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Giovani e migranti, l’Europarlamento chiede di fare di più

Il voto sul bilancio alimenta il dibattito

Pubblicato:28-09-2017 15:36
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:44

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ROMA – I fondi a disposizione per le politiche migratorie sono “insufficienti” e, allora, è indispensabile fare di più. Si spiega anche così il via libera dell’Europarlamento a una proposta di bilancio emendata rispetto al testo presentato dalla Commissione Ue. Il testo approvato ieri prevede spese complessive per oltre 161 miliardi di euro, due miliardi e 300 in più rispetto ai numeri messi nero su bianco nel documento originario. Una scelta che ha innescato un dibattito, originato critiche e suscitato aspettative. “La maggioranza del Parlamento dell’Ue non ha ancora imparato la lezione” ha sostenuto oggi Bernd Koelmel, deputato dei Conservatori e riformisti europei (Ecr).

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Secondo Koelmel, tedesco, portavoce del suo gruppo sui temi di bilancio, le previsioni di spesa dovrebbero tener conto delle conseguenze della Brexit e della fine dei contributi di Londra. “Sappiamo che la Brexit è in arrivo” ha detto il deputato. “Ciononostante la maggioranza del Parlamento europeo vuole accrescere ancora il bilancio; si vede che non ha ancora imparato la lezione”.

Gli incrementi di spesa previsti riguardano progetti come la Youth Employment Initiative, portata a 600 milioni; mentre parallelamente sono state respinte le richieste di tagli per la Connecting Europe Facility (Cef), il fondo per le opere infrastrutturali. Sul fronte delle politiche per la sicurezza, è stato dato via libera a un aumento dei fondi per Europol (+10 milioni). Su quello delle migrazioni, gli incrementi riguardano invece il Fondo asilo, migrazione e integrazione (+30 milioni) e l’Ufficio europeo di sostegno per l’asilo (+26 milioni). Emandamenti al testo della Commissione riguardano anche l’azione esterna, in particolare i rapporti con i Paesi a sud ed est dell’Ue. Gli aumenti sono nel complesso di 299 milioni di euro e non riguardano la Turchia, che resta comunque beneficiaria di fondi nel quadro delle trattative per l’ingresso nell’Unione.

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