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ROMA – Uniti sì ma nel dire “no”, con forza, al dimensionamento scolastico. Sono gli Istituti comprensivi ‘Piazza Forlanini’ e ‘Via Crivelli’, nel XII Municipio di Roma, che in questi giorni si stanno mobilitando per manifestare il proprio dissenso al piano di dimensionamento scolastico per l’anno scolastico 2025/2026, e successivi, che prevede l’accorpamento dei due istituti, un accorpamento che da genitori e personale viene definito “privo di senso e di logica educativa, sociale e di prospettiva. L’accorpamento- dicono- creerebbe un ‘mostro’ da quasi 1400 alunni, ben oltre la soglia indicata dalle Linee Guida della Regione Lazio che indica come ogni Istituzione scolastica non debba superare i 1000 iscritti”.
“Il dimensionamento scolastico è un processo che il governo e le amministrazioni scolastiche mettono in atto per ridurre il numero di scuole o unire più istituti. L’obiettivo principale è risparmiare risorse economiche e ottimizzare i costi. Questo può comportare la fusione di scuole diverse, l’accorpamento di classi o la chiusura di istituti con un numero ridotto di studenti”, spiegano i genitori dell’IC Forlanini che su change.org hanno lanciato una raccolta firme, insieme a quelli dell’IC Crivelli, per dire “no” al dimensionamento.
“Quando si uniscono scuole o si riducono le strutture, ci sono cambiamenti importanti per gli studenti e le famiglie. I ragazzi potrebbero dover frequentare una scuola più grande, ci saranno meno insegnanti disponibili e classi più affollate. Di conseguenza, l’attenzione individuale per gli studenti si ridurrebbe, e l’ambiente scolastico potrebbe cambiare, diventando meno familiare e meno centrato sulle specifiche esigenze educative di ciascun alunno- continuano- Ogni scuola ha una propria identità, una propria comunità e un modo specifico di rispondere ai bisogni educativi dei bambini. Il dimensionamento compromette questa qualità, mettendo al primo posto il risparmio economico piuttosto che il benessere e l’educazione dei nostri figli. È quindi importante comprendere come queste decisioni influenzano la scuola, per far sentire la nostra voce come genitori e cittadini. La scuola non è solo un edificio, è un luogo dove insegnanti e personale scolastico interagiscono con la comunità”.
“I risultati del loro lavoro si vedono a lungo termine- spiegano ancora i genitori- quando gli studenti, ormai adulti, portano con sé ciò che hanno appreso. Forzare l’unione di scuole con percorsi differenti non fa altro che danneggiare l’ambiente educativo. L’idea di creare mega-istituti, come proposto dall’accorpamento, non favorisce una crescita virtuosa del sistema scolastico. Si tratta di un risparmio economico che non tiene conto delle conseguenze negative sulla nostra comunità. Come genitori e cittadini, dobbiamo far sentire la nostra voce. Questo accorpamento non porterà benefici né dal punto di vista economico, né in termini di vicinanza e funzionamento delle scuole per le famiglie”.
“Nel corso degli anni- sottolineano i genitori- la nostra scuola è diventata una vera comunità. Insegnanti e dirigenti lavorano insieme con fiducia, per il bene dei nostri figli, aiutandoli a crescere come cittadini consapevoli. L’attuale struttura permette ai docenti di collaborare in modo efficace, abbattendo barriere e sostenendo lo sviluppo continuo degli studenti, in un contesto ricco di attenzione e stimoli. Nei libri di testo dei nostri figli, durante le lezioni di educazione civica, e persino sui giornali e in televisione, si parla continuamente della famosa Agenda 2030, spesso citata come guida per la scuola e per la sostenibilità sociale. Questa agenda punta a sensibilizzare sull’impatto che le nostre azioni hanno sulle persone e sull’ambiente che ci circonda. Tuttavia, per chi promuove queste riforme, l’Agenda 2030 sembra servire solo per riempire le pagine dei libri, perché di sostenibile questa riorganizzazione della scuola ha ben poco. La scuola è molto più di numeri e conti: è cultura, crescita e soprattutto futuro. Senza una scuola che funzioni davvero, non ci può essere alcun futuro”.
Una voce a cui si unisce quella dei docenti che, in una lettera aperta, scrivono: “Le scuole italiane da anni continuano a fare i conti con i piani di dimensionamento scolastico da sempre motivato da ragioni finalizzate al risparmio della spesa pubblica ma il risparmio dovrebbe andare a colpire anche altri capitoli di spesa del bilancio dello Stato, come quello ad esempio relativo alle spese per gli apparati politici. Non si ragiona infatti sugli effetti che questi tagli producono sul piano organizzativo e sul funzionamento del servizio scolastico, soprattutto quando il dimensionamento produce istituzioni scolastiche con un numero di studenti talmente ampio da poter essere definito appunto una ‘megascuola’. I dirigenti scolastici, in questo caso, devono diventare figure di tipo manageriale, che si occupano principalmente dei problemi burocratici e amministrativi, perdendo il ruolo di leadership educativa adatta invece ad Istituti con dimensioni più ridotte”.
Da ieri, all’ingresso dell’IC Forlanini sono stati appesi striscioni e cartelloni per rendere visibile lo stato di agitazione della scuola. Il 30 ottobre, poi, “faremo arrivare forte e chiara la nostra voce a Città Metropolitana deputata a presentare la proposta di delibera degli accorpamenti alla Regione Lazio”, promettono genitori e docenti.
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