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L’appello di 39 artisti, da Zerocalcare a Moni Ovadia: “Fermate Erdogan in Siria”

I promotori del messaggio chiedono al governo di attivarsi contro l'offensiva militare turca "contro il confederalismo democratico curdo"

Pubblicato:28-11-2022 13:27
Ultimo aggiornamento:28-11-2022 13:27
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ROMA – Chiedere il “cessate il fuoco” da parte delle forze armate turche e il “rispetto della sovranità territoriale e il riconoscimento dell’autogoverno” ispirato al confederalismo democratico nel nord-est delle Siria, con la stessa instensità con cui si chiede “la fine dell’occupazione russa dell’Ucraina”. E’ questa l’unica strada per “rompere il silenzio” sull’offensiva militare di Ankara in Siria secondo quasi 40 artisti italiani, fra i quali Zerocalcare, Fiorella Mannoia, Moni Ovadia e Daniele Silvestri.

In un appello 39 fra fumettisti, attori, cantanti e scrittori chiedono di “rompere il silenzio che accompagna questa nuova guerra della Turchia contro la pacifica esperienza del confederalismo democratico” e una “soluzione di pace per le popolazioni siriane”.

Attivarsi come contro l’occupazione russa in Ucraina

“Pensiamo – affermano i promotori dell’iniziativa – che non solo i media debbano raccontare la barbarie iniziata da Erdogan ma che anche la politica ed il governo italiano debbano prendere posizione, e così come chiedono la fine dell’occupazione russa dell’Ucraina, chiedano con forza il cessate il fuoco turco, il rispetto della sovranità territoriale ed il riconoscimento dell’autogoverno nato dalla cacciata dell’Isis da quei territori”.


La Turchia infatti, sostengono gli artisti, “torna a bombardare i territori del nord e dell’est della Siria, quegli stessi territori liberati dall’Isis grazie allo sforzo e al sacrificio delle popolazioni curde, arabe e yazide che li abitano. Le bombe di Ankara cadono nel disinteresse generale e con il silenzio complice di quasi tutti i media mainstream, oltre che della politica, delle istituzioni italiane ed europee”.

La strada del confederalismo democratico

Lo scorso 20 novembre, al culmine di anni di attacchi salutari oltre confine, la Turchia ha lanciato un’operazione militare nel nord della Siria e dell‘Iraq con l’obiettivo di contrastare una serie di organizzazioni curde che Ankara ritiene terroristiche, come il Partito curdo dei lavoratori (Pkk). La decisione del presidente Recep Tayyip Erdogan ha seguito un attentato con vittime che si è verificato nel centro di Istanbul a inizio mese e che la Turchia ha attribuito al Pkk.

Una regione, quella obiettivo dell’offensiva turca, dove vige un autogoverno ispirato al confederalismo democratico che permetterebbe, secondo i firmatari dell’appello, “convivenza pacifica senza che le differenze di lingua, cultura o religione siano la scusa per violente e aggressive divisioni. Il confederalismo democratico è una rivoluzionaria forma di governo, una possibile proposta di pace per tutto il medioriente. Ma Erdogan non vuole saperne di pace e convivenza, vuole espandere i confini della Turchia e schiacciare, anche militarmente, chi rivendica il diritto nel rispetto della propria cultura, della propria lingua, delle proprie tradizioni”.

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