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Mali, l’attivista Kebé: “Lasciate fare ai militari, popolo si fida”

Il politico e giurista lo dichiara all'agenzia Dire dopo il golpe del 18 agosto con cui i militari hanno deposto l'esecutivo di Ibrahim Boubacar Keita

Pubblicato:28-09-2020 16:30
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 19:57

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ROMA – “Dai social network alle interviste in radio, la gran parte della popolazione del Mali e’ unita nel rivendicare una transizione politica guidata dai militari, perche’ la gente sa che l’esercito non e’ implicato col governo precedente e quindi ha fiducia. L’esecutivo di Ibrahim Boubacar Keita, che il 18 agosto i militari hanno deposto con un colpo di stato, ha fatto solo disastri. Ora le istanze dei cittadini devono essere ascoltate e si deve dare al Mali la possibilita’ di rifondare la propria democrazia. E’ una fase delicata”. Cosi’ all’agenzia Dire Ibrahima Kebe’, giurista e politico, membro del Collettivo dei deputati eletti dal popolo e spodestati dalla Corte costituzionale.

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Kebe’ e’ uno dei 31 parlamentari d’opposizione risultati vincitori alle legislative di aprile, il cui seggio e’ stato poi revocato dai giudici costituzionali. Il Mali, Paese di transito per i migranti e di traffici illeciti, scosso da anni di guerriglia armata, quella decisione ha alimentato le accuse di brogli contro il partito di governo e innescato manifestazioni proseguite fino ad agosto per invocare le dimissioni di Keita e nuove elezioni.


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Dal golpe di agosto, alla guida del Mali e’ salita una giunta militare che, dopo varie consultazioni con i rappresentanti delle opposizioni (tra cui una vasta alleanza di partiti, nota come Mouvement 5 juin, M5), delle amministrazioni regionali e della societa’ civile, ha infine nominato un presidente, un vice-presidente e un primo ministro. Quest’ultimo, Moctar Ouane, ha prestato giuramento stamani a Bamako. Col nuovo esecutivo avra’ 18 mesi per organizzare le elezioni e completare la transizione verso un governo scelto dai cittadini.
“In Mali bisogna rifondare la repubblica tenendo conto delle rivendicazioni della gente” continua Kebe’, convinto che i militari stiano dimostrando di coinvolgere in questo processo tutti gli attori.

“Le nomine sono frutto delle consultazioni col Mouvement 5 juin – spiega il politico – persino con i gruppi armati a cui interessa implementare al piu’ presto l’accordo di pace di Algeri”. Il governo di Keita e’ stato accusato di ritardi nella stabilizzazione del Paese – dopo la crisi cominciata tempo prima, nel 2012, con l’offensiva di milizie ribelli – con costi per la popolazione in termini di sicurezza, servizi e posti di lavoro.
“Piu’ pericoloso di un golpe, e’ una crisi che uccide le persone” afferma Kebe’, che contesta cosi’ la decisione della Comunita’ economica degli Stati dell’Africa occidentale (Cedeao/Ecowas) di imporre sanzioni economiche sul Mali subito dopo il colpo di stato. “I leader dell’Ecowas avrebbero dovuto intervenire quando Keita riduceva il Paese in macerie” sostiene il giurista. “I maliani non meritavano le sanzioni: c’e’ tanta poverta’, siamo senza acqua e corrente elettrica, non ci sono scuole o ospedali. Ma di fronte a questi problemi l’Ecowas non ha battuto ciglio”. Le sanzioni pero’ potrebbero decadere a breve, dopo la nomina dei vertici del governo di transizione. Una prospettiva, questa, che Kebe’ pero’ ridimensiona: “La gente vive cosi’ male che, sanzioni o no, non fa grande differenza. A subirne le conseguenza, per ora, sono le multinazionali e la borghesia”.

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