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Legambiente contro Conte: “Il suo fu un condono”. Pd: “Nel 2018 errore grave”

L'associazione ambientalista e i dem accusano il governo gialloverde per la norma sulla ricostruzione post terremoto nell'isola, inserita nel decreto Genova sul Ponte Morandi

Pubblicato:28-11-2022 16:11
Ultimo aggiornamento:28-11-2022 16:36
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ROMA – La tragedia della frana che ha devastato Casamicciola, provocando almeno otto morti (i dispersi sono quattro), riaccende la polemica su un provvedimento varato dal governo Conte 1 nel 2018. Il contestato condono per la ricostruzione post terremoto per l’ex premier dell’esecutivo gialloverde non fu un vero condono. “Abbiamo solo chiarito la procedura di semplificazione per dare risposte, esaminare quelle richieste. Ma non era permesso concedere sanatorie in caso di vincolo idrogeologico”, ha dichiarato ieri Conte a ‘Mezz’ora in più’.

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Una posizione che non trova d’accordo in tanti: dall’esponente dei Verdi Angelo Bonelli al leader di Italia Viva Matteo Renzi. A cui oggi si sono aggiunti anche, tra gli altri, Legambiente e il Partito democratico. Tutti contro il provvedimento contenuto nel decreto Genova sul Ponte Morandi.


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LEGAMBIENTE: “ECCO DOV’È IL CONDONO DEL GOVERNO CONTE 1”

L’associazione ambientalista, che già nelle ore successive alla catastrofe sull’isola d’Ischia aveva bollato come “condanne” le sanatorie e i condoni approvati per chi vive in Campania, smentisce le parole di Conte: “È vero l’esatto contrario. Il condono c’è ed è nell’ultima frase del primo comma dell’articolo 25 del decreto Genova“, spiega il presidente di Legambiente Stefano Ciafani.

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“Quella frase stabilisce che le pratiche di sanatoria inevase fino ad allora vengono giudicate in base al condono Craxi del 1985, rendendo possibile il condono di edifici costruiti in aree a rischio sismico e idrogeologico, sanatoria che invece era vietata coi condoni successivi di Berlusconi varati nel 1994 e nel 2003“, sottolinea Ciafani. “Quattro anni fa Legambiente, insieme a diverse realtà e rappresentanti dei costruttori, dei lavoratori edili, dei comuni colpiti dal sisma, degli architetti e dei geologi, degli studenti e di varie associazioni della società civile, chiese all’esecutivo Conte 1 e ai parlamentari di maggioranza di M5S e Lega un’assunzione di responsabilità, perché questa sanatoria avrebbe messo in pericolo le persone che sarebbero tornate a vivere in case ricostruite con i soldi pubblici in aree pericolose“, ricorda il presidente dell’associazione. Purtroppo “il nostro appello è rimasto inascoltato e la legge di conversione del decreto fu approvata grazie al voto favorevole dei due partiti dell’allora maggioranza, a cui si aggiunse il sì di FdI e l’astensione di Forza Italia“, nota Ciafani.

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IL NODO DELLE ORDINANZE DI DEMOLIZIONE INEVASE

“Solo per fare un esempio esplicativo, spiega Legambiente, una casa di Casamicciola realizzata abusivamente nel 2000 in una zona a rischio non poteva essere sanata col condono Berlusconi del 2003. Grazie al decreto Genova del governo Conte 1 è diventata sanabile e ricostruibile coi soldi pubblici“, precisa il presidente di Legambiente. “Con quel condono inserito nel decreto Genova – aggiunge Mariateresa Imparato, presidente di Legambiente Campania – è stata premiata l’illegalità perché si è data la possibilità di condonare edifici abusivi in aree a rischio nell’isola ischitana. Una decisione scellerata. Invece di condonare, il nostro Paese deve finalmente dare seguito alle ordinanze di demolizione che non sono ancora state eseguite nel 67% dei casi. Gli abusi edilizi, grandi e piccoli, vanno combattuti con le ruspe, perché la priorità deve essere quella di garantire la legalità, la sicurezza dei cittadini e la messa in sicurezza del territorio”.

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ANCHE IL PD CONTRO IL CONDONO DEL GOVERNO CONTE

“Rinnoviamo oggi il cordoglio per le vittime e la nostra riconoscenza a quanti sono impegnati nei soccorsi e nell’assistenza alla popolazione colpita. Una tragedia che ci obbliga a ricordare come il nostro sia un Paese fragile, segnato dal dissesto idrogeologico, da un consumo di suolo dissennato, dall’abusivismo edilizio. Sosterremo in questa fase tutte le iniziative che hanno l’obiettivo di aiutare i cittadini del territorio colpito”. Comincia così la nota della capogruppo del Pd alla Camera Debora Serracchiani e della deputata Chiara Braga, responsabile transizione ecologica dem. Che poi vanno all’attacco: “Non possiamo però dimenticare a questo proposito quanto sia stata sbagliata e dannosa la scelta del condono fatta nel 2018 dal primo governo Conte e supportata dal Movimento 5 Stelle e dalla Lega, con il voto favorevole di Fratelli d’Italia e l’astensione di Forza Italia”.

In casa dem ci tengono ai distinguo: “Né va dimenticato come il gruppo del Partito democratico abbia combattuto, spesso solo, in Parlamento per evitarla e votato contro l’intero provvedimento proprio per la presenza nello stesso del condono edilizio. I goffi tentativi di negare la gravità di quell’errore lasciano sconcertati. Quello fu un condono vero e proprio – accusano Serracchiani e Braga – fatto passare con l’argomento inaccettabile che bisognava fare presto per il ponte di Genova”.

Le deputate dem entrano nel merito del contestato condono: “Con l’articolo 25 del decreto del 2018 si stabilì infatti che tutte le pratiche di condono pendenti dovessero essere evase nei successivi sei mesi, applicando esclusivamente le norme del condono del 1985, il condono Craxi Nicolazzi. Ciò consentiva di sanare migliaia di abusi edilizi mai sanati e che sarebbero stati insanabili per i condoni successivi. Significava sanare abusi realizzati in aree a rischio idrogeologico, con la beffa di finanziare con risorse pubbliche dei cittadini italiani la ricostruzione di immobili abusivi anche in aree pericolose ed anche a beneficio di soggetti condannati in via definitiva per reati di stampo mafioso, esclusi invece ad esempio dal condono del 2003″.

Per il Pd, “l’effetto fu l’applicazione impropria proprio a Ischia del condono più permissivo di sempre con il blocco di tutte le pratiche di abbattimento degli immobili abusivi. Questa la semplice verità. La nostra speranza, ora, è che dopo questa tragedia, l’indignazione generale aiuti ad approvare finalmente la legge contro il consumo di suolo, ad attuare il Piano di adattamento ai cambiamenti climatici, e a contrastare ogni nuovo condono dando invece strumenti e risorse a sindaci e prefetti per abbattere gli immobili abusivi. Solo così potremo evitare nuove catastrofi e di sopportare nuovi lutti”, concludono Serracchiani e Braga.

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