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di Emanuele Nuccitelli e Cristina Rossi
ROMA – Cinque migranti dei 49 sbarcati ieri dalla nave Cassiopea in Albania sono già stati imbarcati per rientrare in Italia, a Brindisi. Si tratta di 4 minori e un vulnerabile, di cui 2 del Gambia, uno del Bangladesh e due della Costa d’Avorio. Gli altri 44 saranno trasferiti a Gjader: sono 8 provenienti dall’Egitto e 36 dal Bangladesh. Per loro da oggi partono le 48 ore a disposizione della Corte d’Appello di Roma per confermare o meno il trattenimento.
Non mancano le polemiche sulla gestione del terzo gruppo di migranti trasferiti nei centri albanesi per la “procedura accelerata di frontiera”. Il Tavolo asilo e immigrazione (Tai), in missione in Albania in collaborazione con il Gruppo di contatto parlamentare, denuncia infatti “gravi violazioni dei diritti umani”, in particolare riferite alla fase di pre-screening.
Il Tai infatti ha monitorato “il terzo trasferimento forzato di persone migranti, organizzato dal governo italiano”. Il suo resoconto: “Le 49 persone trasferite, principalmente dal Bangladesh, insieme a sei egiziani, una persona dalla Costa d’Avorio e una dal Gambia, sono state portate nell’hotspot di Shëngjin per identificazione e valutazione delle vulnerabilità. Il Tai, insieme all’onorevole Rachele Scarpa del Partito democratico, ha avuto accesso alla struttura e interloquito con le autorità italiane, che hanno confermato la presenza di ‘uno o due minorenni’ e di ‘alcuni vulnerabili’, ancora in fase di accertamento”, si legge in una nota.
Dalla visita, denuncia il Tavolo asilo e immigrazione, “sono emerse gravi violazioni dei diritti umani. L’accertamento di minore età e vulnerabilità sarebbe dovuto avvenire prima del trasferimento, come previsto dal Protocollo tra Italia e Albania. L’assenza dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni sulle navi ha impedito verifiche adeguate, rendendo il trasferimento ancora più illegittimo e negando il diritto all’accoglienza”. La delegazione del Tai, si legge ancora nella nota, “continuerà a monitorare la procedura e le condizioni delle persone richiedenti asilo nei centri di trattenimento e a denunciare pubblicamente le violazioni riscontrate, con l’obiettivo di fermare queste operazioni e garantire il rispetto dei diritti delle persone coinvolte”.
Del Tavolo asilo e immigrazione fanno parte diverse associazioni: A Buon Diritto, ACLI, ActionAid Italia, Amnesty International Italia, ARCI, ASGI, Casa dei Diritti Sociali, Centro Astalli, CGIL, CIES, CIR, Commissione Migrantes e GPIC Missionari Comboniani provincia italiana, CNCA, CoNNGI, Europasilo, Fondazione Migrantes, Forum per Cambiare l’Ordine delle Cose, Intersos, IRC Italia, Italiani Senza Cittadinanza, Medici del Mondo, Oxfam Italia, ReCoSol, RED Nova, Refugees Welcome Italia, Senza Confine, SIMM, UNIRE.
“Chi ha valutato la vulnerabilità dei 49 se l’Oim non era a bordo”: se lo chiede anche l’associazione “Mai più lager-No ai Cpr”, che si unisce alla denuncia del Tavolo Asilo e Immigrazione e punta il dito allor stesso modo contro le falle nella procedura di screening. In particolare, “è stata constatata l’assenza a bordo della nave della Marina dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim)”, l’agenzia dell’Onu “designata dal governo come la realtà preposta ad effettuare le procedure di screening delle condizioni di salute e della sussistenza di casi di vulnerabilità, che come è noto escludono la deportazione in Albania e la detenzione dei soggetti in questione”. E allora le domande naturali sono: “È stato fatto o non è stato fatto lo screening? Se sì, da chi, se non dalle persone designate dal governo? Personale militare, come è assolutamente vietato che sia?”. Al momento “la delegazione non è neppure ancora entrata (sperando che vi riesca)- proseguono gli attivisti- e già le irregolarità sono a dir poco gravissime”.
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