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Un romanzo come cura per la psoriasi, Apiafco regala ai suoi soci ‘Diario di un lebbroso’

Una lettura molto emozionante, in cui chi soffre di psoriasi può riconoscersi: l'associazione Apifco ha deciso di regalare un libro a tutti i propri soci in occasione della Giornata della Psoriasi del 29 ottobre

Pubblicato:28-10-2022 16:46
Ultimo aggiornamento:28-10-2022 17:17

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BOLOGNA – “Le mie mani e il mio viso mi marchiano. Tra un mese potrò indossare i guanti, ma anche allora il mio viso urlerà: ‘sei mostruoso’. Ma poi migliora: “… cammino in città, mettendo in mostra il mio viso accettabile e le mie mani senza macchie; tendo a coprirmi di meno di recente”. E poi ancora meglio: “Sono bellissimo!!! Continuo a togliermi le fasce per esserne sicuro. La lebbra è sparita anche dai miei stinchi. La mia pelle è come quella di un bebè, stupita, disarmata”. Sono alcuni brevi spezzoni di “Diario di un lebbroso“, novella del due volte premio Pulitzer, John Updike, pubblicata per la prima volta su The New Yorker il 19 Luglio 1976. La malattia non è la lebbra, anche se l’autore la chiama così, in realtà si tratta della psoriasi. Il diario la racconta e racconta anche la cura alla quale lo scrittore si sottopose e i miglioramenti di cui giovò. Quel racconto, tradotto in italiano per l’occasione, è il regalo che quest’anno Apiafco (Associazione Psoriasici Italiani Amici della Fondazione Corazza) fa ai suoi associati per la Giornata mondiale della psoriasi, che cade ogni anno il 29 ottobre.


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Valeria Corazza

“Abbiamo pensato a questa bellissima chicca per i nostri soci, una novella che a noi interessa in particolare poiché Updike, psoriasico, era arrivato a scegliere di fare lo scrittore perché lo poteva fare in casa senza che nessuno lo vedesse“, spiega la presidente Apiafco Valeria Corazza parlando alla Dire. In un diario l’autore fa un breve ma ficcante resoconto di quando “nel 1976 a Boston inizia a fare la cura, tra i primi a usufruire di quella che allora si chiamava fotochemioterapia e racconta degli appuntamenti del medico e dei miglioramenti”. È uno scritto “molto emozionante per noi malati perché ci ritroviamo nella narrativa dello scrittore“, prosegue Corazza soffermandosi sulla sua personale esperienza con questa terapia.


“Ho fatto questa cura nel 1979 e debbo dire che è piuttosto forte. Io poi sono stata bene per anni, ma c’è sempre il rovescio della medaglia. Dopo 12 anni sono venute fuori delle cheratosi e ne ho tolte 400. Però, continua la presidente Apiafco, “sono dell’opinione che se il paziente non deve essere stupido e non prendere qualsiasi cosa, nel momento in cui si misura con il clinico può essere messo a conoscenza degli eventuali rischi e degli effetti collaterali e sarà sua scelta se fare o no le cure. Io ritengo che in ogni patologia, se vogliamo veramente stare bene, qualche rischio probabilmente lo dobbiamo prendere”. La novella di Updike, conclude Corazza è “un messaggio di grande speranza per tutti noi che soffriamo di questa malattia infiammatoria della pelle non contagiosa, cronica, recidiva, multifattoriale, autoimmune, genetica, spesso causa di depressione e dalle cause non del tutto chiare”.

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