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I sindacati: “Lavoratori della cultura e dello spettacolo non tutelati, venerdì presidi in tutta Italia”

Il 30 ottobre scenderanno in piazza per protestare contro le restrizioni decise dal governo per far fronte all'emergenza sanitaria

Pubblicato:28-10-2020 17:50
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 20:08

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ROMA – “Questo settore ha pagato duramente la crisi, è stato chiuso prima di tutti” e “sappiamo già che il 2021 sarà un lungo deserto da attraversare”. La denuncia arriva da Emanuela Bizi, segretaria nazionale Slc Cgil, che insieme a Fistel Cisl e Uilcom ha organizzato per il 30 ottobre presidi in tutta Italia, una manifestazione chiamata ‘L’assenza spettacolare‘: a scendere in piazza lavoratrici e lavoratori del mondo dello spettacolo, contro le restrizioni decise dal Governo per far fronte all’emergenza sanitaria. “Dobbiamo sostenere le imprese e i lavoratori– ha detto Bizi all’agenzia Dire- Bisogna uscire dalla logica di indennità che tra l’altro non arrivano, dare contribuiti certi alle imprese. E poi vogliamo chiedere che si instauri un tavolo permanente con tutti i soggetti rappresentativi, in cui affrontiamo tutti i temi. Questo non e’ stato fatto fino ad ora”. E poi “c’è il tema delle Fondazioni liriche, abbiamo bisogno di avere un contratto, sono senza dal 2006, e abbiamo bisogno che venga attuata la Legge Bonisoli, che prevede stabilizzazione all’interno delle Fondazioni, con la definizione delle piante organiche”. Bizi ha parlato di “lavoratori non stablizzati” che “hanno pagato duramente la crisi” e che “su di loro ha pesato più di altri” e sicuramente “resteranno senza lavoro, non verranno chiamati”. Per questo “chiediamo sostegno ai lavoratori, dobbiamo dare sostegno alle imprese, non tutte sono state coperte. Dobbiamo coprire un settore, un mondo difficile, che lo stesso ministero non conosce”. Il futuro prossimo non sarà dei migliori secondo Bizi: “Nel 2021 non avremo nulla, c’è gia un lockdown. Ripartiamo dove possibile. Questo nasca da una discussione che il ministero avvia, non si può lasciare tutto alle Regioni”. Per quanto riguarda i presidi, “rispetteremo tutte le disposizioni. Sappiamo che in Liguria il governatore impedirà di fare manifestazioni. Consegneremo ai Prefetti un documento unico. Cercheremo di coinvolgere le città che non potranno manifestare fisicamente”.

Queste le città coinvolte. Trento: ore 10, via S. Croce; Trieste: ore 10.30, Piazza Unita’; Torino: ore 10, Piazza Castello; Bologna: ore 10, Piazza Roosevelt; Milano: ore 10, Piazza della Scala; Venezia: ore 10.30, Palazzo Ferro Fini; Firenze: ore 10, Piazza SS Annunziata; Roma: ore 10, Piazza Montecitorio; Perugia: ore 10, Piazza Italia; Ancona: ore 10, Piazza del Plebiscito; Pescara: ore 16, Piazza della Rinascita; Cagliari: ore 9.30, Piazza Palazzo; Napoli: ore 10, Piazza Del Gesù; Bari: ore 10.30 Piazza Prefettura; Cosenza: ore 10, Piazza 11 settembre; Palermo: ore 10, Piazza Verdi; Catania: ore 9.30, Piazza Universita’.


UILCOM: “RISCHIAMO LA DESERTIFICAZIONE DEL SETTORE”

Le misure adottate con l’ultimo Dpcm “non le comprendiamo” e sono “penalizzanti, ingiustificate”. A parlare è Giovanni Di Cola, segretario nazionale Uilcom, a proposito dell’ultimo Dpcm che contiene le ulteriori restrizioni per il mondo dello spettacolo e della cultura, per contenere la pandemia. Per il 30 ottobre le tre sigle sindacali hanno organizzato dei presidi in tutto il Paese, contro la crisi del settore dello spettacolo e della cultura. “I teatri e i cinema hanno dimostrato di essere sicuri. Si fa attenzione, i luoghi sono controllati- ha detto all’agenzia Dire- Si cerca di ripartire, nelle difficoltà che ci sono oggi questo rischia di essere un colpo di grazia. Il nostro timore grande è che alla fine di questa emergenza, che nessuno sa quanto durerà, non certo un mese, non avremo più nulla. C’è il rischio di una desertificazione del settore. Noi chiedevamo l’allargamento delle regole, secondo noi c’era lo spazio, mantenendo le condizioni di sicurezza, per dare sostenibilità alle attività, come organizzazione sindacale, come discorso occupazionale. Quello che è successo domenica crea grande preoccupazione”. Per quanto riguarda i presidi, “li avevamo organizzati per ampliare le regole. Ora è doppiamente urgente. La logica che ci spingeva era ‘sosteniamo la produzione, il lavoro’. Un sostegno diretto ai lavoratori era necessario per dare una copertura, per non escludere nessuno. Siamo a rischio sopravvivenza. Qui l’allarme non è solo oggi. Il problema è che c’è il rischio che pure domani non avremo più niente”.

CISL FISTEL: “I LAVORATORI NON SONO TUTELATI”


Attraverso la tv abbiamo avuto un focus legato alle star che proclamavano situazioni di difficoltà. Abbiamo migliaia di persone che non sono star ma persone che con passione sono pronte ad offrire alla cultura del nostro Paese il proprio servizio, il proprio lavoro, non come le star che sono tutelate e protette e hanno la possibilità di garantirsi di arrivare a fine mese con le risorse economiche proprie. Hanno bisogno di essere riconosciute dal Paese, non a spot ma in maniera strutturale”. A parlare, all’agenzia Dire, è il segretario nazionale della Fistel Cisl, Gigi Pezzini, in vista dei presidi in programma in tutto il Paese, organizzati per tenere alta l’attenzione sulla crisi del settore dello spettacolo e della cultura.

“Da anni- ha detto Pezzini- sollecitiamo ministero e politica sui problemi storici e cronici del nostro settore. Questo Paese, nonostante la Costituzione, nonostante sia riconosciuto come un Paese produttore di cultura, non ha una legislazione adeguata. C’è una cronicità di questa situazione. La pandemia ha acutizzato la situazione, rendendola più evidente. Se sappiamo cogliere perlomeno l’evidenza, abbiamo le certezze che il settore vada protetto, sollecitato, finanziato in maniera adeguata soprattutto per il futuro. Non parliamo di momento di drammaticità ma di strutturalità per il futuro”. Pezzini ha poi spiegato di aver “esposto due o tre obiettivi nostri. Con i presidi daremo alle prefetture, ai rappresentanti del Governo sul territorio, un documento per sollecitare la situazione contingente e la storicità di queste problematiche. Abbiamo il problema welfare, della tutela previdenziale di questi lavoratori, per questa discontinuità operativa di lavoro, sia su contribuzione che su malattie”. Abbiamo bisogno che questo Paese viaggi con le parti sociali, attente a evidenziare le problematiche“.

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