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Migranti, Komla-Ebri: “Abbasso il franco Cfa, ma quante bugie…”

https://www.youtube.com/watch?v=u3mmhzwdM0I&feature=youtu.be ROMA - "Sostenere che il franco Cfa e' la ragione dell'immigrazione in Italia e' una bugia"

Pubblicato:29-01-2019 14:48
Ultimo aggiornamento:29-01-2019 14:48

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ROMA – “Sostenere che il franco Cfa e’ la ragione dell’immigrazione in Italia e’ una bugia” dice Kossi Ame’kowoyoa Komla-Ebri, medico e scrittore di origini togolesi, nel nostro Paese dal 1974, noto per il romanzo ‘Neyla’ o il successo di ‘Imbarazzismi’, piccoli racconti di discriminazione quotidiana. Lo spunto sono le dichiarazioni dei vice-primi ministri Luigi Di Maio e Matteo Salvini sulla moneta garantita dalla Francia, che la utilizzerebbe per sfruttare l’Africa e accaparrarsi le sue risorse.
“Oggi parlare di franco Cfa fa quasi sorridere, e’ una cosa cosi’ arcaica e legata alla ‘Francafrique’, e poi soprattutto il problema e’ posto male” premette Komla-Ebri, intervistato dall’agenzia ‘Dire’ a margine di una conferenza a Roma.


L’orizzonte del colloquio e’ ampio, e va al di la’ di quelli che lo scrittore definisce “giochi” dei politici. “Se e’ tutta colpa del franco come mai i migranti arrivano anche dalla Nigeria o dal Ghana, Paesi che questa moneta non l’hanno mai avuta?” chiede Komla-Ebri. “E non e’ poi che l’Italia si dimentica di aver colonizzato l’Eritrea, l’Etiopia e la Somalia, insomma il Corno d’Africa, una regione dove il Cfa non c’e’ e da dove pero’ tante persone partono per il Mediterraneo?” Che a Roma il problema sia posto bene o male, restano le difficolta’ dei Paesi subsahariani, compresi i 14 del franco, perlopiu’ ex colonie di Parigi. “Dovremmo chiederci come mai 60 anni dopo le indipendenze non hanno ancora cercato di costruire una propria moneta” dice Komla-Ebri: “Finiamola di nasconderci dietro il paravento della schiavitu’, della colonizzazione o del neocolonialismo; e’ ora di risolvere i nostri problemi cercando soluzioni concrete”.

Secondo lo scrittore, “una servitu’ legata al franco Cfa esiste sicuramente” e per superarla serve anzitutto una nuova classe politica in Africa. “Dobbiamo venirne fuori senza farci uccidere come e’ successo a tanti dirigenti in passato” dice Komla-Ebri. “Abbiamo bisogno di istituzioni forti e leader veri, non burattini alla corte dell’opulenza, buoni solo a prendersi le ricchezze dei loro Paesi”.

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