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ROMA – Una delle prime della scuola elementare di lingua tedesca Goethe, nel centro storico di Bolzano, sarà formata solo da bambini che non conoscono il tedesco. O sono stranieri o sono italiani. In questo modo non rappresenteranno un peso per le altre prime, dove i bambini invece sono di madrelingua tedesca e verrebbero ‘rallentati’ nwll’apprendimento del tedesco da chi non lo conosce affatto. A dare la notizia è il quotidiano Dolomiten. Questa la dichiarazione della preside, che ha spiegato la scelta con la necessità di non mettere in una situazione di svantaggio i bambini di madrelingua tedesca: “In una classe tutti gli alunni partono da zero, nessun parla infatti tedesco. Devo garantire l’insegnamento, ma non devo neanche perdere di vista i bambini di madrelingua tedesca“, afferma Christina Holzer.
La scelta di mettere italiani e stranieri in una classe sarebbe quindi motivata dall’idea che tutti partano da zero, nello studio del tedesco, e che questo funzioni quasi da stimolo: “Forse i bambini saranno più motivati perché tutti partono da zero”, ha detto ancora la preside.
La notizia sta facendo discutere e anche nella stessa provincia autonoma di Bolzano, politicamente, ha creato dibattito. Il partito Svp, che tutela gli interessi dei residenti di lingua tedesca, condivide la scelta: “La strada intrapresa dalla scuola Goethe è l’unica che non è a svantaggio dei bambini tedeschi”, dice il presidente Dieter Steger. Il governatore altoatesino Arno Kompatscher, però, si è schierato contro: “La scuola deve essere inclusiva per avere successo. Creare classi speciali non porterebbe comunque ai risultati sperati e, tra l’altro non sono previste né dalla legge né dall’accordo di coalizione”.
“La vicenda dell’Istituto scolastico di Bolzano in cui la dirigente ha pensato bene di comporre una classe di soli alunni di origine straniera, perché questi non ‘nuocciano’ agli autoctoni di lingua tedesca rallentandone eventualmente il percorso di apprendimento, ci dice come, a volte, l’autonomia, quella scolastica e quella istituzionale possano essere usate in modo arbitrario e non per fare meglio. In questo caso ci auguriamo che sia possibile rivedere questa decisione assolutamente contraria alla Costituzione, la stessa che garantisce lo statuto di autonomia del Trentino Alto Adige e che all’articolo 3 riconosce uguaglianza di diritti tra diversi, mentre qui vengono lesi da una evidente chiara discriminazione razziale. Tutti i pedagogisti e chi davvero vive e lavora nel mondo della scuola sa perfettamente che la pluralità culturale è una ricchezza, che avvantaggia tutti gli studenti. Una pluralità che va accompagnata con misure specifiche, con la presenza di docenti di lingua, con iniziative di comunità educante che favoriscano effettivamente una reale e positiva integrazione. Affrontando le criticità per risolverle, anziché aggravandole con la creazione di classi ghetto, che promuovono una società basata sulla divisione di classe e di provenienza”. Così Sara Ferrari, deputata del Pd del Trentino Alto Adige e Irene Manzi, capogruppo in commissione Istruzione camera dei deputati e responsabile nazionale scuola del Pd
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