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Epilettica e invalida, ma il giudice e l’Inps le tolgono l’assegno di accompagnamento

L'Inps stesso riconosce che è invalida al 100%, ma nel 2015 le ha tolto l'assegno di accompagnamento

Pubblicato:28-10-2017 15:50
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:50

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BOLOGNA – Per l’Inps è invalida al 100%, perchè soffre di attacchi epilettici da quando aveva cinque anni e i farmaci su di lei non hanno avuto effetto. Ma due anni fa le ha tolto comunque l’assegno di accompagnamento. E anche il giudice del lavoro, che ha preso in esame la sua causa presentata nell’ottobre 2016 contro l’Inps, ha respinto il ricorso. Eppure, il medico legale chiamato d’ufficio dal Tribunale di Bologna per una consulenza tecnica, si era espresso a favore del ripristino dell’assegno di accompagnamento. Questa è la storia di una trentenne residente a Castel San Pietro terme, in provincia di Bologna, diplomata in comunicazione, titolare di una borsa lavoro part time assegnata dall’Ausl.

LA SPERANZA E’ UN INTERVENTO CHIRURGICO A MILANO

La giovane da tempo porta avanti la sua battaglia legale, in attesa di un intervento chirurgico all’ospedale Niguarda di Milano che potrebbe essere la via per la guarigione. Tutto comincia quando, nel 2015, l’Inps le revoca l’assegno di accompagnamento e la giovane fa ricorso. A ottobre 2016 il tribunale nomina un consulente per una perizia tecnica, che viene fatta il 29 novembre. E nella sua relazione, depositata poi nel gennaio 2017, il medico legale sostiene che la giovane “obiettivamente deve essere accompagnata negli spostamenti fuori casa, per il concreto rischio di insorgenza delle crisi“. Allo stato attuale, afferma il consulente del tribunale, “ovviamente si tratta di una condizione invalidante, con gravi ripercussioni nell’area di estrinsecazione sociale e interpersonale in un soggetto di giovane età”.

PER IL MEDICO LEGALE SE GIRA SOLA CI SONO RISCHI PER LA SUA INCOLUMITA’


Il medico legale distingue tra attività di base e attività più complesse, e spiega: “E’ vero che gli atti quotidiani della vita possono essere materialmente espletati, ma è anche obiettivato che la periziata deve essere accompagnata quando esce di casa, in quanto l’insorgenza delle crisi, documentate con frequenza pluriquotidiana, pone a rischio la sua incolumità“. Dunque, sottolinea il consulente del tribunale, “mentre le attività di base restano praticabili”, quelle più complesse sono “in gran parte compromesse per quanto riguarda l’uso dei mezzi pubblici e gli spostamenti fuori casa”.

Secondo il medico legale, infatti, si tratta “di fatto di una forma grave, ribelle alle comuni terapie praticabili, caratterizzata da crisi pluriquotidiane che richiedono quantomeno la presenza di terzi negli spostamenti fuori casa. La gravità stessa della patologia è confermata dalla prospettiva di un intervento chirurgico”. Per questo, si conclude la consulenza, “considerate le limitazioni della periziata in rapporto all’età e in ragione della perniciosità del disturbo, la condizione è a mio parere compatibile con il beneficio di legge dalla data amministrativa dell’ottobre 2015, con revisione in relazione alle risultanze dell’intervento”, che era previsto a giugno ma che poi è slittato al gennaio 2018. Allo stesso tempo, però, il medico legale ha lasciato “alla discrezione del giudice la accertata compromissione delle attività complesse in merito alla concessione del beneficio, in considerazione della giovane età della ricorrente”. E il giudice del lavoro Carlo Sorgi, nel marzo 2017, ha emesso un decreto di omologazione con cui viene rigettato il ricorso.

CONSULENTE INPS: “CRISI DUE VOLTE AL GIORNO MA BREVI, NON CI SONO PROBLEMI RILEVANTI”

Contro il parere del medico legale sulla giovane di Castel San Pietro, tra l’altro, si era espresso anche il consulente dell’Inps, secondo il quale “senza nulla togliere alla complessità del caso clinico e alla sua gestione di carattere farmacologico, il quadro menomativo nella sua totalità non sia a parere di chi scrive meritevole della concessione del beneficio dell’accompagnamento”. Questo perchè le crisi epilettiche sono “circa due al giorno” e “di breve durata”, con formicolii agli arti, tremore e perdita di equilibrio. Ma “non vi sono problematiche di carattere motorio generale rilevanti e la ragazza riferisce di svolgere una borsa lavoro con impegno di tre giorni alla settimana”, sottolinea il consulente Inps. Tra l’altro, aggiunge, le attività di base non risultano compromesse e questo è il parametro “che orienta la valutazione medico-legale verso la concessione dell’indennità di accompagnamento”.

Secondo l’Inps, dunque, la giovane non ha bisogno dell’assegno, pur ritenendo “congrua una valutazione dell’invalidità nei termini del 100%”. Secondo la consulente del tribunale, invece, proprio “in ragione dell’età e in assenza di malattia”, la giovane “dovrebbe essere in grado di effettuare anche tutte” le attività più complesse che l’epilessia “le impedisce, costringendola di fatto alla presenza di un terzo quando esce di casa o prende un mezzo pubblico”. Peraltro, sottolinea il medico legale, “si è prospettato anche un preciso orizzonte temporale, con revisione in merito alla durata del beneficio, in ragione degli esiti del programmato intervento chirurgico, unica terapia che consenta con buone probabilità un recupero funzionale”.

IL DISTURBO COMPARVE QUANDO AVEVA 5 ANNI

Come si legge nella perizia, il primo episodio critico di epilessia risale a quando la ragazza aveva cinque anni e da allora le crisi si ripetono ogni giorno, per 15-20 secondi, anche più volte al giorno, sempre allo stesso modo: spasmi con caduta a terra, ma senza perdita di coscienza. La ragazza è seguita in ambito neurologico fin dal 1992 ed è stata sottoposta a varie terapie farmacologiche tutte però senza risultato. “La terapia, praticata per anni, è stata ininfluente”, conferma il medico legale. Tra l’altro, la frequenza delle crisi si è aggravata da quando aveva 15 anni e in diverse occasione è dovuta andare al Pronto soccorso per lievi traumi cranici dovuti alle cadute nel corso delle crisi. La situazione è peggiorata nel novembre 2015, quando fu ricoverata al Bellaria per crisi plurime quotidiane. All’ospedale le fu modificata la terapia coi farmaci e oggi la giovane soffre in media di due crisi al giorno, caratterizzate da tremore e formicolii agli arti, con rischio di caduta in mancanza di appoggio. Persa l’indennità di accompagnamento, e persa anche la battaglia legale, la trentenne adesso è in attesa dell’intervento chirurgico a Milano, già slittato in paio di occasioni e ora programmato in gennaio, con la speranza di poter guarire finalmente dalla sua malattia (ha oltre il 70% di possibilità).

di Andrea Sangermano, giornalista professionista

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