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Com’è difficile conquistare Marte VIDEO

La corsa verso il pianeta rosso è cominciata più di cinquant'anni fa: su 40 missioni solo 21 hanno avuto successo

Pubblicato:28-10-2016 09:48
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 09:13

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Marte

La corsa verso il pianeta rosso è cominciata più di cinquant’anni fa. Mezzo secolo in cui missioni russe, statunitensi, europee, giapponesi e, di recente, anche indiane hanno tentato la sfida a Marte, spesso con fallimenti cocenti, altre volte con successi a metà.


Su 40 missioni se ne contano solo 21 andate a buon fine, tra le altre si annoverano lander dispersi, lanci falliti, radio guaste che non hanno mai permesso di comunicare. Ma la scienza procede per tentativi, e anche nell’esplorazione spaziale è fondamentale una puntuale analisi di ciò che è andato male per poter fare meglio la prossima volta. Nel 2030 è previsto il primo viaggio su Marte di un equipaggio umano. E quel giorno non saranno permessi errori.


EDM d'Exomars sur MCI - Thales - 2 Novembre 2015

EDM d’Exomars sur MCI – Thales – 2 Novembre 2015

E’ per questo che l’Esa sta analizzando momento per momento l’ultima fase di vita del lander Schiaparelli, prima che si lasciasse letteralmente cadere sulla superficie marziana dopo un viaggio di sette mesi e 500.000 chilometri attraverso il Sistema solare.

Il lander della missione europea ExoMars era un apripista, incaricato di testare le tecnologie per l’entrata in atmosfera, la discesa e l’atterraggio sul pianeta rosso.

Le prime due fasi sono andate perfettamente, l’ultima no. Su quei minuti di anomalie stanno lavorando tecnici e scienziati. Tutto è andato come previsto fino al distacco dello schermo posteriore del paracadute.

A quel punto sono entrati in gioco i retrorazzi, che avevano il compito di frenare un bolide lanciato fino a poco prima a migliaia di chilometri orari attraverso l’atmosfera. Avevano il compito di rallentare la sua corsa fino a due metri dalla superficie, invece si sono spenti dopo appena tre secondi di funzionamento. Niente frenata, Schiaparelli è andato giù.

E’ finita così la sua corsa, ma capire perché è partito quel segnale sbagliato che ha ‘ordinato’ lo spegnimento ai retrorazzi è ora la priorità, per poter perfezionare gli atterraggi del futuro.

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Di Schiaparelli per ora abbiamo l’immagine ripresa dalla sonda Mars Reconnaissance Orbiter della Nasa, che al passaggio su Meridiani Planum ha notato qualcosa che al passaggio precedente non c’era.

Due punti, uno chiaro e uno più scuro ed esteso, un chilometro più a nord. Il primo è il paracadute di 12 metri di diametro, il secondo è il cratere che si è formato con la caduta di Schiaparelli. La zona in cui la sonda della Nasa ha ‘ritrovato’ Schiaparelli è esattamente quella in cui l’atterraggio era atteso, segno che tutto aveva funzionato come doveva. Anche la stazione meteorologica a bordo di Schiaparelli.

Lo strumento Dreams, infatti, si è attivato durante la discesa e ha ha inviato dati relativi al suo stato di funzionamento. In quei pochi secondi di trasmissione, Dreams ha comunicato attivamente con il lander Schiaparelli. Ha spiegato Francesca Esposito dell’INAF – Osservatorio Astronomico di Capodimonte,  Principal Investigator della stazione metereologica, che parte della scienza acquisita per la costruzione di Dreams “assieme ad alcuni sensori già testati, sarà comunque riutilizzata per la prossima missione ExoMars2020. Stiamo continuando a lavorare-dice-, e analizzare i dati. L’INAF – Osservatorio di Capodimonte sarà responsabile dello strumento MicroMed per misurare le polveri in atmosfera marziana e i campi elettrici associati”.

Il 2020 è il prossimo traguardo, quello in cui l’Europa farà atterrare un rover con a bordo un trapano made in Italy in grado di perforare la superficie di Marte.

E intanto c’è chi progetta in grande. Il visionario Elon Musk, fondatore di Space X e Paypal, si è lanciato in una dettagliata descrizione di come sarà colonizzare Marte, mettendosi a disposizione della curiosità degli utenti su Reddit. Cupole, giardini e industrie nel sottosuolo sono parte integrante di come Musk vede la vita del futuro.

