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VIDEO | “Ci togliete anche le mutande”: bariste da Bologna mandano slip mutande a Conte

Il bar "Miky e Max" di via Orfeo ha organizzato un aperitivo mattutino dopo l'ultimo dpcm: "Ci hanno tolto anche le mutande, le spediamo al governo"

Pubblicato:28-10-2020 11:37
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 20:08

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BOLOGNA – Il settore dei bar e dei ristoranti lasciato in mutande dall’ultimo Dpcm? Macchè, peggio. “Ci stanno togliendo anche queste“, dice Simonetta sventolando un paio di slip davanti al bar che gestisce insieme ad altre tre socie, il “Miky e Max” di via Orfeo, a Bologna. Sui tavolini del dehor, a metà mattinata, ci sono bevande e salatini da offrire ai passanti: “Un aperitivo simbolico in un orario strano, perchè in realtà così ci costringono a fare così”, spiega Simonetta. Di mutande ci sono quelle disegnate appese sul dehor e poi quelle, vere, alzate in aria dalle socie del locale: “Il nostro non è un gesto di protesta, ma un gesto per far vedere che se prima ci avevano lasciato in mutande, adesso manco quelle– sottolinea Simonetta- quindi facciamo un pacchettino e le mandiamo al Governo“. Anzi, “io le mando a Conte“, si spinge più in là un’altra socia di “Miky e Max”.

“CON LA CHIUSURA ALLE 18 PERDIAMO METÀ DELL’INCASSO GIÀ RIDOTTO”

L’obiettivo dell’iniziativa organizzata oggi è “farci vedere, perchè i nostri clienti e il quartiere capiscano che abbiamo bisogno di lavorare come tutti”, spiega Simonetta. Prima dell’emergenza Covid, il volume di affari di “Miky e Max” si aggirava sui 40.000 euro al mese, poi è crollato del 60% e ora imponendo la chiusura alle 18 “ci tagliano più della metà dell’incasso” rispetto all’ultimo periodo, fa i conti la barista.

“CI ASPETTAVAMO DI POTER LAVORARE FINO ALLE 21”

I ristori promessi dal Governo? “Non chiediamo soldi”, sottolinea Simonetta: “Se anche ci danno 6.000 o 10.000 euro”, visti gli incassi precedenti e le spese che comunque vanno affrontate, “cosa ce ne facciamo? Possiamo ringraziare, ma non serve a niente”. Perchè il coprifuoco serale vuol dire che “dalle 14.30 o 15 in poi non fai nulla”, allarga le braccia la portavoce delle quattro socie, che portano avanti il bar insieme a due dipendenti in cassa integrazione da marzo. Dopo il primo lockdown “abbiamo cercato di comportarci sempre come ci è stato chiesto, pensando di non arrivare a questo punto. Ci aspettavamo un orario un po’ ridotto– continua Simonetta- ma almeno fino alle 21“.


Il Dpcm “spara nel mucchio, secondo molti di noi era meglio controllare e punire chi non è virtuoso, mentre così danno la colpa a tutti”, protesta la barista, raccontando che negli ultimi mesi i controlli da “Miky e Max” ci sono stati ma senza mai un verbale. Anzi, “molti vengono da noi perchè si sentono tranquilli- afferma Simonetta- visto che c’è il dehor e perchè vedono che noi in continuazione puliamo tavoli, sedie e stiamo attente“. L’iniziativa in via Orfeo, intanto, si distingue rispetto alle altre proteste del settore, compresa quella in corso proprio stamattina in piazza Maggiore. “Noi abbiamo cercato di fare una cosa nel quartiere”, spiega Simonetta: “Non volevamo prevaricare la piazza delle associazioni, quello a cui noi teniamo moltissimo è che le persone normali, della strada, capiscano che andare al bar e al ristorante non serve solo a noi ma a tutti”. Perchè molti, continua la barista, “ci dicono ‘avete frodato il fisco e fatto un casino di soldi, adesso vi lamentate perchè vi chiudono’. Ma non è così, noi ci siamo fatte carico di fare impresa e c’è il rischio d’impresa, ma questo va ben oltre”.

“L’ASPORTO NON CI CONVINCE, FAREMO IL BRUNCH DEL SABATO”

E’ necessario, quindi, puntare su nuove formule. L’asporto? “Non sono convinta, ci sono già i negozi di vicinato e in altre zone c’è chi passa con la bici e la birra fredda“, spiega Simonetta. Però “faremo una merenda di quartiere itinerante”, dice Simonetta, coinvolgendo altri locali in modo che ognuno proponga le proprie specialità. In più, “Miky e Max” inaugurerà il brunch del sabato. Basterà? “Il pensiero non è mai di chiudere- risponde Simonetta- ma sempre di tirare avanti”.

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