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Video| L’Ordine di Malta, tra diplomazia millenaria e sfide attuali

Nella Villa magistrale di Roma le voci del Festival della diplomazia

Pubblicato:28-10-2022 15:35
Ultimo aggiornamento:28-10-2022 15:38

festival diplomazia
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ROMA – Tradizione e innovazione; senso della missione e allo stesso tempo flessibilità, indispensabile per poter operare con efficacia in un contesto internazionale in profonda trasformazione. Parole del Festival della diplomazia, pronunciate durante un incontro ospitato a Roma nella Villa magistrale del Sovrano Ordine di Malta. Il dibattito è centrato sui mutamenti degli ultimi anni, esemplificati dalla pandemia di Covid-19, dalla guerra in Ucraina o dalla crisi energetica, come suggerisce il moderatore Stefano Polli, vicedirettore dell’agenzia Ansa, ma è anche occasione di indagare continuità e rotture, fili rossi e novità nella tela delle relazioni internazionali. Ne parla Stefano Ronca, ambasciatore presso l’Italia dell’Ordine, oggi una struttura globale dell’assistenza umanitaria che nei suoi quasi mille anni di storia è stata capace di adattarsi a situazioni ed esigenze molto diverse tra loro.

Partecipa al dialogo Giorgio Bartolomucci, segretario generale del Festival, che riflette sulle innovazioni portate dalla pandemia e anche sulle incomprensioni legate ad alcuni fenomeni, come il “remote working” o lo “smart working”. Si torna però più volte al tema dei rapporti tra gli Stati, come evidenzia Ronca: “Negli ultimi decenni la diplomazia è cambiata, i rapporti internazionali sono cambiati e anche la diplomazia si è evoluta rapidamente; una volta il monopolio della diplomazia era nelle mani degli ambasciatori mentre oggi non è più cosi: non solo perché i ministri si parlano al telefono e twittano ma anche perché sono entrati sulla scena nuovi operatori che sono affiancati ai diplomatici, come ong, think tank, grandi attori finanziari e imprese, ex politici ed istituzioni di ogni tipo che hanno anche loro qualcosa da dire sul piano delle relazioni internazionali”.

C’è poi l’esperienza dell’Ordine, con i suoi cavalieri costretti a lasciare Malta conquistata da Napoleone nel 1798 ma in grado di trasformare la sconfitta in opportunità ritrovandosi e ripartendo a Roma anni dopo, nel 1834. Ancora Ronca sulle nuove vie della diplomazia: “Per un ente relativamente piccolo rispetto ad altri Stati come l’Ordine questo tipo di evoluzione è molto positiva perché noi possiamo contare su una serie di attori collaterali agli ambasciatori, come i priorati, le delegazioni, le associazioni, i corpi di soccorso e gli stessi nostri membri sparsi nel mondo, che ci consentono di operare in 120 Paesi con grande efficacia”.


All’incontro nella Villa magistrale intervengono tra gli altri Daniele Verga, vicepresidente dell’Associazione nazionale dei diplomatici a riposo, e Alex Zalfati, fondatore di I Say. Al primo, che si chiede se sia possibile “riassumere” i rapporti tra gli Stati nei “tweet”, il secondo risponde elencando i “trend della diplomazia digitale” a partire dal ruolo dei social e della “disintermediazione”. Il rischio, si evidenzia nel dibattito, è che “a vincere non sia la verità ma la narrazione migliore”. Ci sono a ogni modo dei punti fermi, avverte Ronca: “Nel caso dell’Ordine di Malta la missione è la stessa da quasi mille anni: aiutare i poveri e i malati, a prescindere da provenienza etnica o fede, grazie all’impegno di 95mila volontari e di oltre 52mila operatori medico-sanitari presenti in tutti i continenti”.

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