“Nei prossimi 40-100 anni- ha detto- saremo in grado di inviare su Marte fino a un milione di persone. Ad aprire la strada al resto della colonia sarà un equipaggio di 12 membri: costruiranno infrastrutture e stazioni di rifornimento per i futuri viaggi”. Musk ha poi parlato di “droidi minatori”, impiegati “per la costruzione di ambienti sotterranei pressurizzati, per permettere l’attività industriale. In superficie, invece, saranno realizzate grandi cupole in fibra di carbonio e vetro con spazi verdi e residenze per la vita di tutti i giorni”. Sembra fantascienza. Eppure il progetto c’è.

La strada per vivere su Marte ormai è aperta. Basta arrivare fino in fondo.

Le news di questa settimana

La via Lattea come non l’avete mai vista

Esiste una nuova mappa della nostra galassia. La Via Lattea è stata osservata con la potenza dei radiotelescopi del Max-Planck Institute, in Germania, e del Csiro, in Australia. Sono stati uniti e messi a confronto milioni di dati raccolti, usando come riferimento la misurazione della lunghezza d’onda degli atomi di idrogeno atomico neutro, che èl’elemento alla base della formazione di stelle e galassie. Il risultato è quello di una mappa estremamente precisa che per la prima volta mostra nubi e altre strutture mai osservate finora. Non solo. Nella nuova mappa compaiono anche le vicine Nube di Magellano e Andromeda. I risultati dello studio che ha portato alla nuova mappa sono sttai pubblicati sulla rivista Astronomy & Astrophysics.

ss25_ilgali-inyayimanha_shared-skyShared Sky, a Genova in mostra il cielo notturno visto dagli occhi dell’uomo

Dall’Australia al Sudafrica, un viaggio tra arte e scienza. Shared Sky è una mostra in cui trovano spazio le opere realizzate dagli artisti delle popolazioni native dei luoghi dove sorgerà SKA, il progetto che unisce diversi Paesi in tutto il mondo con lo scopo di costruire quello che sarà il più grande network di radiotelescopi del mondo tra Sudafrica e Australia. Shared Sky sarà aperta al pubblico dal 27 ottobre al 6 novembre nella Sala della Grida nel Palazzo della Borsa di Genova. L’occasione è la 14esima edizione del Festival della Scienza. A curare la mostra è l’istituto nazionale di Astrofisica.

Quei misteriosi aloni intorno ai quasar

Un’equipe internazionale di astronomi ha scoperto delle nubi di gas luminoso intorno a quasar distanti. La nuova survey realizzata dallo strumento MUSE montato sul Very Large Telescope dell’ESO indica che gli aloni intorno ai quasar sono molto più comuni del previsto. Le proprietà di questi aloni non concordano con le teorie attualmente accettate della formazione delle galassie nell’Universo primordiale. Non solo. Il gas intergalattico che forma i 19 aloni osservati è relativamente freddo – circa 10 000 gradi centigradi. E questo è in forte disaccordo con i modelli attualmente accettati della struttura e della formazione delle galassie, che suggeriscono che il gas vicino alle galassie abbia temperature di più di un milione di gradi. Si apre, quindi, una nuova stagione per lo studio dei quasar, da indagare anche grazie alla potenza di strumenti moderni come il MUSE.

La materia oscura ha causato l’estinzione dei dinosauri?

dinosauro_fossiliL’ipotesi è suggestiva. Sarebbe stata la materia oscura ad agire sull’asteroide che si suppone abbia causato l’estiznione dei dinosauri 66 milioni di anni fa, dopo uno schianto micidiale sul pianeta Terra. La materia oscura, che costituisce l’85% dell’Universo, ma che per noi è invisibile, avrebbe quindi indirettamente provocato l’estinzione di massa del Cretaceo-Paleocene. A suggerire questa teoria è Lisa Randall, 54 anni, prima donna ad avere una cattedra di fisica teorica a Princeton e al Mit di Boston ed attualmente docente ad Harvard. L’ipotesi è contenuta nell’ultimo libro di Randall, appena uscito in Italia. Si intitola ”Universo invisibile’ ed è edito da Il Saggiatore.

di Antonella Salini, giornalista professionista

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