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I bambini del terremoto: il 94% di loro in Abruzzo e Marche sogna un futuro migliore

Da 7 mesi gli psicoterapeuti dell'Ido lavorano al fianco di insegnanti, genitori e alunni nell’elaborazione del trauma post terremoto

Pubblicato:28-10-2017 09:26
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:50

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ROMA – Dopo 7 mesi di lavoro al fianco di insegnanti, genitori e alunni nell’elaborazione del trauma post terremoto che ha sconvolto l’Italia centrale, il 94% dei bambini supportati nelle scuole elementari dell’Abruzzo e delle Marche ha mostrato, sia pur con gradualità diverse, di poter immaginare un futuro riparativo dell’esperienza traumatica. I piccoli studenti dell’Italia centrale riescono quindi a pensare a un futuro migliore e a dirlo è l’equipe dell’Istituto di Ortofonologia di Roma (IdO), accorsa nelle regioni Abruzzo, Marche e Umbria subito dopo le scosse del 24 agosto 2016 per sostenere 1.230 alunni e 180 insegnanti di 8 istituti comprensivi.

INDAGINE CONOSCITIVA SULLO STATO PSICOLOGICO DEI MINORI

Magda Di Rienzo

Nelle scuole di Montorio Crognaleto, Montorio al Vomano, Nerito (Abruzzo), nell’istituto comprensivo del Tronto e Valfluvione, ad Arquata del Tronto e Acquasanta Terme (Marche) è stata infatti condotta un’indagine conoscitiva sullo stato psicologico dei minori dopo l’intervento d’aiuto durato tutto l’anno scolastico. I risultati della ricerca sono stati presentati questa mattina al convegno romano su ‘Narrazione, trauma e salute: dall’individuo alla società’. “Il nostro obiettivo è rimettere in moto il processo immaginativo dei minori che hanno vissuto il terremoto– precisa Magda Di Renzo, responsabile del servizio Terapie dell’IdO- per consentire loro di recuperare il prima possibile il senso della continuità dell’esistenza, interrotto dall’esperienza traumatica. Attraverso il processo immaginativo i contenuti affettivi, come l’angoscia sperimentata durante il trauma, possono ricongiungersi ai contenuti ideativi, quali il recupero del ricordo traumatico. Questo processo- chiarisce la psicoterapeuta dell’età evolutiva- consente di evitare la strutturazione della sindrome post-traumatica nei bambini”.


“PERDERE LA CASA SIGNIFICA PERDERE IL SENSO DI SICUREZZA”

Al centro del modello d’intervento dell’IdO c’è il lavoro sul corpo attraverso attività mirate all’espressione delle emozioni. “Per far ripartire l’immaginazione in base alle differenti età abbiamo utilizzato una varietà di canali: attività grafiche, ludiche, narrazioni, laboratori creativi, di psicodramma, di motricità e i circle time. Con i bambini di 3 anni- spiega Andrea Cossu, psicoterapeuta dell’IdO e coordinatore del progetto Terremoto– partiamo soprattutto dal gioco, ma mano a mano che la fascia di età cresce aggiungiamo altre attività. Ad esempio, ai bambini della scuola primaria proponiamo i disegni, le narrazioni e la scrittura di storie. I ragazzi più grandi, invece, riescono a condividere e ad elaborare i propri vissuti emotivi nei momenti di circle time. Lavoriamo sulle loro emozioni più comuni: la rabbia, la paura, la tristezza e il disorientamento. Hanno perso le loro case, che subito dopo il terremoto erano diventate tende, così come la loro scuola- ricorda lo psicoterapeuta- e perdere la casa significa perdere il senso di sicurezza”.

Da qui l’IdO ha deciso di sondare il livello di stress vissuto da questi minori attraverso la somministrazione di un questionario a 40 insegnanti, relativo alla valutazione dei rischi legati all’esperienza del terremoto in 684 studenti delle elementari e delle medie di Abruzzo e Marche. Dalla lettura delle schede valutative – realizzate in collaborazione con la Società italiana per lo studio dello stress traumatico (Sisst) – è emerso che su 636 bambini delle primarie, 600 (94%) hanno presentato un rischio traumatico basso, 29 (5%) un rischio moderato e solo per 7 bambini (1%) il rischio è risultato alto. Alle Medie, invece, su 48 bambini il 16% ha un rischio basso mentre per il 60% (29 alunni) è moderato”.


I BAMBINI E LA PROVA DEL DISEGNO DELLE TRE CASE

Il lavoro dell’IdO non si limita a monitorare lo stato di stress. L’equipe di psicoterapeuti dell’età evolutiva ha voluto capire soprattutto se questi stessi bambini riescano ancora a pensare al futuro, sebbene tutto intorno ci sia la distruzione. Per comprenderlo hanno utilizzato il test proiettivo di Crocq sul disegno delle tre case (la casa del passato, del presente e del futuro). “Su 600 bambini nessuno ha negato il problema del terremoto– afferma Di Renzo- perché il disegno della seconda casa (quella del presente) è stato realizzato quasi da tutti. Molti hanno anche immaginato la casa del futuro migliore di quella che avevano. Questo vuol dire che il processo immaginativo non si è bloccato e la percentuale è molto alta: un solo bambino su 611 ha disegnato una sola casa- conclude Di Renzo- e solo 48 bambini hanno disegnato la casa del presente senza segni di terremoto”.

L’esperienza decennale dell’IdO ha permesso di supportare i bambini a 360 gradi, proponendo attività di sostegno a misura di scuola e famiglia. “Abbiamo attivato laboratori esperienziali per i docenti, laboratori psicoeducativi per gli studenti nelle classi, sportelli di ascolto per genitori e docenti e, infine, anche uno sportello di ascolto online a cui possano fare riferimento quei minori che sono stati trasferiti in cittadine diverse da quelle d’origine. Lo spazio di ascolto e di confronto, partito a settembre dell’anno scorso nelle zone terremotate dell’Italia centrale, è servito per supportare gli adulti (insegnanti e genitori)– chiarisce Cossu- nel loro ruolo educativo e nel difficile compito di sostenere i bambini nell’elaborazione dell’evento traumatico. Per questo motivo abbiamo proposto, prima della riapertura delle scuole, percorsi in piccoli gruppi di Psicodramma e di Danza Movimento Terapia a orientamento psicodinamico rivolti esclusivamente agli insegnanti. Lo scopo era quello di aiutare i docenti ad elaborare per primi i vissuti emotivi, in modo da mantenere il loro ruolo di figura di riferimento per i bambini una volta ritornati tra i banchi”.

Il lavoro con gli studenti prevede, infine, una regola fondamentale: “Ogni laboratorio parte da quello che portano i ragazzi- conclude Cossu- nessuno psicoterapeuta dell’equipe dell’IdO ha mai chiesto a un ragazzo di raccontare il terremoto o l’esperienza legata al terremoto. Si parte sempre dai racconti spontanei dei minori, qualsiasi essi siano e poi si utilizzano per costruirci sopra delle storie e per lavorare sulle emozioni legate a quelle storie”. L’IdO ha previsto la necessità di accompagnare insegnanti, genitori e ragazzi in previsione della nuova fase di cambiamenti concomitanti alla ripresa delle lezioni, per affrontare il trasferimento nelle casette, il ritorno ai paesi di origine, la ripresa dell’anno scolastico in nuove scuole e, infine, per la formazione dei nuovi gruppi classe con il ritorno di alcuni compagni e altri da cui separarsi.

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