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La storica Galleria dell’Oca arriva al Palazzo delle Esposizioni, l’arte nella Roma del 1978

Dal 29 novembre al 26 febbraio la mostra 'Mario Merz. Balla, Carrà, de Chirico, de Pisis, Morandi, Savinio, Severini'

Pubblicato:28-11-2022 18:06
Ultimo aggiornamento:28-11-2022 18:06

Mario Merz Palazzo delle Esposizioni
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Il Palazzo delle Esposizioni presenta la mostra ‘Mario Merz. Balla, Carrà, de Chirico, de Pisis, Morandi, Savinio, Severini. Roma 1978’, un progetto espositivo promosso da Roma Culture e Azienda Speciale Palaexpo, a cura di Daniela Lancioni. L’esposizione fa parte del ciclo Mostre in mostra con cui il Palazzo delle Esposizioni propone la ricostruzione di alcune tra le più significative vicende espositive che hanno caratterizzato il panorama artistico a Roma a partire dal secondo Novecento. Per questa seconda edizione viene riproposta la mostra ‘Mario Merz. Balla, Carrà, de Chirico, de Pisis, Morandi, Savinio, Severini’ inaugurata alla storica Galleria dell’Oca di Roma il 15 marzo del 1978, e frutto della collaborazione tra Luisa Laureati Briganti, fondatrice della galleria, e i galleristi Luciano Pistoi e Gian Enzo Sperone.

Da annoverare tra le pietre miliari nella storia delle esposizioni contemporanee, la mostra colpisce per l’accostamento, all’epoca del tutto inusuale, tra i lavori di Mario Merz, figura di spicco dell’Arte Povera, e i principali pittori italiani del Novecento. Viene riproposta oggi proprio in virtù del fatto che questa esposizione è riuscita ad abbattere barriere stilistiche, cronologiche e persino ideologiche, facendo convivere un acclamato interprete di quelle Neoavanguardie che in nome di un rapporto autentico con il mondo avevano rinunciato alla pittura, con i più celebri tra gli artisti che il mondo lo avevano riversato nei loro quadri rendendo incandescente la pittura italiana della prima metà del XX secolo.

Il connubio venne celebrato in assenza totale di attriti o di contrastanti prese di posizione. A congegnarlo furono tre galleristi, che possono considerarsi a tutti gli effetti dei curatori, e un artista, Mario Merz, eccezionalmente aperto verso gli altri. Il fil rouge che portarono alla luce con ‘naturalezza’ è quello della storia dell’arte e della qualità delle opere, espressione matura di un processo di contaminazione tra arte concettuale e tradizione della pittura al quale concorsero più voci. Riproporre oggi questa mostra permetterà di ragionare su alcuni snodi della cultura recente, sullo sbiadire, in particolare, di alcune rigide ‘compartimentazioni’ che segnarono gli anni Settanta e sul fenomeno definito, in maniera inadeguata, del ‘ritorno alla pittura’.


Rispetto all’attualità, il felice e all’epoca inusuale accostamento può essere interpretato come una delle espressioni sorgive della liberatoria, quanto complessa, fluidità che segna il tempo presente. Le tre opere di Mario Merz esposte nel 1978 alla Galleria dell’Oca sono in mostra al Palazzo delle Esposizioni e a queste ne è stata aggiunta una che venne presentata contemporaneamente nella sede romana della galleria di Gian Enzo Sperone. Nel loro insieme questi lavori, rilevanti al punto da essere conservati ora nei musei o presso importanti collezioni internazionali, rappresentano una sintesi altamente significativa dei tratti essenziali del lavoro dell’artista e dei materiali e dei temi che con maggiore frequenza appaiono nella sua opera: i neon, i numeri di Fibonacci, l’igloo, la cera, l’animale tassidermizzato, le fascine e le immagini dipinte su tele non intelaiate.

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