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Strage Bologna, il processo Cavallini si chiuderà a inizio 2020

Dopo le requisitorie dei pm, le parti civile parleranno l'11 e il 16 dicembre. I legali di Cavallini a gennaio nelle udienze dell'8, 9 e 10

Pubblicato:28-11-2019 18:37
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 16:41
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BOLOGNA – È destinato a concludersi nel 2020 il processo per concorso nella strage del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna a carico dell’ex Nar Gilberto Cavallini. Al termine dell’udienza odierna, in cui la Procura ha concluso la sua requisitoria con cui ha chiesto la condanna all’ergastolo per l’ex terrorista di estrema destra, il presidente della Corte d’Assise bolognese, Michele Leoni, ha infatti calendarizzato sei udienze, che si terranno tra dicembre e gennaio, per permettere alle parti civili e ai difensori dell’imputato di concludere la discussione.

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Nel dettaglio, i legali di parte civile parleranno l’11 e il 16 dicembre, e se quelle due udienze non basteranno, avranno a disposizione anche la mattina del 17. Le arringhe degli avvocati di Cavallini, invece, dovrebbero occupare le udienze dell’8, del 9 e del 10 gennaio.


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PM GUSTAPANE: CAVALLINI È COLPEVOLE OLTRE OGNI DUBBIO

“Al di là di ogni ragionevole dubbio, visti gli elementi raccolti, Gilberto Cavallini è responsabile della strage del 2 agosto in concorso con Francesca Mambro, Valerio Fioravanti e Luigi Ciavardini”. Così il pm di Bologna, Antonello Gustapane, ha aperto oggi la sua parte di requisitoria nell’ambito del processo per concorso nella strage alla stazione di Bologna a carico dell’ex Nar, per il quale ieri l’altro pm Enrico Cieri ha chiesto la condanna all’ergastolo.

Gustapane ha ripercorso la carriera criminale di Cavallini, già condannato a otto ergastoli, ricordando i delitti commessi con gli altri componenti dei Nar prima del 2 agosto, che “denotano una stretta comunione di vita con loro“, il “ruolo apicale che svolgeva nella banda armata” e il suo “ruolo di collegamento con i vari gruppi neofascisti di derivazione ordinovista, grazie ai rapporti con Pierluigi Concutelli, Massimiliano Fachini, Carlo Digilio e Carlo Maria Maggi”. Gruppi che, evidenzia il pm, “avevano grande disponibilità di esplosivi, anche dello stesso tipo di quello usato per la strage, di cui Cavallini poteva logicamente servirsi”.

Tutti elementi che, secondo Gustapane, “rendono irrilevante il fatto che Cavallini fosse presente o meno in stazione il 2 agosto”, anche perché “quel giorno lui uscì di casa la mattina presto assieme a Mambro, Fioravanti e Ciavardini, con i quali aveva formato una banda in cui gli atti terroristici non potevano non essere conosciuti da tutti i componenti, e rientrò con loro nel primo pomeriggio“. In sostanza, conclude il pm, il supporto dato da Cavallini agli altri Nar “fu consapevole, voluto e determinante per l’attentato alla stazione, in attuazione del programma terroristico della banda che lui stesso aveva elaborato assieme agli altri componenti della banda stessa”.

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