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Estorsioni con metodi mafiosi, arrestata Gina Cetrone (ex consigliera Pdl ora con Toti)

Gina Cetrone è stata anche consigliera del Pdl in Lazio. Tra le accuse c'è anche quella di aver fatto un accordo con il clan per avere garantiti manifesti elettorali più in vista

Pubblicato:29-01-2020 11:50
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 16:55

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ROMA – C’è anche l’ex consigliera regionale Pdl del Lazio e attuale coordinatrice regionale del partito ‘Cambiamo con Toti’, Gina Cetrone, tra le cinque persone arrestate dalla squadra mobile di Latina, perché accusate a vario titolo, di estorsione, atti di illecita concorrenza e violenza privata, con l’aggravante del metodo mafioso. I fatti si riferiscono al periodo maggio-giugno 2016.

L’indagine, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Capitale guidata dal procuratore Michele Prestipino, si è avvalsa anche del contributo dichiarativo dei collaboratori di giustizia Renato Pugliese e Riccardo Agostino, già sottoposto alla misura della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno a Latina e per il quale si procede separatamente. Nei confronti di Gina Cetrone e degli altri quattro, Armando Di Silvio, detto Lallà, Gianluca e Samuele Di Silvio e Umberto Pagliaroli, il gip di Roma Antonella Minunni ha disposto la misura cautelare del carcere.

Un credito di alcune migliaia di euro da riscuotere con ‘particolari’ modalità. Secondo l’accusa, nell’aprile del 2016, Gina Cetrone insieme a Pagliaroli, come creditori di un imprenditore di origini abruzzesi, in relazione a forniture di vetro effettuate dalla società a loro riconducibile, Vetritalia srl, avrebbero richiesto l’intervento di Samuele e Gianluca Di Silvio e di un’altra persona, Agostino Riccardo, per la riscossione del credito, previa autorizzazione di Armando Di Silvio detto ‘Lallà’, capo dell’associazione.


Cetrone e Pagliaroli, sempre secondo quanto ricostruito nelle indagini coordinate dalla Dda di Roma, dopo aver convocato l’imprenditore presso la loro abitazione, gli avrebbero richiesto il pagamento immediato della somma dovuta, impedendogli di andare via a bordo della sua auto. La coppia avrebbe costretto l’uomo ad attendere l’arrivo di Agostino Riccardo, Samuele Di Silvio e Gianluca Di Silvio che, una volta sul posto lo hanno minacciato, prospettando implicitamente conseguenze e ritorsioni violente nei suoi confronti e verso i suoi beni. Avrebbero costretto poi l’imprenditore a recarsi il giorno dopo in banca, sotto la loro stretta sorveglianza e di quella di Pagliaroli, attendendolo fuori dall’istituto bancario, a effettuare un bonifico di 15mila euro a favore della società e a consegnare ‘per il disturbo’ 600 euro.

ACCORDO CON IL CLAN PER AVERE MANIFESTI ELETTORALI PIU’ IN VISTA

Dall’indagine della Quetura di Latina emergono anche illeciti connessi a competizioni elettorali nella provincia di Latina. Secondo quanto emerge dalle indagini, Agostino Riccardo e Renato Pugliese, proprio su determinazione di Cetrone e Pagliaroli, moglie e marito, avrebbero costretto addetti al servizio di affissione dei manifesti elettorali di altri candidati alle elezioni comunali di Terracina del giugno del 2016, a omettere la copertura dei manifesti della candidata Gina Cetrone costringendoli ad affiggere i propri manifesti solo in spazi e luoghi determinati, in modo che i manifesti di quest’ultima fossero visibili agli altri.

L’ex consigliere regionale Pdl e il marito, come riportato nell’ordinanza, avevano allacciato un accordo con il clan Di Silvio che, in cambio di un contributo di 25mila euro, si sarebbe attivato affinché la candidatura della donna a sindaco di Terracina avesse il massimo della visibilità alle elezioni. Visibilità da ottenere “tramite affissione anche abusiva” dei manifesti elettorali di Cetrone “a scapito di quelli degli altri candidati”.

Nel provvedimento cautelare si fa riferimento all’episodio di violenza messo in atto ai danni di addetti al servizio di affissione. “Fateve il lavoro vostro e noi ci famo il nostro… non mi coprite Gina Cetrone sennò succede un casino“, è la frase di Riccardo Agostino, poi collaboratore di giustizia, confermata in un interrogatorio del 16 luglio 2018.

IL GIP: SOGGETTI SCALTRI E E PERICOLOSI

“Gina Cetrone e Umberto Pagliaroli si sono rivelati i soggetti scaltri e pericolosi che non hanno avuto alcuno scrupolo nel ricorrere in diverse occasioni ai Di Silvio per inibire e condizionare l’attività imprenditoriale di un concorrente e per interferire sull’andamento della campagna elettorale”. E’ quanto si legge nell’ordinanza del Gip, Antonella Minunni, in relazione agli arresti a Latina di Gina Cetrone e di altre 4 persone indagate a vario titolo per estorsione, atti di illecita concorrenza e violenza privata, aggravati dal metodo mafioso.

“Armando Di Silvio- si legge nel provvedimento- si conferma capo e promotore dell’associazione. Ha una caratura criminale davvero eccezionale. È lui che risolve le questioni sorte all’interno della consorteria, che decide la ripartizione dei profitti illeciti, anche nelle estorsioni in esame. Rappresenta il punto di riferimento per tutti, colui che dice la prima ed ultima parola su ogni questione così come nei patti che l’organizzazione criminale stipula con esponenti politici”.

TOTI: CETRONE NEPPURE ANCORA ISCRITTA A CAMBIAMO!

“La signora Cetrone non riveste alcun incarico in Cambiamo!, dal momento che il comitato promotore, unico organo statutario per quanto riguarda l’assegnazione di incarichi, non ha mai preso in considerazione di assegnarne uno all’ex consigliera regionale del Lazio, la cui iscrizione al nostro movimento politico non risulta nemmeno ancora formalizzata”. Così, in una nota, il presidente della Regione Liguria e fondatore di Cambiamo!, Giovanni Toti, dopo l’arresto a Latina di Gina Cetrone, sedicente membro del coordinamento regionale “Cambiamo! con Toti” e coordinatore provinciale di Latina.

“Chiunque, come ha fatto la solita Alice Salvatore, che evidentemente continua a parlare senza informarsi o peggio non capisce, associ il nostro movimento politico alle vicende giudiziarie in corso ne risponderà in sede legale, dove adiremo a tutela della nostra reputazione- ribatte il governatore- diffidiamo chiunque a utilizzare in modo menzognero questa vicenda. E visto che nessun media ha avuto cura di verificare la notizia, prendendo come fonte ufficiale la pagina Facebook della signora Cetrone, pretendiamo le rettifiche immediate per il gigantesco danno di immagine subito dal nostro partito”.

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