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Pena di morte, a Roma i ministri di 30 paesi: “Il mondo se ne liberi”

Oggi a Roma il decimo incontro internazionale dei ministri della Giustizia 'Un mondo senza pena di morte'

Pubblicato:28-11-2017 13:05
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:56

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ROMA – “La pena di morte non solo colpisce le persone direttamente coinvolte ma anche le società nel loro complesso. Le persone devono sentirsi rispettate nella loro dignità, mentre le istituzioni devono poter lavorare libere dal timore che i loro cittadini siano giustiziati“. Così Raphael Nageli, vice-capo Divisione sicurezza umana del dipartimento federale degli Affari esteri della Svizzera ha inaugurato oggi a Roma il decimo incontro internazionale dei ministri della Giustizia ‘Un mondo senza pena di morte‘. L’evento, organizzato della Comunità di Sant’Egidio, insieme ai ministeri di Giustizia ed Esteri italiani, la Confederazione Svizzera, la Repubblica di San Marino, la Regione autonoma di Trento, l’Organizzazione internazionale per la Francofonia e dai governi di altri 30 Paesi abolizionisti de iure o de facto. Un modo per anticipare la Giornata internazionale del 30 novembre, ricordando “l’importanza del dialogo politico e in un clima di amicizia”, come ha sottolineato Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio.

“IL TERRORISMO NON SI COMBATTE UCCIDENDO I TERRORISTI”

Impagliazzo ha denunciato “il preoccupante aumento delle esecuzioni extra-giudiziali, dei linciaggi e l’alta diffusione delle armi che incoraggiano la popolazione alla ‘giustizia fai da te‘. Ci opponiamo anche alle pessime condizioni nelle carceri”. Ma il “no” alla morte vale anche verso il terrorismo, “che non si batte uccidendo i terroristi, banalizzando e naturalizzando lo spargimento di sangue. Non è più giustizia se il fuorilegge può riconoscersi nel tutore della legge” ha detto Impagliazzo.


ORA ANCHE MAROCCO, GUATEMALE E GUINEA CONTRO PENA DI MORTE

La paura non si batte con la paura, avvelenando le società con la violenza”. Piuttosto, “va ribadito pienamente il diritto alla vita contro una certa cultura della morte“. Uno scroscio di applausi è riecheggiato nella Sala dei Gruppi parlamentari della Camera dei deputati quando Impagliazzo ha ricordato che Marocco, Guatemala e Guinea si sono aggiunti alla lista dei Paesi abolizionisti.

di Alessandra Fabbretti, giornalista

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