause della disaffezione allo stadio, invece, si possono escludere le vittorie della squadra (per l’81,1% è irrilevante il risultato della partita); la questione sicurezza (il 60,5% risponde di sentirsi sicuro sugli spalti); la questione economica (il 53,1% afferma di potersi permettere di andare allo stadio); il fattore visibilità della partita (per il 46,3% la partita si vede bene, anche se per il 26% degli intervistati i cartelloni a bordo campo spesso rappresentano un ostacolo alla vista del pallone). Il sondaggio- spiega il promotore Alvise Mattei (nipote di Attilio Mattei, calciatore della Roma dal 1927 al 1933)- mostra chiaramente come tra gli intervistati, che rappresentano un gruppo significativo di fruitori dello stadio, principalmente nel settore Curva Sud, sia chiara la percezione dello scadimento dell’esperienza stadio, causato dalla mancanza di ambiente e da alcune misure introdotte nell’anno corrente. Questi fruitori costituiscono comunque un ottimo bacino di utenza, completamente fidelizzato- prosegue- che spende una discreta quantità di denaro per la sua passione. Le misure da intraprendere per riportare i tifosi allo stadio risultano chiare dalle risposte fornite in questo sondaggio. È facilmente prevedibile che se l’assenza di ‘ambiente’ rimarcata dagli intervistati dovesse perdurare, l’effetto di vuoto è destinato ad incrementarsi”.

Secondo l’avvocato e tifoso dell’AS Roma Lorenzo Contucci, va rimarcato che “rinunciando a questi tifosi la società rinuncia ad una consistente fetta di clienti- sottolinea- disposta a frequentare uno stadio poco accogliente, quasi irraggiungibile, anche con una squadra poco competitiva. L’attendibilità di questo sondaggio è limitata ovviamente ad un gruppo di intervistati che rappresenta in maniera significativa solo i frequentatori di alcuni settori, pur contenendo una larga parte di non abbonati, e quindi di potenziali (o attuali) fruitori dello stadio. Il numero di intervistati è comunque molto elevato- conclude Contucci- ben oltre i numeri solitamente utilizzati per i campioni statistici”.

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