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MILANO – “Da gennaio, ci è stato garantito, arriveranno 600 ulteriori unità delle forze dell’ordine, tra polizia, carabinieri, e Guardia di Finanza”.
A comunicarlo il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, al termine della riunione sulla sicurezza in città in Prefettura con il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, in seguito ai fatti occorsi a Corvetto. Come sottolinea il sindaco, “i seicento che arriveranno sono addizionali rispetto al ripristino del turnover”.
La conferma arriva direttamente dalle parole del ministro dell’Interno: “Abbiamo parlato dei rinforzi che sono ormai imminenti, attesi tra dicembre e gennaio, immetteremo oltre al normale turn-over tra le tre forze di polizia più di 600 unità di personale aggiuntivo”.
Per il titolare del Viminale “avremo un significativo beneficio anche nei servizi di controllo del territorio e questo, ripeto, era già stato programmato a prescindere dagli ultimi accadimenti”, sottolinea Piantedosi.
Riguardo all’indagine per omicidio colposo a carico dell’autista della gazzella che inseguiva lo scooter da cui il giovane egiziano Ramy Elmagl è stato sbalzato, il ministro ha confermato che l’Arma sta compiendo indagini sul comportamento del commilitone. “Lo specifico episodio è all’analisi, come sapete, dell’autorità giudiziaria. C’è un contributo che la stessa Arma dei Carabinieri sta mettendo in campo”. “Abbiamo avuto anche modo di riflettere che la stessa condizione di indagato del carabiniere che ha operato è una garanzia per il carabiniere”, perché “gli consente quindi di beneficiare della possibilità di partecipare allo svolgimento degli atti giudiziari, ma è anche il segnale che non esistono da parte dello Stato sacche di presunzioni” di innocenza, precisa Piantedosi.
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Rispondendo alla domanda se si sentirebbe di confermare che Milano è una città pericolosa, Piantedosi ha confermato. “Milano è una città pericolosa perché è una città complessa, è una città ricca, è una città attrattiva. Quindi molto spesso se uno guarda le statistiche che no, gli stessi elementi che denotano una valenza positiva, la ricchezza, l’attrattività, l’effervescenza nello stesso tempo generano elementi di pericolosità, di, come dire, attenzione sulla sicurezza. Quindi ovviamente per quello che mi compete è sempre difficile semplificare. Poi giusto che chi fa altro tipo di mestiere, altro tipo di valutazione, possa essere più immediato e più lapidario”.
Sui disordini al Corvetto, Piantedosi ha affermato: “Credo sia ormai finita questa effervescenza, questa fibrillazione che c’è stata nelle ore immediatamente successive con protrazione nelle due giornate successive. Un fenomeno che è ragionevole considerare in regresso”.
Qualcuno fa notare al capo del Viminale che è stato fatto un parallelismo tra Parigi e Milano, utilizzando il termine ‘banlieue’. “Io credo che oggettivamente sia molto esagerato assimilare” i fatti di Corvetto agli incidenti nelle periferie francesi, “per questioni di numeri, proprio di evidenza. Tuttavia sono segnali che non vanno sottovalutati. Chi immagina che l’integrazione passi semplicemente attraverso un rilascio di un foglio di carta, di un permesso di soggiorno, quindi solo di una decretazione formale, sbaglia. Perché questi episodi dimostrano, anche questi che sono successi qui a Milano, che il tema dell’integrazione passa attraverso dinamiche per le quali non basta essere munifici con il rilascio di titoli di soggiorno, pezzi di carta”. “Sarebbe molto comodo per tutti noi responsabili istituzionali lavarci la coscienza rilasciando permessi di soggiorno e poi dicendo ‘abbiamo fatto quello che dovevamo fare, adesso scatterà l’integrazione’, perché non è così. Sono fenomeni di grande complessità”, chiude sul punto Piantedosi.
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